sabato 11 dicembre 2010

Un disastro

A Sanremo, dopo la prima volta un mesetto fa, sarebbe dovuta essere una giornata di discesa molto power (piste decisamente più da DH che da FR come quelle di Finale Ligure, per intenderci). E invece no, è stata un vero disastro.

Per qualche motivo, con Ducci facciamo cinque discese diverse, senza ripeterne una nemmeno una volta, quindi, siccome non sono un mostro in bici, ogni volta è come se fossi alla prima discesa, che per me è alquanto, sempre disastrosa.

Infatti, alla prima ripetizione, ovvero alla sesta discesa, finalmente riesco a mollare un po' i freni. E infatti comincio a rischiare ogni volta. Non capisco perché, ma quando comincio a mollare un po' comincio anche a rischiare a ripetizione. Spero sia un buon segno, ma magari anche no. Purtroppo siamo su una pista decisamente pedalata e con parecchi saliscendi, quindi conta poco. Comincio a raggiungere chi mi sta davanti.

Alla settima idem come sopra, anche se va ancora meglio. Ancora, raggiungo nettamente chi mi sta davanti.

All'ottava mi gaso ma non gasissimo perché ancora una volta raggiungo chi ho davanti e perciò ogni tanto rallenta più del dovuto. Al termine della discesa Fasana - che era dietro - mi si affianca e mi mostra il pollice verso. Mi è stato in culo quasi tutto il tempo. Ho la scusante di quello davanti, ma in verità lui è semplicemente più veloce di me.

Alla nona discesa lo lascio andare avanti, ma la pista evidentemente è più consona a me (prima volta che la facciamo oggi, ma è una pista molto aperta e dritta, quindi si viaggia molto a vista), dopo qualche passaggio entra in crisi e lo passo. Raggiungo un altro e finalmente i due che sin dall'inizio della giornata sapevo di poter passare (non i due Matteo, che sono dei mostri e non avrei mai raggiunto).

Insomma, uno che sa andare in bici deve saper andare in bici, non deve aggrapparsi alla scusa che alla prima discesa va come la merda. Però io in verità alla prima discesa su una pista nuova (anche se due o tre le avevo già fatte un mese fa per me ogni volta è nuova) vado davvero molto cauto perché non so mai cosa c'è dopo.

Una brutta chiusura di stagione, diciamo, così come lo è stata la mia ultima gara fatta (Val di Sole, posizioni arretratissime in classifica) e l'ultima gara che avrei fatto (ritiro per infortunio). In linea col resto, quindi.

Speriamo solo sia una crisi dalla quale uscirò vincente. Lo saprò solo tra qualche mese, quando ricomincerò a girare seriamente.

Forse un'uscita a settimana si sta dimostrando troppo poco, eh?

domenica 5 dicembre 2010

Aggiornamento fuori stagione

In questo periodo sto girando molto in Liguria. A Finale Ligure, in particolare, dove si può andare sulle piste lisce e tobogose (con Finale Freeride o Elicaride) oppure sulla DH Uomini, la pista di tipica pietraia ligure che più mi manda in crisi e mi gasa allo stesso tempo (come si può leggere di seguito).

Ieri ci sono tornato per 4 discese e ogni volta rimango sempre più basito quanto, in questo sport, la stessa pista cambi completamente ai miei occhi nel giro di poche ore.

Alla prima discesa continuo a fermarmi, a guardare, impaurito, eventuali linee che avrei potuto fare per arrivare giù sano e salvo. Già, solo per arrivare giù sano e salvo. Sono incredibilmente rigido, salto giusto se obbligato ed evito i tre drop disseminati sulla pista. Dell'ormai famoso passaggio finale (il ripido subito dopo la curva netta a sinistra) faccio solo la seconda parte perché non me la sento di prenderlo tutto di fila.

La seconda la prendo da più su, dove c'è il cosiddetto toboga, in modo da arrivare sulla DH un po' più riscaldato. Nel toboga, ripensando a quanto dettomi da Nino settimana scorsa, cerco di buttare più giù la bici in curva ed effettivamente la sento girare meglio. Certo, non ottengo ancora quello che vorrei fosse il mio risultato finale (non frenare del tutto durante la curva e soprattutto entrare piegato il più possibile) anche perché il terreno è comunque umido e fangosello e quindi non mi fido molto. Arrivo sulla DH e in effetti, pur essendo ancora innervosito e timoroso, sono già più tranquillo rispetto a prima. Ancora faccio solo la seconda parte del ripido.

Alla terza magicamente mi sblocco: ora non è importante fare la linea più semplice, ma quella che mi porta a fondo più velocemente. Il controllo della bici cambia decisamente, perché mi sento più sicuro, più morbido e perché adesso sento di poter decidere nettamente dove posizionare la bici. Passaggi che inizialmente mi sembravano proibitivi li passo via senza pensarci troppo.

La quarta, presa anch'essa su dal Toboga, è quella che conferma la direzione intrapresa: guida più sicura, passaggi più rapidi. Addirittura, nella parte finale, dove ci si infila in una specie di piccolo canyon con pietre fisse (tutta l'altra parte è composta da pietre e pietrone smosse in ogni dove), la mia mente comincia a chiedersi "Ma se io tentassi di saltellare tra le pietre anziché di farci rotolare le ruote sopra riuscirei ad andare più veloce?".. certo, la domanda non è così articolata, ma è quella. E in fondo è quello che uno che vuole fare discesa dovrebbe chiedersi durante tutta la discesa.

Decisamente soddisfatto, anche se certi passaggi erano ancora fatti decisamente lentamente. E' però vero che questo genere di piste è più facile da affrontare a velocità più sostenuta che lentamente, solo che dopo un po' è facile perdere lucidità.

Mi spiace solo che mi ci vogliano così tante discese per cominciare a fare delle discese degne di essere chiamate tali.

domenica 7 novembre 2010

La paura

Sì, lo so, il Tamaro è molto impegnativo, sia fisicamente che mentalmente. Però ieri mi sono reso conto di una cosa: ho paura.
Quando le rocce sono appena umidiccie, ho paura; quando vedo radici bagnatelle, ho paura.
Certi passaggi, che sinceramente non mi hanno mai dato minimamente fastidio, ora mi risultano ostici. Semplicemente perché ho paura che la bici mi scivoli via.
Ieri, per esempio, sia sulla freeride ufficiale che su quella non ufficiale (completamente ricoperta di foglie), scendevo al rallentatore: non mi sentivo di mollare perché non sapevo cosa ci fosse sotto, ma soprattutto quando arrivavo in alcuni punti con pietre o radici mezzo umide, mi spaventavo, tanto da farne alcuni coi piedi a terra. Mio dio, coi piedi a terra!

Non capisco se sia un periodo un po' così o meno ma la sensazione è che il lato divertimento della discesa stia cominciando a scemare e, di conseguenza, anche il mio approccio al rischio di un certo tipo.

Eppoi continuo a far cagare in curva, mentre ho cominciando a sbloccarmi un pochino pochetto sui doppi del Tamaro, che mi hanno sempre spaventato un po'.

sabato 30 ottobre 2010

Spedalazzando in Svizzera

Giretto da Lugano all'Alpe Bolla, oggi.

Una salita con dislivello di 1000 metri (ma siamo sicuri? Non li ho sentiti affatto..) per circa 14km, chiusa in circa 2 ore (un paio di rampe davvero pendenti fatte spingendo la bici) eppoi una discesa di circa 10km durata più o meno mezz'ora, metà su di un'autostrada sterrata con qualche sassarello ogni tot e l'altra metà su asfalto.

Non mi lamento più di tanto dell'asfalto perché ho potuto praticare il manual, però ci sono altri giri con lo stesso dislivello che valgono sicuramente molto di più. Certo, il mio scopo non era quello di fare discesa ma di farmi un po' di gamba visto che l'ultima volta è stato millemila anni fa, ma ciò non toglie che se la discesa fosse stata un po' più impegnativa non mi sarebbe dispiaciuto, anche se tutto quel fogliame e quelle curve strette-ma-non-troppo sono state un pur sempre buon esercizio.

Meno male, comunque, per la presenza dei miei due compagni di pedalata: non fosse stato per loro non penso mi sarei divertito granché.

lunedì 25 ottobre 2010

Guidati da Ducci a San Romolo

Finalmente sono riuscito a girare a San Romolo, con Ducci e Macheda come guide.

I percorsi sono davvero belli e fisici e per l'ennesima volta posso confermare la mia difficoltà nell'affrontare le curve: quando si tratta di passaggi anche rotti ma decisamente dritti, mollo i freni e vado giù in modo deciso, con pompate e saltini e saltelli per evitare questo o quell'ostacolo. Nel momento in cui invece devo entrare in una curva, anche con appoggio, allora ecco che le dita si attaccano ai freni e che comincio a perdere terreno.

Nonostante ciò, mi sono divertito parecchio, soprattutto sulla DH, anche se il drop che butta nella seconda parte della pista l'ho fatto solo una volta: data l'altezza e la velocità infima a cui l'ho preso, ho buttato esageratamente il peso indietro per evitare l'impunto, quindi nel momento in cui sono atterrato l'anteriore era totalmente scarico e ho perso il controllo della bici. Il fatto che subito dopo l'atterraggio ci fosse una sorta di piccolo droppettino ha peggiorato il tutto e non so come sia riuscito a stare in sella.

In uno dei lunghi trasferimenti su asfalto tutto in discesa ho potuto finalmente provare l'ebbrezza di un manual che si possa chiamare tale, dato che la velocità veniva mantenuta dalla discesa stessa e io mi dovevo solo preoccupare di bilanciarmi e andare dritto (assicuro che a volte non è facile, con la bici che mi pende da un lato o dall'altro). Mi sono decisamente gasato e mi sono pure sentito figo. Tranne quando, in uno dei tentativi, la bici mi è andata verso destra vicino al guardrail e per evitarlo l'ho buttato giù con la ruota storta, quasi cadendo.

Peccato non avere discese in cui esercitarlo qua a Milano - potrebbe essere meglio così, dato che per tenerla in piedi dovrò lavorare tantissimo di gambe, mentre in discesa sembra si possa andare molto di freno. Vorrei anche cominciare a capire come riuscire a usarlo durante la discesa, perché ho provato a mettercelo dentro in alcuni punti (ad esempio su due dossi uno dietro l'altro), ma non ho assolutamente chiaro in testa quale possa essere il movimento per ottenere il risultato voluto.

Tirando le somme, curve e in generale sfiducia sulla tenuta delle gomme mi mandano decisamente in crisi, mentre il rotto mi gasa. In pratica ho ancora profonde lacune tecniche. Oltre al fatto che, ripensando alla mia guida, ho come la sensazione di tenere troppo il peso indietro.

p.s. nonostante avessi la pressione di 2.0 al posteriore sono riuscito o a forare o a pizzicare (devo ancora guardare cos'ha provocato lo sgonfiamento della ruota) durante l'ultima discesa. Se dovessi aver forato, allora la pressione dovrebbe andare bene lo stesso; se invece dovessi aver pizzicato, dovrò portare la pressione a 2.5, però già so che avrò problemi perché sulla DH Uomini ne ho avuti con quella pressione. Incrocio le dita e spero d'aver forato.

venerdì 22 ottobre 2010

DH Uomini.. mi intimorisce..

Non ce n'è, la DH Uomini di Finale Ligure mi intimorisce.

Alla prima risalita mi sento come se non avessi nemmeno pedalato: mi lancio tutto gasato e dopo pochi minuti mi cago in mano. La discesa è completamente ricoperta di sassini e sassetti, a mo' di ghiaia, e quindi non ho nessunissima confidenza. Le ruote sono entrambe gonfiate a 2.5 psi per la salita e devo dire che lo sento tantissimo, dato che ogni minima pietra la sento nelle braccia e nelle gambe. La forca a 7 scatti (su 10), poi, rende il tutto ancora più complicato. Risultato: discesa da dimenticare. Saranno i settaggi o sarà il fatto che, come SEMPRE, la mia prima discesa è una merda totale?

Risalgo, perché non posso andarmene via con una delusione del genere, ma stavolta vado su su e prendo anche il pezzo iniziale (prima mi ero fermato proprio all'imboccatura della DH Uomini).

Il primo pezzo è tutto un toboga, ma il sole sta già scendendo, quindi mi si punta in faccio in certe curve e fatico a prenderle. Fatico comunque a prenderle, perché faccio cagare in curva, ma quando non c'è il sole, ogni tanto, le prendo addirittura decentemente. Finito il pezzo tobogoso, mi ritrovo sulla Dh Uomini. Stavolta, però, sgonfio un po' le ruote. Non so a quanto. E non capisco se è il mio approccio (molto più aggressivo e sicuro rispetto alla prima discesa) o la pressione minore, ma la discesa cambia da così a così. Cambia così tanto che mi devo fermare in certi punti non per il timore ma semplicemente perché non ho più fiato.

Completamente soddisfatto della seconda discesa, niente da aggiungere.

Domani si va a Sanremo (o San Romolo?) con Omar e i suoi amici.

Non vedo l'ora. E ruote a 2 o anche a 1.5 sin dall'inizio, perché devo capire qual è la pressione giusta per me.

mercoledì 20 ottobre 2010

Di regolazioni

Quale posto se non il Tamaro per valutare e decidere i settaggi per la mia guida? Il Tamaro, un posto che mi manda sempre in crisi e che di solito mi lascia con l'amaro in bocca, perché molto impegnativo e difficile (per il sottoscritto).

La prima volta ho provato con:
manubrio a 730;
Muddy Mary da 2.35;
pressione gomme a 2 psi;
compressione forcella a 5 scatti.
Sarà stata la larghezza della ruota o la sua pressione; il fatto che il terreno è fangoso e le pietre scivolose, la temperatura decisamente bassa e una nebbia fittafitta; la larghezza del manubrio, ma sento ogni minima pietra e sullo scassato sono molto insicuro.

La seconda volta ho provato con:
manubrio a 740;
Wicked Will da 2.50;
pressione a 2 psi (per sbaglio);
compressione forcella a 7 scatti.
Le condizioni del terreno però sono quasi perfette - a parte vento a cannone e il terreno un po' ghiacciatino nella parte alta - e quindi la mia discesa è molto, molto più sicura.

Sarebbe da provare a invertire i settaggi e i terreni (a parte il manubrio, che 740 mi sembra la larghezza giusta per me), ma con una Wicked Will al Tamaro fangoso coi sassi sguiscianti non ci voglio tanto andare.

Che casino.

sabato 16 ottobre 2010

Tamaro in solitaria

Il Tamaro è decisamente impegnativo: ho avuto bisogno di quattro discese (più una freeride) per riuscire a ingranare alla quinta (seguita poi da un'altra freeride).

Oltre a ciò, il mio approccio è completamente cambiato: non sono più assatanato tipo "MINCHIADEVODEVODEVO", ma mi sono decisamente rilassato. Ho pure scoperto che se mi ranicchio sulla bici le curve mi vengono decisamente meglio! No, non ho detto bene, ho detto meglio.

Lo step-down iniziale, ormai, è roba mia, anche se non al 100%: evito sempre di farlo alla prima discesa e a quelle successive non necessariamente lo faccio ogni volta, ma in linea di massima almeno un paio di volte me lo faccio. Che poi mi vada a pacco l'ammo quando atterro sulle piastrelle e che combatta come un dannato per mantenere la bici in pista una volta atterrato è un altro discorso.

Per la prima volta mi sono lanciato sul primo doppio, prendendolo però di traverso, in modo da non doverlo fare a cannone per poterlo chiudere. Non è affatto corto e ho proprio bisogno di qualcuno che mi dia la velocità giusta. Il secondo, invece, ho provato, per la prima volta, a chiuderlo con un minimo di convinzione e ci sono quasi riuscito. Devo essere ancora più convinto e mollare del tutto i freni nel pezzo antecedente.

Sulla DH le prime tre volte passavo per il rientro nel bosco e dicevo "Mmmm, 'sto lastronea terra mi da problemi", perché ogni volta ho perso il posteriore. Alla quarta infatti mi ha intraversato la bici e ho perso un pedale.. per un po' sono riuscito a tenerla su ma, chi conosce quel pezzo, sa che il ripido è disseminato di rocce, quindi scontato il volo a terra con facciata su una pietra.

Sulla FR, che ho fatto totalmente pezzo per pezzo, mi s'è rigirato il manubrio su una radice e giù per terra.

Girare in solitaria, oltretutto tra nebbia fittafitta e leggera pioggerellina ogni tot fa VERAMENTE CAGARE!

sabato 9 ottobre 2010

Tornare in sella

Alla fine non ho passato in sella solo un weekend e oggi, praticamente all'ultimo momento, mi sono fiondato a Caldirola per la prima (e unica) volta dell'anno.

E' andata così e cosà: ci sono state alcune cose che mi sono piaciute - di come sto in sella - altre un po' meno e altre ancora parecchio  meno. Fra tutte in quest'ultima categoria, l'ormai storica "minchia, freno in curva" e "Cazzo, mi scappa via la bici in curva". Certo, nell'arco della giornata (le ultime due discese) ho dato qualche aggiustatina qua e là, ma poi è arrivata l'ora di tornare a casa. Come sempre.

Non mi passeranno mai ma.

Già, ma.

Per la prima volta non me ne fotte un cazzo.

Sono contento che ci sia questo inverno davanti a me, senza gare.

Chissà se ne uscirò rafforzato e più gasato. Perché ho anche imparato che non posso sempre essere in gara con la gente; non devo sempre confrontarmi con gli altri: se prima andavano più di me, oggi andranno ancora più di me, perché come io sono migliorato, anche loro sono migliorati.

Magari non ne uscirò rafforzato, ma gasato sì. E chissà, forse è ora di cambiare il mio approccio.

giovedì 7 ottobre 2010

Nasce il low seatpost day

Ieri sera ho rivisto un video che avevo girato tempo fa a MacAskill, dove cercava di fare un bunny hop di un metro. Siccome l'avevo girato in slow-mo, l'ho potuto studiare un po'. E ho capito qual è il movimento corretto per fare bunny hop. Certo, non era la prima volta che lo riguardavo, ma ieri mi sono reso conto di cose che prima non avevo notato.

Stamattina, dopo una decina di minuti di riscaldamento, ho cominciato a fare le mie solite cagate per passare il tempo nel tragitto casa-lavoro e ho cominciato a TENTARE di copiare il movimento fatto da MacAskill. Dato che ero sulla martesana, ho tirato giù la sella per semplificarmi il lavoro.

Un po' ho provato il movimento completo - con risultati appena sufficienti - e un po' ho provato solo il sollevamento dell'anteriore, finché, sfruttando appieno il fatto di avere la sella bassa, mi sono ritrovato praticamente in manual perfetto.

Non ho più tirato su la sella fino in ufficio e ho cominciato a far manual in continuazione. Certo, dire che ho fatto manual è un parolone, soprattutto perché per poter avere un risultato decente ho bisogno di un po' di velocità e nei momenti in cui arrivo nel punto d'equilibrio, andando leggermente più indietro, freno col post per rimanere in equilibrio, ma proprio perché su piatto finisco quasi per fermarmi.

Ho notato che rimango troppo con le gambe tese e quindi nel momento in cui la ruota comincia a scendere in avanti e io dovrei ritirarla su allungando le gambe, mi ritrovo con queste già allungate. Inoltre, sempre per lo stesso motivo, ho un baricentro troppo alto, mentre dovrei stare col culo più indietro e più in basso.

Per tutti questi motivi, indico il low seat day: una volta alla settimana girerò con la sella bassa, fregandomene della pedalata e concentrandomi solo su manual, bunny hops e quant'altro mi possa venire in mente.

martedì 5 ottobre 2010

Il pavé è nemico del ciclista

Il pavé bagnato è nemico del ciclista.

Avevo già avuto una mezza avventura col pavé milanese bagnato quando, a 3km/h, passavo attraverso un cancellino e ho perso la ruota anteriore.

Stamattina voglio fare lo scemodimmerda e comincio a spingere al semaforo, per arrivare alla curva che mi porta sulla strada dell'ufficio. Però stavolta vado decisamente veloce. E ovviamente l'anteriore mi scappa via (forse ho frenato un pochino per rallentare, non ne sono sicuro). Butto giù il piede per salvare il salvabile (in verità d'istinto, ma vabbè) e tengo su la bici, che però mi va in derapata. Super derapata. Praticamente derapa tutto, anche il buco del culo. E ritrovandomi rigirato di 180° a quella velocità l'unica cosa che può succedere è quella di andare per terra.

Il pavé bagnato è nemico del ciclista.

Devo ricordarmelo.

mercoledì 29 settembre 2010

Fine prima stagione: tiriamo le somme

Posso ormai dichiarare finita la mia prima stagione di gare: Torbole la eviterò per far riposare la costola; Finale Ligure, invece, ritengo sia decisamente al di fuori della mia portata, visto e considerato che non mi sto allenando alla pedalata da ormai troppo tempo.

Quindi la mia ultima, vera gara è stata in quel di Val di Sole.

Vediamo di capire un po' com'è andata, cominciando con la DH.

Pieve di Teco: 188° su 246, ossia 76/100.
Petosino: 50° su 77, 65/100
Prali: non ci sono risultati, ma è stato un disastro di cadute
Sestola: 66° su 101, 66/100
Commezzadura: 87° su 106, 82/100

Andamento completamente altalenante, chiudendo addirittura con il risultato peggiore di tutt'e cinque le gare (anche se probabilmente molto vicino a quello di Prali).

Passiamo invece alla Superenduro, dove le cose sembrano migliori.

San Bartolomeo: 130° su 214, 60/100
Pogno: 207° su 215, 96/100
Sestri Levante: 169° su 263, 63/100
Molini di Triora: 82° su 129, 63/100
Cartosio: 69° su 120, 57/100

Un miglioramento dovuto, a mio parere, dalla sempre maggiore forma fisica, dato che anche la pedalata ha un ruolo importante in questo genere di gare. Ma pur sempre un miglioramento.

Cos'è successo, invece, nelle gare DH? Sono nettamente peggiorato dal punto di vista della classifica, mentre in verità nel corso dell'anno la mia discesa è decisamente migliorata. Certo, anche gli altri sono migliorati, ma purtroppo, a parte Fasana (il mio compagno di squadra esordiente, 14 anni, col quale non ha senso fare paragoni), non ho modo di fare confronti con la crescita di altre persone.

C'è poco da fare, purtroppo, anche se mi sono reso conto che, nelle ultime due gare (Commezzadura e Melette, che non ho fatto), avevo paura di affrontare i percorsi. E ciò non è bene.

Ora, comunque, ho dei tempi ufficiali su alcune piste: l'unica cosa che posso fare, a questo punto, è quello di ripeterle. Solo a quel punto sarò davvero in grado di valutare il mio margine di miglioramento dopo un anno (7 mesi) di gare.

lunedì 27 settembre 2010

Convalescenza: day 1

Nonostante mi sia fatto male alle costole tre settimane fa, in quel di Commezzadura, la convalescenza vera e propria, temo, comincia solo oggi e immagino andrà avanti per un mesetto, anche se, non avendo gare - se non quelle di Superenduro che, probabilmente, salterò - spero che già tra un paio di settimane possa rimettermi in sella per farmi qualche discesa non troppo impegnativa (onde evitare cadute sulle costole).

Come già ho scritto ieri, sabato, durante le prove a Melette, la bici mi è scivolata via da sotto le gambe e la sella mi è andata a sbattere per bene proprio sulla parte destra del torace. Ho continuato a scendere, ma il mattino seguente il dolore è stato così forte da farmi ritirare dalla gara. E il fatto che solitamente non sia uno che si tira indietro dovrebbe far capire che il dolore non era da sottovalutare.

Melette. Tosta, non c'è che dire. Assolutamente tosta. Più tosta di Val di Sole, nelle condizioni fangose/scivolose di ieri. Bella, però. Molto bella. Un misto di radici e pietre che asciutte probabilmente si passano via senza troppi pensieri ma che con l'acqua e il fango diventano insidiose.

Il mio piano, ieri mattina, prima della gara, è stato quello di fare la pista tutta d'un fiato perché sabato, durante le prove, non ci sono riuscito: cadute; stop per insicurezza; interi tratti col piede a terra; traffico al sassone. Quindi parto, nonostante il dolore, ma alla fine del primo tratto, completamente su erba, zero impegnativo, il dolore si fa sentire. Mi fermo. Riparto. Butto giù il piede sulle prime radicione in curva e già mi rendo conto che sto faticando a controllare la bici, sia perché sono freddo, sia perché sento il dolore alle costole che aumenta. Raggiungo il resto della squadra e il dolore è davvero, davvero fortissimo. Dopo qualche secondo si riparte, ma appena passata una delle prime curve un pochino impegnative perdo il controllo della bici e mi incartoccio. Faccio per ripartire dopo essermi districato con qualche difficoltà, ma la leva del freno è completamente piegata e il manubrio s'è stortato, quindi mi metto in parte. Sistemo alla bell'e meglio e riparto, arrivando al sasso. Faccio la mia traiettoria, ma evidentemente non ci sono con la testa, infatti passo il pietrone ma vado dritto sui materassini. Mi fermo e faccio per riportare la bici in su, ma non ci riesco, il dolore è davvero fortissimo.

E così finisce la mia gara.

Come anche a Val di Sole, anche qui mi sono sentito insicuro e timoroso, anche se in modo diverso: fare una gara significa comunque fare una gara, perciò non ci si può tirare indietro (ed è per questo che mi piace così tanto farle: ti obbligano a combattere le tue paure, i tuoi limiti). Il problema principale, però, è che anche se un passaggio mi riesciva una volta, la volta successiva lo affrontavo comunque con timore. In pratica non riuscivo a dichiararlo superato e ciò, ovviamente, influiva moltissimo sulla mia continuità. C'erano passaggi che faticavo a fare e che ritentavo la volta successiva più veloce e con più sicurezza. E puntualmente li sbagliavo, tornando quindi a farli con fatica, come fosse la prima volta.

Sento d'aver raggiunto il mio limite attuale. Ma anche dire "attuale" non mi consola perché ho come la sensazione che sia il limite massimo a cui possa arrivare. Non di tecnica, ma di timore, di insicurezza.

Ho tutto un inverno davanti per allenarmi e riuscire a smentirmi.

E con l'ultima, arrivò l'abbandono

Pogno no: lunga, pesante, ma non abbandonabile.
Cartosio, dopo una serata alcolica no: calda, ma non abbandonabile.
Prali zero: una caduta in prima manche, tre nella seconda, ma non abbandonabile.
Val di Sole assolutamente: costolata in prova, ma non abbandonabile.

Invece Melette sì.

E così, nonostante tutto, alla fine il mio primo ritiro, al primo anno di gare, è arrivato proprio con l'ultima gara DH della stagione.

Una Melette viscida, sassosa e radiciosa, che spesso mi ha mandato in crisi, ma che potevo portare a termine, nonostante, durante le prove del sabato, mi rendessi conto d'aver raggiunto il limite del mio "pelo".

Facciamo un passo indietro.

Sabato si gira, con quasi tutto il Mitchumm team, e nonostante varie cadute, l'umore è alto. Finché mi scivola via la bici alla cazzo di cane e, in qualche modo, la sella mi finisce contro la costola. La stessa che mi ero infortunato durante le prove in Val di Sole, tre settimane fa, e che stupidamente non ho lasciato riposare.

La giornata si conclude e domenica mattina ci si sveglia.

E la costola fa male. No, anzi, fa malissimo.

Ma mi iscrivo alla gara lo stesso, con l'idea che la situazione possa migliorare con lo scaldarsi della giornata e del mio corpo.

Invece già alla prima discesa mi rendo conto che non ce n'è: la costola fa davvero male, ogni piccolo sobbalzo mi fa emettere un suono di stizza. Eppoi arriva la caduta, qualche decina di metri dopo l'inizio della pista, che mi storta la leva del freno. Riparto, ma vado dritto al sassone. Mi fermo e faccio per risalire per riprovare immediatamente il passaggio. Ma non riesco: spingo in salita la bici, ma il dolore è davvero troppo.

Rimango lì una decina di minuti. Niente cambia. Punto la bici verso valle e scendo a piedi.

La mia gara finisce lì, durante le prove della domenica mattina: il dolore alla costola è forte; forte più del giorno in cui me lo sono procurato; forte più del giorno dopo il giorno in cui me lo sono procurato.

Così, facendo le somme, rimanere attivo in queste tre settimane ha avuto il suo prezzo. Che però non si limita unicamente al ritiro dalla gara, bensì anche alla non-iscrizione alla superenduro di Torbole - prevista per settimana prossima - e all'idea di non mettermi in sella a una bici per un mese. Per potermi riprendere. Fisicamente e mentalmente: è di nuovo ora di fare un passo indietro. O di valutare se continuare o meno.

mercoledì 22 settembre 2010

Alla fine mi sono comprato un tagliatubi con €12 circa da Brico e ho tagliato il manubrio a 730.. col righello, prendendo le misure millimetriche come un autistico.. quindi passo da 750 a 730.

E' ancora da provare, ovviamente, ma ora come ora sento d'aver fatto la cosa giusta, perché a 750 lo sentivo troppo largo.

Al massimo compro di nuovo un manubrio da 780 e lo taglio a 750.

Sperimentare è la parola chiave, ho deciso.

Nel frattempo, invece, mi sono un po' abituato alla pipa corta della RR e devo dire che, dopo un primo momento di smarrimento, sto cominciando ad apprezzarla. Lascio passare ancora qualche giorno prima di dare un giudizio definitivo, ma so già che è stata una buona scelta.

lunedì 20 settembre 2010

Pipa corta sulla Rockrider..

L'altra sera, oltre a fare manutenzione sulla Canyon, ho cambiato la pipa della Rockrider (la bici Decathlon che uso in città, per intenderci), mettendo la stessa che uso sulla Canyon, quindi corta corta. E forse è effettivamente un po' troppo corta, dato che quando mi alzo in piedi mi sento quasi oltre il manubrio. Un po' come quando stavo sull'Ejector (e non mi piaceva).

Dal punto di vista del movimento, sento davvero che la bici si è accorciata notevolmente e in particolare ho notato un comportamento strano: tirare su la bici in impennata mi risulta un pochino più laborioso (devo fare più sforzo e buttarmi più indietro), ma allo stesso tempo, una volta su, mi sembra di starci in maniera molto più semplice e stabile. Allo stesso modo i bunny hop mi vengono più difficili, perché per qualche motivo quando strattono la bici verso di me faccio più fatica ad alzarla.

O semplicemente devo buttarmi più indietro io col peso, dato che il mio corpo è meno centrale rispetto a quando avevo la pipa più lunga.

Mi piace, sperimentare, ma sono sempre lì che penso di fare cagate. Se solo avessi più tempo per montare > provare > smontare e cambiare > riprovare.. sigh..

Proverò il tragitto di ritorno, ma ho la sensazione che rimonterò la pipa più lunga.

domenica 19 settembre 2010

Piccolo pedale

Un po' di risalite e disceselle per Monte Olimpino, stamattina.

L'idea iniziale era quella di andare sul monte Bisbino, ma logisticamente non ci sono riuscito, perciò mi sono dirottato sul Monte Olimpino in compagnia di Mau e amico.

La prima salita non l'ho praticamente sentita. Siamo poi scesi per un pistino abbastanza corto ma molto bello e risaliti immediatamente. Poi discesa fino quasi giù giù, con saluto a Mau che se n'è andato a casa. Risalita col suo amico e discesa di nuovo sul pistino (non riuscivo a frenare molto bene e col fatto che non sono decisamente capace di curvare ero un po' imbambolato), dove, dopo aver salutato l'amico, mi sono fermato per provare una ventina di volte la curva finale con appoggio. Credo senza successo, vabbè.

Alla fine mi sarei potuto fare anche un'altra risalita perché non avevo sentito quasi nulla di quanto fatto fino a quel momento, ma il fatto di essere da solo mi ha fatto desistere.

Allenamento breve, quindi, ma pur sempre meglio del grigiore milanese.

Faccio cagare in curva: non riesco a fare contemporaneamente a) butta giù la bici; b) spingi sul pedale esterno; c) guarda l'uscita della curva; d) non frenare durante la curva. Riuscivo giusto a fare due delle cose contemporaneamente.

Cheppalle.

giovedì 16 settembre 2010

Manubriando un po'

Ora ho, tra le mani, un manubrio da 710 (più uno praticamente identico, errore di acquisto) e uno da 760.

Stavo riflettendo.

Domenica, a Pila, ho fatto un supervolo perché a) poco convinto della linea che stavo facendo; b) troppo veloce rispetto alla poca convinzione; e c) manubrio da 760; e quindi, per evitare di andare addosso al materassino a sinistra che si può vedere a circa 5:01 nel video che ho linkato sotto della quinta tappa dell'iXS European Downhill Cup (lui praticamente lo schiva via millimetricamente ma lui è anche uno che sa davvero andare), ho pinzato intimorito e mi sono cappottato in avanti. Che non è il massimo nei punti ripidi.

Detto ciò, credo che possa essere il caso di sfruttare questo doppio manubrio, cambiandolo in base all'esigenza: se devo fare qualcosa di DH dove necessito particolarmente di stabilità ci metto su il 760; nelle cose DH dove posso aver meno bisogno di una roba larga larga (mi viene in mente Agnona, per esempio, o anche Prali) e nelle gare di Superenduro, posso tranquillamente scendere a 710 o magari al caro, vecchio 730 (con le manopole in fuori).

Detto ciò, credo che la misura giusta per me, in verità, sia di circa 730, ma non credo che il Boobar, per com'è fatto, mi permetta di accorciarlo di altri 3 cm, dato che si allarga abbastanza presto andando verso lo stem.

Domani sera mi metterò a prendere un po' di misure e vedere un attimo se c'è la possibilità di tagliarlo.

760 mi sembrano davvero troppi per le mie spalle e soprattutto 3 cm in meno non mi dispiacerebbero in punti stretti. Come quel passagio a Pila.


More Mountain Biking Videos

Ah, poi ho fatto di nuovo un video al parco, ieri sera, perché le curve al mattino non mi erano bastate.

Come si vede nel video, prima e seconda curva ok; alla terza ho rischiato di uccidere un tizio che correva; alla quarta ho completamente perso il posteriore, che se ne derapa via per i cazzi suoi.

mercoledì 15 settembre 2010

Chiusura a Pila (qualche foto)

Ecco un paio di foto del passato weekend a Pila.




Curvando al parco.. ancora

Stamattina, prima di venire in ufficio, ho provato un po' di curve su terreno un po' scivoloso ma non troppissimo. Inoltre mi sono finalmente ripreso in una specie di mini-stepdown con tentativo di whippata/transfer.. rivedendolo - per quel poco che si rivede - risulta essere molto, molto timido e molto poco whippata/transferizzata.

Ma suvvia, sono ai miei primi esperimenti, non so nemmeno saltare ancora bene e quindi mi devo accontentare.

Da notare che nelle curve appena butto giù il piede il post mi derapa via.

Peccato solo aver fatto le curve solo in una direzione (verso sinistra, che sono quelle che mi vengono meglio).




lunedì 13 settembre 2010

Foto di Val di Sole..

Sembro quasi uno che sa andare in bici..


Chiusura a Pila (parte 2)

La notte passa normalmente e non fa freddo quanto la sera prima, tanto che a un certo punto mi levo il maglione e rimango in pigiama.

Smontate le tende cominciamo a girare: un po' World Cup, un po' varie freeride. Poi, complice la stanchezza e la deconcentrazione, cominciano le cadute.

Sulla World Cup, chiudo assurdamente una curva - non capisco nemmeno perché abbia fatto una cosa del genere - e vado di testa contro un albero, che schizza corteccia da tutte le parti. Mi siedo a terra un attimo per valutare l'entità del danno (ho preso proprio una bella botta) e ringrazio d'aver comprato un casco da MX.

Riparto, ma ormai sono totalmente deconcentrato: sulla prima pietraia, pochi metri dopo, cerco di prendere la linea più a destra e finisco completamente a sinistra, uscendo di pista contro un ammasso di pietrone e impuntandomi. La bici mi vola al di sopra della testa e io faccio un bel volo. Botte e scorticamenti di qua e di là, ma per fortuna niente di grosso.

Riparto, però in testa ormai mi ronza il "non c'è due senza tre". E infatti nella parte finale della superpietraia ripida faccio una delle cadute più grosse che abbia mai fatto: arrivo troppo veloce e nel tentativo di frenare per evitare di prendere il materassino col manubrio, mi impunto e volo. Letteralmente. Fortunatamente dev'essere un punto in cui spesso la gente cade e infatti il mio volo termina su dei materassini stesi a terra, mentre la bici di nuovo fa un volo di non poco conto. Ancora una volta, il volo è stato coreografico, le ferite molto meno (anche se ho perso entrambe le ginocchiere, che devono essersi sfilate mentre sbattevo di qua e di là).

Pausa pranzo, decisamente.

Nel pomeriggio ricominciamo a girare, ma i miei ritmi sono decisamente diversi, sia per la stanchezza che comunque per le tre cadute. Rifacciamo due volte la WC e il passaggio sulla superpietraia ripida da parte mia è molto, molto lento (ovviamente), ma ci passo comunque perché devo assolutamente passarci.

Mi sono reso conto che in tutt'e tre le cadute la colpa è stata solo mia: nella prima ho stretto assurdamente una curva (senza motivo); nella seconda la deconcentrazione ha avuto il sopravvento; nella terza sono entrato troppo veloce e ho pinzato l'anteriore, impuntandomi.

Devo smettere di fare questi errori. E forse un manubrio da 760 è eccessivo.

Chiusura a Pila (parte 1)

Si arriva a tarda notte a Pila, dove montiamo le tende in temperature a dir poco glaciali: pigiama, calze, maglione e testa completamente chiusa dentro al sacco a pelo mi evitano il congelamento.
 
Dopo aver chiuso gli occhi alle 2 di mattina, ecco le chiacchiere di Andrea e Fasana che mi svegliano alle 7, quindi ben 5 ore di sonno intervallate da continui spostamenti dovuti al dolore alla costola. Ma vabbè, fa tutto parte del gioco, ormai.
 
Ho un manubrio nuovo, dato che ero stufo di tenere le manopole fuori dalla loro sede corretta per avere un manubrio da 750mm, ma scopro che è stato tagliato a 760 anziché 750 e per quanto possa sembrare poco, sento che l'impostazione è differente (sono diversi anche altri parametri, ma non so quanto possano influire). Ci scaldiamo sulla freeride Pila – Aosta, lunga millemila km e ovviamente i miei ritmi sono patetici e il modo di affrontare le curve ancora più patetico. Poi mi ricordo che ho il manubrio nuovo, quindi penso il solito “Vabbè, come sempre, dai, è la prima discesa”, sperando che abituandomi alle nuove misure e riscaldandomi bene poi le cose migliorino.
 
Invece i miei ritmi continuano a rimanere abbastanza bassi, con ormai Andrea e Fasana che mi lasciano indietro. Si aggiunge Stefano, un amico di palestra che condivide la mia stessa passione, così scendiamo un po' insieme e le cose cominciano pian piano a migliorare, finché io e Stefano andiamo a fare un paio di discese per conto nostro. E le cose migliorano decisamente. Quando ribecco poi Andrea e Fasana li invito a farci un'altra World Cup insieme, ma purtroppo la funivia chiude e rimandiamo a domani: ho trovato un paio di linee nella pietraia che mi hanno ampiamente soddisfatto, oltre al fatto d'essere riuscito a chiudere bene il primo step up.
 
In serata, prima di mangiare, abbiamo cominciato a provare a fare manual nel parcheggio e, con mia incredibile sorpresa, sono riuscito a tenerlo su per parecchio tempo, intorno ai 5/6 secondi, che potrebbero non sembrare granché ma per me sono un'eternità.
 
Non riesco più a star dietro ad Andrea e a Fasana, ma almeno mi sono preso una bella soddisfazione riuscendo in qualcosa che pensavo non sarei mai riuscito a portare a casa (anche se in modo ancora così modesto e non in un contesto discesistico).

lunedì 6 settembre 2010

Gara DH: Commezzadura - La classifica e foto

87° su 106 partecipanti. Ovvero 82° su 100.

Un netto passo indietro rispetto alle gare precedenti. Decisamente una pista troppo difficile per me.

Prima manche 5'38" e seconda manche 5'25". Un miglioramento di 15" non è da buttare, devo ammetterlo, ma è anche vero che nella prima manche sono caduto due volte.

Un paio di foto scattate dagli organizzatori.




Una riflessione su noi new entries

Mi trovo sempre più spesso a confrontarmi con persone che, come me, hanno cominciato da poco ad andare in bici. Ma ancora più spesso sono persone che hanno un background diverso dal mio.

Mi spiego.

C'è quello che fa discesa solo da un anno, ma che prima faceva bmx; xc.
C'è quello che fa discesa solo da un anno, ma è cresciuto con una bicicletta tra le gambe.
C'è quello che fa discesa solo da un anno, ma è giovanissimo.

Purtroppo le persone come me devono essere contestualizzate per poterne apprezzare l'andamento nel tempo e ciò non è possibile.

Mi spiego.

Quello che da sempre va in bici non capisce come una persona non sappia cosa significhi andare in bici.
Quello che è giovane non capisce cosa significhi avere una certa età e cosa ciò comporta.

L'età.. io ho 34 anni, anche se non li dimostro affatto. Questo cosa significa?


  • Istinto di sopravvivenza più marcato (l'autoconservazione prende il sopravvento perché si ha un ruolo e si hanno obblighi di un certo tipo all'interno della società, mentre un giovane al massimo salta il compito in classe);


  • valutazione dei rischi e delle conseguenze più analitica (i tempi di recupero per una persona che non si è "ferita" così tanto crescendo sono molto lunghi);


  • assimilazione di nuovi movimenti e nuovi comportamenti inficiata dall'età (imparare qualcosa di nuovo è decisamente più facile per un individuo giovane).


Purtroppo ho cominciato questa attività troppo tardi (un anno e mezzo fa, circa) e ieri, per la prima volta sul serio, mi sono reso conto di questa mia situazione. Me ne sono anche reso conto perché, facendo confronti con due ragazzini di 13 e 16 anni rispettivamente (i miei compagni di gare) - consiglio di non farlo, per rimanere convinti di essere superuomini - è risaltato ai nostri occhi che loro hanno avuto margini di miglioramento decisamente maggiori rispetto ai miei.

E' una riflessione che ho cominciato a fare sabato sera, mentre mi rigiravo sul materassino in tenda cercando la posizione migliore per sentire meno i dolori ai gomiti e alla costola dovuti a una caduta completamente inutile e inspiegabile.
E' una riflessione che ho cominciato a fare perché per la prima volta mi sono trovato davanti una pista (Val di Sole) che mi ha davvero intimorito e mi ha fatto sentire inadeguato (potrei attaccarmi all'inadeguatezza del mio mezzo su un percorso del genere, ma preferisco non farlo perché in fondo sono solo scuse).
Ma è anche una riflessione che, al momento, non ha soluzione di continuità perché quello che sto facendo, nonostante tutto, mi piace.

Diciamo che per me è un piccolo richiamo alla realtà. Che, chissà, potrebbe disperdersi al vento, come già tante volte è successo in passato.

E io continuerò ad andare in bici; a lamentarmi dell'età; a tentare di contestualizzarmi agli occhi di chi non può capirmi; a farmi male e a pensare "Ecco, adesso non posso andare in palestra per un mese".

Chissà cos'ha in riserbo per me il mondo della bici.

Gara DH: Commezzadura

DAY 1
Si arriva alquanto tardi e come al solito si gironzola a caso alla ricerca del posto giusto. Finalmente lo troviamo, montiamo le tende e vi ci infiliamo dentro intorno all'1.30 di mattina.

Un rumore forte mi sveglia, nonostante abbia i tappini per le orecchie. “Occazzo, si è bucato il materassino a Fasa e Andrea”, penso, ma comincia a entrare acqua nella tenda, in qualche assurdo modo. Apro e altra acqua si infila ulteriormente: è partito l'impianto di irrigazione.

Trasciniamo le tende dall'altro lato della strada.

Un paio d'ore dopo si ripete, identica, la scena: parte l'irrigazione del lato opposto. Ovvero il nostro attuale lato. Che due palle.

Sono tutto bagnatello, oltretutto mi sono dimenticato il sacco a pelo a casa e quindi è terrificante, tra freddo e umido.

DAY 2
Dopo la nottata infernale, finalmente arriva il giorno.
Montiamo tutto, compriamo i pass e cominciamo a provare la pista di gara: è molto, molto tecnica; molto, molto difficile. Ci hanno fatto un campionato del mondo, dopotutto, quindi ce lo si aspettava un po' tutti.
C'è qualcosa che non va, però: non ci sono con la testa, penso ad altro (cose come "Non so di cosa stia parlando"), mi sento teso e preoccupato e molto, molto deconcentrato. E infatti cado. Più volte. Finché non mi faccio male. Oltretutto in un passaggio dove cadere non c'entra assolutamente nulla. Mi impunto nel vuoto, perché non c'è motivo di impuntarsi, cado in avanti e vado a sbattere con entrambi i gomiti e col busto contro una lastra di pietra. Manca il fiato, fa male, quasi come a Collio l'anno scorso, quando ero rimasto poi fermo un mese. Anche la bici si danneggia, col bash che si rompe in tre parti, due delle quali si staccano.
Raccolgo i pezzi, mi siedo a lato e aspetto un po', poi riparto e scendo.
Continuo a girare per il resto della giornata, ma se prima non c'ero con la testa adesso ci sono ancora meno. All'ultimo giro faccio il muro finale a caso ed esco un po' di pista: mi devo fermare, inutile proseguire.

Ora sono in tenda, pronto a un'altra notte di freddo, con in più l'altissima probabilità di non prender parte alla gara, perché se magari potrei stringere i denti per la costola, per il gomito la vedo molto, molto dura, dato che ho provato a fare dei semplici movimenti con la bici dopo aver smesso di girare e non ci sono riuscito e si sa che il giorno dopo, di solito, è anche peggio.

Non credo ci sia nulla di rotto, ma in questo momento il dolore è tale da non permettermi di andare in bicicletta nel modo in cui dovrei andare.

Ok, fanculo, è una gara, posso anche non prenderci parte, ma le prossime settimane?

Devo ammettere che in verità sto pensando che tutto questo non serva a nulla: ormai ho 33 anni, quasi 34.. vado in bici da solo un anno e mezzo e mi piace molto, ma fare gare è un'altra cosa.. la pista, l'ho percepito subito, è molto bella ma il livello tecnico necessario è alto.. troppo alto per me.. ma mi manca anche il pelo necessario per affrontarla nel modo giusto.. e nonostante percepissi ciò, ho voluto farlo lo stesso.

Ho fatto il passo più lungo della gamba: ho bisogno un po' di riflettere e di capire meglio cosa voglio fare e come voglio farlo. Soprattutto non si può fare un'attività del genere col timore: io oggi avevo timore, perché la pista e tutto ciò che ci gravita intorno mi hanno spaventato.

Devo imparare ad ascoltare le mie sensazioni e fare un passo indietro.

DAY 3
La prima cosa che faccio è sentire come sta il gomito.. e lo sento messo bene. "Mmm, lasciamo passare qualche minuto", ma non cambia nulla e quindi decido di fare la gara lo stesso.
Le sensazioni oggi sono diverse, mi sento più tranquillo e infatti affronto il percorso meglio.
Faccio quattro discese e in un tutt'e quattro non riesco a fare una tirata unica, dato che il percorso è davvero stancante.

Prima manche
Parto e appena infilatomi nel bosco vado a caso. E ovviamente cado. Recupero rapidamente la bici - non perdo troppo tempo - e riparto al volo. Tempo di fare qualche decina di metri e cado di nuovo. Manda affanculo qualcosa di virtuale e in tempo zero mi demoralizzo. Qualcuno del pubblico però mi urla "Dai, sei appena partito, vai, forza!" e quindi prendo la bici e riparto.
Nella seconda parte del percorso va meglio e riesco a fare più o meno quello che avevo intenzione di fare. Arrivo sul muro finale e passo a frenare con due dita anziché uno perché mi fanno male le mani.
Chiudo con 5'38".

Seconda manche
Essendo caduto due volte, posso solo migliorare. Per assurdo decido di andare più lento. E arrivo in fondo senza grossi problemi. Anzi, in verità riesco ad azzeccare completamente tutte le linee che volevo azzeccare, nonostante mi rendo conto che sono al di fuori della mia portata. Nell'ultima parte, di nuovo, freno con due dita, ma tutta la discesa, decisamente più lenta rispetto a prima, è comunque più pulita.
Chiudo con 5'25".

Non so in classifica generale dove mi sono posizionato (non nel dettaglio, per intenderci), ma in quella di categoria sono terzultimo e in quella degli amatori qualcosa come 54esimo su 65.

Di per sé un risultato pessimo, ma in verità no. No perché la pista era totalmente al di fuori della mia portata.

Mi spiace essermi demoralizzato, ieri, a causa della caduta; a causa della mia incapacità di gestire bene questa pista così impegnativa e affascinante.

Per l'ennesima volta nel mio anno e mezzo di esperienza in bici, devo fare un passo indietro e tornare coi piedi per terra a quella che è la mia realtà e alle mie capacità.

Ovviamente ci si vede alla prossima gara.

martedì 31 agosto 2010

Sbatta pedali

'sticazzi che sbattimento la manutenzione dei pedali.. saranno pure belli e yeah e sarcazzo, ma 'sti Crank Brothers ogni due per tre prendono gioco - e non poco.. poi domenica il pedale destro ha cominciato a bloccarsi, dandomi non pochi problemi durante le discese (io sono uno che rilancia spesso e quindi pedalapedala e quando prendi velocità hai il pedale bloccato in verticale.. sconsiglio vivamente).

E quindi svita il dado; svita il controdado; tira fuori tutte le sferette (tipo marroni perché sono ormai da cambiare) e nel processo perdine 5 o 6 che saltellano dappertutto in casa e chi le trova più..

Perciò ho lavato tutto per bene col mio solito gasolio (ah, a proposito, vietato pulire i dischi col gasolio, perché poi non freni più) e domattina prima di andare in ufficio passo a comprare un po' di sfere nuove, che comunque servono.

Così poi ingrasserò tutto, controdado, dado e si spera che i pedali ricomincino a fare il loro lavoro decentemente.

lunedì 30 agosto 2010

Domenica un po' a casaccio

Dopo una sveglia prestissima, arrivo a Pezzeda, dove incontro Omar, nonostante le nuvole gonfie mi facciano temere il peggio (es. girare sotto la pioggia). Invece il tempo è decente, ma il troncone superiore della seggiovia non funziona. Porca merda, ma con Pezzeda proprio non ci vado d'accordo: l'anno scorso, due su tre pioveva e la terza la il troncone superiore non funzionava.

Fortunatamente c'è un amico di Omar, un certo Gianni, che deve portare un gruppo su su su a fare la FR4 col furgone e ci uniamo a loro.

Là in cima fa freddo, quindi mi scaldo facendo su e giù con la bici in attesa che si preparino tutti. Solo che poi, a mia insaputa, c'è un po' da pedalare in salita. E quindi si pedala.

Cado in salita su della soffice erba. Riparto.

Comincia la discesa, ma a un certo punto rimango da solo e non capisco bene dove debba andare, quindi vado totalmente a caso. Scendo per un pratone e ovviamente finisco con la ruota dentro a un buco, perciò rotolo giù con la bici che mi salta sopra. Vabbè. Mi rialzo e riparto.

Si scende e scende e scende praticamente su una carrabile tutta smossa finché si arriva in mezzo al bosco e lì ci sono un po' di passaggi ostici e affrontandoli tutti per la prima volta, i ritmi sono abbastanza bassi, ma non fa niente. Il problema è che si scende un po' e poi si deve pedalare; si scende un altro po' e poi si deve pedalare di nuovo.

Finiamo poi su un'altra sorta di carrabile, stavolta fatta di lastre di pietra e ciottolato, ovvero il fondo che più odio al mondo e infatti i miei ritmi diventano quasi letargici e me ne fotto di come faccio quelle curve strette su ciottolato, buttando giù la gamba, frenando come un dannato e derapando totalmente via col posteriore.

Arriviamo alla fine e scopro che o aspetto qualcosa come 45 minuti per essere riportato su all'auto, oppure mi faccio 5km in leggera salita (circa 200 metri di dislivello, secondo Google Earth) pedalando. Ovviamente, non avendo pedalato granché di questi ultimi tempi, opto per la seconda e vado su. Come un razzo. Certo, la pendenza non è niente di che, ma il mio ritmo mi spaventa e convinto di scoppiare da un momento all'altro, arrivo su a Collio, dove lavo la bici e torno verso casa.

Una sola discesa, per quanto lunga, intermezzata da tantissimi tratti pedalati/a spinta.

Vabbè, facciamo finta che volevo allenarmi a pedalare.

Finalmente questa settimana riapre la palestra: è un mese che non faccio pesi.

p.s. mi fa male il mignolo sinistro, che ho straspiegazzato sabato alle Betulle, e in generale mi fa male stringere i pugni.. chissà come mai..

sabato 28 agosto 2010

Drop Betulle: ok

E alla fine ho chiuso il drop della Laghetto alle Betulle. Dirò anche "Che cagata".

Insomma, i drop (fino a certe altezze) sono la quintessenza della non-tecnica: arrivi lì, peso indietro, spingi il manubrio in avanti, atterri. Basta. Non c'è nient'altro da fare. Questo delle Betulle è una cagata in particolare perché ha un atterraggio moooooooorbido che non ti sembra nemmeno di aver fatto un salto di anche

Poi ovviamente ci sono i drop quelli power: lì allora non puoi solo andare ignorantemente, ma devi dare la pompatina, devi alzare il davanti e tirar su dietro.. o qualcosa del genere.. ovviamente non ci sono ancora arrivato, a certi livelli.

Comunque sia, giornata alle Betulle terminata con due raggi rotti e due cadute che sinceramente non capisco come siano potute accadere (giuro, non lo capisco!).

La Laghetto è superyeah, solo che ci sono tre passaggi che ancora non sono in grado di fare con scioltezza.

Un giorno, young padawan, un giorno.

E andiamo a farci la pietraia di Pezzeda, in attesa di Commezzadura. Uhm da dum.

domenica 22 agosto 2010

Bellwald si presenta e il Tamaro mi mette i piedi in testa

Bellwald. Come l'unica altra pista svizzera che conosco, è una pista coi controcoglioni.

Alla prima discesa è un continuo "Eh?!? Ma scherzi?". Non per la difficoltà della pista, quanto per gli innumerevoli salti che si incrociano durante la discesa.

Poi incontro gli altri (Dede, Nino, Tia, Max) e mi sciolgo un po' di più.

Affronto quasi tutti i salti, tranne un paio che effettivamente sono troppo grossi per me. Non grossi del tipo che sono lunghi, ma perché sono tecnici. E io ovviamente la tecnica non ce l'ho. Me ne accorgo in particolare sul secondo salto, una sorta di step up, dove una volta su due rischio di morire, perché un conto è saltare, un conto è saltare bene. E siccome io non so ancora fare il secondo, rischio la vita ogni volta. Però insisto e dico ciao ogni volta a Morte.

Col progredire della giornata aumenta la velocità, quindi salti che prima erano normali diventano esagerati: prima atterravo decisamente prima del landing, adesso atterro SOPRA il landing, quindi arrivo sbagliato, ossia troppo lento per chiudere il salto e troppo veloce per chiuderlo "per finta". Rischio la vita un po' di volte. Ma è parte del gioco, no?

Decido di non rimanere lì un'altra giornata, quindi mi avvicino e mi fermo a dormire ai piedi del Tamaro.

Domenica mattina, dopo una colazione rapida, comincio le discese al Tamaro.

Scassatissimo, non ce n'è. Più scassato di quanto abbia mai visto prima in vita mia. Ma non ci sono scuse: se uno vuole imparare ad andare bene, deve adattarsi al terreno (e non il contrario), perciò insisto.

Le cose migliorano, chiudo il drop iniziale e credo d'aver pure chiuso il secondo doppio (non ne sono così sicuro) ma termino la giornata verso le 12:00 perché non ce la faccio più fisicamente: continuo a frenare impietosamente in qualsiasi punto possa frenare e anche dove non dovrei frenare. Mi lancio all'inseguimento di Oscar Colombo, Fabio del Greco e un terzo ciclista, ma non riesco a mantenere il ritmo né la velocità.. ok, stiamo parlando del top amatori in Italia (i primi due con certezza, il terzo non saprei, ma non sono riuscito a star dietro nemmeno a lui), ma anche se parlassimo del 1/2 amatori in Italia probabilmente sarebbe più o meno la stessa cosa.. quindi decido che è ora di mollare il colpo e tornare a casa.

Non sono insoddisfatto dal weekend, ho comunque girato. In particolare, durante una discesa al Tamaro.. no, non durante tutta, ma nel primo pezzo, fino a prima dei tornantini, mi ero ripromesso di fare proprio il capo con la bici, tipo "Ehi, cazzo, vai di là" e lei doveva andare di là. E ha funzionato, cazzo, ha proprio funzionato! Mi sono sentito padrone del mondo perché finalmente ho preso coscienza del fatto che sono io a controllare la bici e non viceversa. Devo solo riuscire ad applicarlo a tutta una discesa e non solo a un pezzo e poi sono a posto.

Però c'è da lavorare. Oh, quanto c'è da lavorare.

giovedì 19 agosto 2010

Sange, oh Sange

Almeno 500 metri di dislivello ce li ho ancora nelle gambe, ho scoperto oggi sul Sange.

Il cambio posteriore non funziona molto bene e non riesco a mettere il pignone più grosso, quindi sono dovuto salire col penultimo pignone e la corona piccola. Eppure ce l'ho fatta lo stesso e ciò mi fa piacere perché non ero mai salito con un rapporto del genere e, soprattutto, con un buon ritmo dettato da Alessandro, che di gamba ne ha da vendere (salita con corona piccola e terzultimo pignone con non chalance).

Non dico che sia stato facile, ma già farlo è un buon traguardo (nonostante, a dire il vero, abbia già fatto un doppio Sange), dato che è più di un mese che non pedalo (ultima pedalata seria a Cima della Trosa agli inizi di luglio),

Siamo poi discesi sciolti dal Casiraghi, senza troppe pretese (è pure sempre la prima - e unica - discesa) ma nemmeno senza rilassarsi troppo, chiudendo con l'odiosa scalinata squadraruote.

Soddisfatto. E pronto per un weekend a Bellwald.

lunedì 16 agosto 2010

In solitaria sulla DH Uomini

Così, dopo cinque giorni (quattro e mezzo, in verità) a girare in Francia, mi sono buttato in Liguria per prendere un po' di sole e per mangiare un po' di spaghetti ai frutti di mare, ma anche per girare sulla DH Uomini a Finale Ligure. Sotto la pioggia, ovviamente.

Praticamente mi sono fatto due discese in solitaria per la DH Uomini, pure senza guanti (non li trovo più).. la prima molto tranquilla, la seconda leggermente più lanciata ma comunque non a tutta (rispetto alle mie capacità), come sempre quando sono in solitaria. Dopotutto ci giravamo solo io e due ragazzi tedeschi, ma non sono mai riuscito a scendere con loro perché quando io arrivavo su loro erano già partiti da un po'.

Al primo giro mi sono fermato a guardare il passaggio del video che avevo fatto insieme ad Aadm nell'ormai lontano marzo, mentre nel secondo sono andato giù abbastanza sicuro. Non veloce, no, perché non sono ancora così sgamato e rilassato da saltare via quel passaggio come fanno i veri pro, ma senza nemmeno quella lentezza esasperata di marzo. Inoltre il terreno non era proprio pulito (sassi smossi disseminati dappertutto) e di per sé la DH Uomini non è la pista più semplice al mondo, anche se per assurdo proprio questo suo essere così spaccata la rende fattibilissima anche sotto la pioggia (un po' come la Laghetto alle Betulle, per intenderci).

Ho girato poco, sì, ma sono comunque soddisfatto.

giovedì 12 agosto 2010

Vacanze - Day 6 - Morzine e ritorno

Stanotte ha piovuto taaaanto, perciò non sono andato da nessuna parte. Non inizialmente.

Prendo la bici con l'intenzione di lavarla, ma la pioggia diminuisce e quando arrivo alla funivia (dove c'è la pompa spara-acqua) il terreno non mi sembra così messo male. Perciò fanculo e decido di girare qua a Morzine.

Perché non l'ho fatto prima?

Parto e vedo un ingresso nel bosco, quindi anziché seguire la pista "normale" (quella dove vanno tutti) mi butto giù di lì. Mio dio.. radici, fango normale, fango colloso e fango viscido uno dopo l'altro; ripidi scivolosissimi tra radici; un ripido tipo infinito con mega compressione finale. Porca miseria, forse la pista più bella che abbia fatto finora qua: al primo giro, ancora freddissimo, alcuni pezzi li faccio portando la bici a mano, altri li faccio steso a terra scivolando perché cadi e non riesci a fermarti, tant'è viscido il fango. Una meraviglia.

Però anche taaaanto faticoso: per stare in piedi devo frenare, poi devo schiacciare la bici in modo che abbia più aderenza possibile e quindi già alla seconda discesa sento tanta fatica addosso.

Ne faccio quattro, in totale, perché mi sono detto "E quattro vien da sé" ma non sapevo come dire il cinque, quindi sono tornato in albergo.

Più che altro è proprio noioso girare da soli e non a caso quando incrocio altre persone (il percorso entra ed esce da quello "normale", quindi ogni tanto incontro qualcuno) mi gaso e mollo i freni, come in una sfida. Eh sì, è così. Invece da solo boh, scendi, ok, ma non c'è quel supergasamento che si prova quando si scende insieme.

Un pezzo non sono riuscito a farlo in piedi: la prima volta sono sceso a mano, la seconda sono volato all'inizio e sono arrivato alla fine scivolando, la terza idem con patate, la quarta, convintissimo, sono quasi arrivato alla fine e invece blam, sono volato di nuovo.

Ora vado a mangiare la pasta da Dede e Nino e poi parto per Milano. Tanto le protezioni e quant'altro sono ormai totalmente zuppe di acqua, perciò ho finito di girare qua a Portes du Solei, per quest'anno.

mercoledì 11 agosto 2010

Vacanze - Day 5 - Châtel/Les Gets

Causa meteo, mattino a Châtel e pomeriggio a Les Gets.

C'è poco da dire: tenta e ritenta e ritenta ancora e le curve in appoggio cominciano a venirmi decentemente. Stamattina una Bike Patrol con drop iniziale (mezzo droppato, mezzo copiato, non so come spiegare). Poi volevo farmi il road gap, ma causa pioggia non ci sono riuscito (e dato che domani gireremo a Les Gets, mi sa che non lo farò per questa stagione). Un paio di passaggi belli (tipo uscire in salto da una sponda per infilarsi in quella successiva, oppure accennare un transfer) poi rientro sulla bagnata Super Morzine tra megaradici e un ripido da paura che ho fatto praticamente a caso.

Una volta trasferito a Les Gets, gira e rigira e rigira per fare curve con sponde, per saltare via radici, per fare il doppio finale, per pompare sempre, anche da fermo, perché pompare ti fa mantenere velocità.

Mi sto divertendo. E sto prendendo confidenza con la velocità e con le ruote in aria. Solo che manca poco alla fine di queste ferie. E il pensiero di prolungarle un pochino si fa sempre più strada nella mia testolina.

martedì 10 agosto 2010

Vacanze - Day 4 - Châtel

Di nuovo a Châtel, ma come riscaldamento, stavolta, ho fatto la Haute Tension. Avevo detto che la Cha-Nada era la pista più aiuto del mondo? Beh, questa qua, per altri motivi, è la più aiuto del mondo: la partenza, io e due altri ragazzi, l'abbiamo fatto passandoci le bici una alla volta.. la verticalità era tipo quasi.. totalmente verticale e il terreno friabile e con frenata pari a zero. Considerando quindi che si andava giù quasi in verticale su terreno no-freno, abbiamo preferito scendere a mano. Faticando non poco.
Poi per il resto siamo scesi normali. Più o meno. Del tipo che io un paio di volte sono dovuto cadere apposta per appoggiarmi al lato perché non sapevo come altro fermarmi.
Pazzesca.

Magari da ripetere dopo qualche discesa, non come riscaldamento.

Il resto della giornata non ho voglia di raccontarlo.

Buonanotte.

lunedì 9 agosto 2010

Vacanze - Day 3 - Les Gets

Mah. Sinceramente preferisco Châtel, per ora: anche se di là le piste sono praticamente uguali a queste di qua (quindi sponda, poi sponda, poi panettoncino, poi sponda, poi panettoncino, poi doppio finale e poi brake bumps a cannone dappertutto), ce ne sono almeno un po' decisamente interessanti, dove far saltar via le ruote tra le radici e cose del genere.

Di mezzo DH c'è la "Le canyon", che però è praticamente un canyoncino con in mezzo raidici e pietre, ma c'è poco da fare, tipo che molli tutto, cerchi di saltare via tutto e via, senza curve e senza niente di che. Una Laghetto senza pietre e senza curve e molto, molto meno scassata, se volessimo fare un paragone.

Ho paura che tutto questo lisciume, poi, mi porti a spaventarmi quando incontrerò di nuovo i miei percorsi scassati, ma vabbè, staremo a vedere.

Questo non significa che non mi piaccia, anzi: mi sto divertendo davvero un casino, sto mollando i freni come mai prima e sto facendo salti in continuazione (ho chiuso il road gappino all'inizio della nera - decisamente facile, devo ammetterlo, perché ha un atterraggio che perdona, infatti sono arrivato corto - un piccolo gap a caso poco dopo, panettoni qua e là, un doppio che se lo guardi dici "Eh beh" ma poi in verità non è così "Eh beh", e poi salti qua e là a caso, dove capita) grazie anche a Nino e Dede, a cui piacciono molto questo genere di cose.

Diciamo che questa vacanza mi servirà molto a prendere confidenza con le curve, con i salti e con la velocità ignorante. Ma anche a cercare di ignorare i brake bumps, perché sono davvero esagerati.

Per il resto, aspettiamo il rientro in Italia. A meno che domani, a Châtel, non scopra cose megagiga sulle altre quattro nere che non ho fatto ieri.

Niente foto, ancora, perché alla fine qua se prendi qualcosa al mattino te lo devi portare in giro tutta la giornata. Ma magari domani me la porto dietro, giusto così per. Boh. Non so. Ma anche no.

Vacanze - Day 2 - Châtel

Primo giorno di ferie - nel vero senso della parola, quindi escluso il viaggio.

Mi sveglio dopo una nottata tra alti e bassi (e cambia posizione, e chiudi il sacco a pelo, e riaprilo perché fa caldo, e controlla se c'è già il sole). Come già un altro paio di volte, non sono così stanco come mi sarei aspettato.

Faccio una rapida e triste colazione a base di caffè e due plumcakes dell'Esselunga (che schifo) e poi vado in città, dove la funivia è ancora spenta. Ovvio, sono in anticipissimo. Tutto vestito da powerbiker, vado in una panetteria e compro due croissant appena sfornati. Delizia. Aspetto e aspetto ma quelli che saranno i compagni di vacanza non arrivano. Ci sentiamo al telefono e scopro d'essere alla funivia sbagliata, quindi butto la bici in auto e vado giù verso un altro posto (ora non ricordo il nome).

Cominciamo a girare.

Come al solito, ci metto minimo tre discese per cominciare a scaldarmi. Mettici poi dentro che in questo posto tutte le piste mi mandano in crisi perché sono a) veloci e b) piene di curve in appoggio, allora vado giù come la merda.

Faccio un salto che sembra alla mia portata e lo ripeto. Sono contento. Il drop non lo faccio nemmeno, tanto più o meno è come quello di mezzo al Tamaro quindi boh, non mi interessa più di tanto.

Poi scopro la pista Cha-Nada.. e minchia giuro di non aver mai visto una pista così impossibile da fare in sella. Infatti non la faccio in sella, ma scendo a mano per almeno il 70% della pista se non di più. Non era asciutta, ok, ma non era nemmeno fangazza viscidazza.. eppure.. radici, pendenze.. roba che la guardavo e ridevo.

Decido di visitare anche l'altra nera, la Bike Patrol, e ovviamente me ne innamoro. La ripeto altre volte, intermezzandola con le più semplici per non perdere la confidenza che sto cominciando ad avere con le curve in appoggio.

Decisamente la Cha-Nada è per me fuori portata (considerato anche che comincia con un supergiga drop che atterra nel nulla ed è poi intermezzata da altri drop che solo a guardarli mi sono cagato addosso), mentre la Bike Patrol, a parte qualche pezzo qua e là un po' gigafangoso, è davvero una meraviglia di radici. All'ultimo giro, poi, ho pure fatto il drop di apertura che, inizialmente, mi aveva lasciato un po' perplesso.

Soddisfatto per la giornata di oggi, decisamente.

Chissà se riuscirò, entro la fine delle vacanze, a farmi la Cha-Nada in sella (drop esclusi, direi)?

Vacanze - Day 1 - Arrivo e niente più

Con un giorno di ritardo copincollo quello che ho scritto ieri.

Sono proprio contento d'aver prenotato un albergo perché qua (ora sono a Châtel) non è come da noi, che ti piazzi dove ti pare e via: qua sono dei piccoli paesini pieni di negozi, di gente, di viavai, e quindi mi sento come se fossi in giro per Milano e pensassi "Dai, va', parcheggio il Doblò qui in corso Buenos Aires e dormo".
Ora sono in un posto infestato da milioni di insetti, con un fiumiciattolo poco più giù che fa scroshscrosh (meno male che ho i tappi), automobili che continuamente sfilano dietro di me e pure una casetta qui a lato.. insomma, tutt'altra cosa rispetto alla quiete dei miei vecchi accampamenti casuali (in particolare mi viene in mente Molini di Triora). Oltretutto la precarietà del mio materassino (messo a caso, strettissimo tra borsoni e bici) mi fa intuire la nottata che passerò, dato che per risparmiare spazio non mi sono nemmeno portato il cuscino.

Sto solo aspettando che cali la notte, così me la metto dietro alle spalle e sarà solo l'ennesimo simpatico episodio da raccontare per farsi due risate. No, non ora. Ora proprio non sto ridendo.

Cazzo.

Sì, sono proprio contento d'aver prenotato un albergo.

giovedì 5 agosto 2010

Quasi in partenza

Agosto non è mese di gare, si riprenderà a settembre.

Ne approfitto, quindi, per andare alla cazzo di cane (leggi: dormendo dove capita in tenda o nel Doblò, senza sapere dove fare la doccia, con due taniche di acqua che spero di riuscire a riempire in qualche modo) a Les Gets/Morzine/Chatel, dove altra gente che conosco si recherà a partire da sabato. Dato che si sono svegliati prima (o meglio, dato che solo troppo tardi ho saputo quando sarei potuto andare via), loro dormiranno in appartamenti in affitto, con tutte le comodità del caso. L'invidia non è poca.

Ora sto facendo la lista delle cose da portarsi dietro, ma ho la super paranoia di dimenticare qualcosa. Che non è il massimo, dato che non portarsi qualcosa di importante significa rimanere senza per tutta la settimana. Passi il tagliaunghie, ma magari gli occhiali da vista meglio non lasciarli indietro.

Minchia, cosa sto dimenticando?!?!?!?!?

Weetabix
Caffè solubile
Sugo pronto
Pasta
Riso
Sale grosso
Zucchero
Pane a fette
Olio + aceto + sale
Spazzolino
Dentifricio
Lenti
Liquido lenti
Deodorante
Sapone
Shampoo
Tutte le magliette tecniche
Pantalone DH
Pantaloncini
Maglione SBKX
Jeans
Maglietta Mitchumm
Maglietta Thor
Tutte le mutande
Tutte le calze
4 magliette ricambio
Cappellino
K-way
Occhiali da vista
Muddy Mary + Datura
Tools
Protezioni
5.10 + Etnies blu
Casco giallo
Pompa
PCino
Macchina foto
Go Pro
Cellulare
O-key (banca)
Tenda
Materassino
Cuscino
Sacco a pelo
Detersivo per lavare
Bacinella per lavare
Fornetto + accendigas
Bombolette gas
Posate
Infradito
Scarpe chiuse

domenica 1 agosto 2010

Al Tamaro finalmente si salta

Finalmente ce l'ho fatta: ho fatto il drop (o come cazzo si chiama) all'inizio del Tamaro. E per essere sicuro, mi sono fatto anche il drop di mezzo nel bike park. Entrambe scemate per tanta gente, ma per uno come me che comincia ora a staccare le ruote dal terreno, sono un grandissimo risultato.

Da quando ho deciso di andare al Tamaro con Gianluca questa mattina, il primo pensiero che si è fatto strada è stato "Devo fare il drop all'inizio". Quando poi oggi sono arrivato lì e ho visto che l'hanno cambiato, aggiungendo un landing di mattonelle (rendendolo quindi più semplice, a mio parere), non ho avuto dubbi e, dopo la prima discesa in retromarcia, alla seconda mi ci sono lanciato. E mi sono supergasato.

E l'ho fatto di nuovo; e rifatto ancora; e fatto un'altra volta. Una volta sono anche andato completamente via dritto, non riuscendo a chiudere la curva subito dopo, ma va bene così.

Quelli che non sono riuscito a chiudere, tanto per cambiare, sono i doppi, ma ho davvero bisogno di una guida da seguire, che mi dia la velocità giusta, che mi faccia capire, perché da solo non ci riesco.

La pista, in generale, è scassatella, con pietre, pietrone e pietrine qua e là sempre lì a dar fastidio, ma il Tamaro non è mai stato un posto sempliciotto e liscio (a parte, forse, appena sistemato). E' bello, ogni tanto, tornarci per capire a che punto sono tecnicamente. E ho ancora tantissime lacune, ad esempio non riesco proprio a fare lo step up subito dopo una curva; non riesco a chiudere il panettoncino a metà; non riesco ad andare giù fluido nella pietraia; non riesco a saltare via alcuni punti che, ho visto in un video, la gente salta via; non riesco a chiudere i due salti che ci sono uno poco dopo i tornantini e uno prima di rientrare nel bosco.. ma come ormai dico da un po': diamo tempo al tempo.

mercoledì 28 luglio 2010

Si ripedala dopo tanto

Era tanto che non mi facevo un bel giro pedalato nel Parco Nord. Mi sono pure svegliato alle 6.30 per fare un bel giretto.

Ho trovato un bel posto - dove non potrei passare, come mi ha gentilmente fatto notare la guardia del Parco Nord - dove posso allenarmi nel fare transfer (che, ai miei occhi, è un principio di whip): praticamente la strada va dritta e a un certo punto, tra i cespugli, c'è uno spazio per buttarsi in questa discesa. Perciò io arrivo da una leggera discesa - quindi prendo velocità - poi verso sinistra arrivo allo spazio, pomparello (ma poco, perché ancora devo prendere confidenza) e salto sulla discesa, tentando di prenderla perpendicolarmente alla strada da cui arrivo, quindi praticamente facendo un transfer di 90°.

Poi magari metterò un video per far chiarezza, che così non si capisce un cazzo: ho intenzione di fare dei video per vedere come faccio e come miglioro.

Ripetute in salita:
6 x 100m su asfalto
6 x 60m su sterrato
Totale: 960m

Distanza: 32.99km
Tempo: 1h33'29"
Velocità media: 21.17km/h

martedì 27 luglio 2010

Gara DH: Sestola - La classifica

Dunque dunque, finalmente ho visto la classifica di Sestola.

67 su 101.. ossia 66 su 100.. considerato che a Petosino ero 65 su 100 diciamo che ancora sono lì. Voglio nascondermi dietro al fatto che non sapendo saltare ho perso qualcosina quando rallentavo anziché spiccare il volo, ma anche quello fa parte della gara, quindi c'è poco da dire.

Il tempo è di 3'06", mentre quando mi sono cronometrato durante le prove, in una discesa che avevo ritenuto abbastanza tiratella, avevo segnato circa 3'30", anche se non avevo fatto il supertaglio che ho fatto nella seconda manche.

Sinceramente sono un po' deluso per essere ancora nella stessa posizione in classifica rispetto a circa 2 mesi fa: significa forse che non sono migliorato? Eppure mi sembrava di sì.. no, anzi, io lo so d'essere migliorato. Quindi perché questo risultato?!?!?!?

lunedì 26 luglio 2010

Gara DH: Sestola (UISP)

DAY 1 (venerdì notte)
Passi che, come al solito, mi perdo nelle stradine di montagna; passi che se devo arrivare a mezzanotte invece arrivo all'1. Ma dimenticare a casa due giorni di cibo no, cazzo, proprio non va bene.
Vado a dormire con la fame già in corpo, sperando che ci sia un bancomat in 'sto posto di montagna o che lo possa usare in qualche market.
Porco d'un cazzo.
Meno male va' che ho i tappini per le orecchie, che qua c'è gente che urla e nella tenda di fianco alla mia c'è uno che gigarussa.
Buonanotte.

Foto Pa.Ver.DAY 2 (sabato)
Ottima giornata di discese su discese su discese.
La pista è corta e per nulla fisica quindi non ho problemi di resistenza e soprattutto non ho problemi agli avambracci, come sempre, arrivando a fine pista senza troppa fatica.
Un gigadoppio all'inizio e un altro un po' più avanti non li faccio, mentre tutto il resto, incluso un bel step-up grazie a Fabione - che mi ci ha trascinato dentro e che la prima volta ho ultrapassato perché preso troppo veloce e iperpompato col timore di non chiuderlo - è alla mia portata. Anche un bel drop che però è stato chiuso a metà mattinata. Peccato perché è proprio bello alto (per i miei canoni) e da soddisfazione farlo. Mi viene decisamente più facile chiudere i drop che i salti: per i primi non è necessaria 'sta tecnica particolare.
Dicevo che la pista è corta e alquanto liscia, a parte qualche punto qua e là ma mai spaccabraccia. Ci sono due o tre punti che mi danno qualche difficoltà, ma in generale sono riuscito a mantenere una buona continuità (il cosiddetto flow) per tutta la durata della pista.
Un paio di volte mi sono trovato dietro ragazzi decisamente più veloci di me e mi è dispiaciuto, ma è inutile farsi le menate: ho ancora tantissimo da imparare, tantissimo da mollare. In una discesa ho cercato anche di andare appresso a tre ragazzi del team locale, con ovvi risultati (tipo che dopo 500 metri non li ho più visti). Che poi uno di loro tre fosse il campione italiano UISP forse ha avuto un qualche impatto.
Insomma, niente a che vedere con Prali, che ritengo ben più fisica, ma anche Sestola ha il suo perché. Qualsiasi pista, per me ha un suo perché e ogni gara, ogni weekend, è un momento di apprendimento.
Oltre ai due doppi un'altra cosa non sono riuscito a chiuderla, ma non so proprio come fare: un panettone bello lungo al quale però, anche pedalando, non riesco ad arrivare con tanta velocità, perché non ti spara molto in alto. Probabilmente bisogna arrivare a millemila e pompare come dei dannati. Riproverò domani. Speriamo bene, ma ancora la mia insicurezza sui salti non mi permetterà di pompare quel che basta, ne sono sicuro.
Menzione power a Fabione, col quale, in fondo, sono riuscito a fare solo qualche discesa perché io sono tutto preso dalla gara mentre lui è stato qua per fare un po' di sano freeride. Grazie per lo step-up. L'ho rifatto un'altra volta e un'altra volta sono andato troppo oltre, ma mi hai dato il LA. E ciò è bene.

RACE DAY (domenica)
Ieri notte una megagrigliata con tanto di vuvuzela mi ha fatto svegliareaddormentaresvegliareaddormentare a lungo, fortuna che mi sono portato i tappini per le orecchie che mi hanno un po' aiutato.
Alle 7.30 mi sveglio e vado giù in paese a fare colazione e a comprare dell'ottima frutta (che poi si rivelerà pure tattica).
Una volta tornato in zona partenza gara, l'impianto è in funzione, quindi mi iscrivo e comincio di nuovo a provare. Sin dall'inizio, nonostante mi fossi svegliato pensando "Minchia, sono a pezzi" sento che invece sono in forma. Strano, considerate le millemila discese di ieri, ma anche no, in verità, perché la pista, come dicevo, è breve e non è scassata, quindi non è per niente fisica.
Mi fermo a guardare ulteriormente qualche punto che, ripensandoci ieri notte, mi ha lasciato perplesso e in un paio di punti capisco come correggere, in altri lascio un po' al caso.
In attesa della prima manche, poi, scendo per la pista rossa, per risvegliarmi dal torpore in cui sono caduto dopo le prove. Che meraviglia, svegliarsi e girare in bici, non ce n'è.
La prima manche va ok: sbaglio un paio di linee, mi impunto quasi su una robina un po' in discesa, sbatto le parti basse quando mi si chiude lo sterzo in un appoggio strano, quasi dimentico di chiudere a 90° una curva per prendere un droppettino, ma a parte questo comunque va tutto bene.
Prima della seconda manche c'è un bel po' di tempo, quindi con un altro ragazzo andiamo giù a vedere un taglio che è stato fatto poco prima dell'inizio della seconda manche. Lo proviamo e ci rendiamo conto che ci fa risparmiare un sacco di secondi.
Parto per la seconda manche, di nuovo tento di chiudere quel dannatissimo panettone ma non ci riesco (probabilmente solo i top top lo chiudono, dato che parlandone con la gente nessuno riesce ad atterrare sul landing e ciò un po' mi consola), poi dopo lo step up (wow, adesso lo faccio ogni volta!) entro poco convinto nell'appoggio che rientra nel bosco e quindi mi fermo, ma rilancio con un paio di pedalate e dopo un po' chiudo la seconda manche.
Non sono caduto nel vero senso della parola, ho giusto sbagliato un pochino qua e là ma per la prima volta ho fatto una gara sapendo dove mettere la ruota in anticipo. Questo perché l'ho provata tante volte e, soprattutto, perché è corta e ricca di punti di riferimento.
Sono poi rimasto particolarmente soddisfatto quando, in entrata nell'unico pezzo rottarello (giusto un pochino), saltavo via le pietre con le pompatine. Mi sono gasato, devo ammetterlo.
Sono scappato via subito al termine della gara per via del rientro (sono arrivato a Milano alle 22.30) e quindi non ho né tempi né nient'altro, ma visto il livello non dico d'essere arrivato ultimo, ma sarò nella bassa classifica. Come sempre, dopotutto.

Eppure non mi dispiace. No, perché sento di aver dato il 100% di quello che posso dare in questo momento, con le mie attuali capacità tecniche. Le quali ancora non mi hanno permesso di fare i due doppi, ma lo step up e il drop prima che lo chiudessero sì.

Sto migliorando.

(foto di Pa.Ver.)

mercoledì 14 luglio 2010

Ho perso power

Dico sempre power, ma oggi no. Oggi dico "no power".

Ho dovuto limitare la pedalata a 25km, ma porco d'un cazzo se ho faticato come un fottuto dannato cazzuto ricchiuto! No, davvero.. non capisco come sia possibile.. dico, sono 25km, negli ultimi due mercoledì ne ho fatti circa 45, eppure ho sudato, gocciolato, mi sono dannato, ho sofferto e quando il computerino mi ha detto "Ehi, ecco, siamo a 25" sono quasi svenuto dal sollievo.

Poi per circa 10 minuti, in casa, ho avuto la testa totalmente spaced out, tipo come se avessi bevuto sei birre.

Che roba strana.

Non ho più forze? Sarà il caldo? Non lo so, ma spero passi.

Distanza: 25.10km
Tempo: 1h11'12"
Velocità media: 21.15km/h

lunedì 12 luglio 2010

Gara DH: Prali

Che schifo. La peggior gara DH (di tre, poi, che non ne ho fatte così tante) fatta finora, con un risultato pessimo. Andiamo con ordine.

Sabato
Io e Ricky Di arriviamo verso le 11, dopo aver attraversato Torino e aver fatto dodicimila km su una strada provinciale perché non abbiamo preso l'autostrada. Dato che Ricky non ha ancora la bici, decidiamo di farci la pista a piedi, quindi saliamo e cominciamo a scendere. Per una volta, quindi, sono io a urlare "Bella Yari" anziché il contrario, quando lo vedo passare con la helmet cam. Scendi qua, scendi là, arriviamo giù e sono arrivati tutti gli altri del team, così possiamo cominciare a provare.
Ovviamente in bici non ricordo assolutamente nulla di quello che ho appena visto a piedi. Nessuna novità, comunque.
Riusciamo più o meno a fare tre discese, poi arriva la pioggia quindi andiamo a cambiare le gomme. Ovviamente la seggiovia chiude e quindi non si gira più. Fine delle prove.
Dopo cena vediamo una ragazza andare sul panettone finale (clicca per vedere un breve video), quindi decido che anche io voglio chiuderlo, dato che non ci sono ancora riuscito: io e i salti proprio non ci vogliamo ancora bene. Dopo qualcosa come 10 tentativi, finalmente lo chiudo. Due volte. Il bello è che non faccio niente di che, solo non freno (o freno poco) prima di prendere il kick. Il salto è talmente semplice che si chiude da sé. E io, come mi fa notare Andrea Di, sono totalmente passivo nel salto. Ma è già qualcosa, perché non sono mai stato così tanto tempo e così a lungo con le ruote staccate dal suolo. Il che la dice lunga su quanto io salti.
Una birretta media e poi a nanna.

Domenica mattina
Mi sveglio stanchissimo. Ma proprio stanchissimo. E magari anche la birretta al volo fa la sua parte.
Fa un freddo cane e mi copro come posso col k-way. La prima discesa è un disastro totale: sono rigido come un pezzo di legno. Sono stanco, ho freddo e sono freddo.
Fortunatamente, discesa dopo discesa (per un totale di quattro.. e se non ricordo male chiudo il panettone 3 volte su 4), mi riprendo e scendo decentemente. Anche oggi, però, come ieri, non riesco a portare a termine tutta la discesa in un botto. Tanto so che durante la gara riuscirò a farlo. Perlomeno mi è sempre andata così.

Prima manche
Parto e sbaglio tutto: non me la sento di prendere rischi (inteso come cadere e perdere tempo), perciò faccio linee diverse da quelle provate in due giorni, che mi sembrano meno rischiose. E questo è un grosso errore: se provo qualcosa DEVO fare quello e non altro, perché che senso ha, sennò, provare? Sbaglio tantissimo finché, all'ennesima linea diversa da quella provata, mi scivola via la bici da sotto. Niente di che, non perdo tantissimo tempo (5/6 secondi al massimo) e arrivo giù. Il panettone lo chiudo e ormai mi sento un pro.. proino, diciamo. Proinoino. Con un tempo di 5'16", sono un po' deluso (volevo finire ALMENO con a 5'12"). Non importa, tanto c'è la seconda manche.

Seconda manche
Parto e stavolta faccio più o meno tutto come voglio farlo. Prendo un taglio che ho provato solo una volta, ma questa manche è "rischiamocela tutta". Praticamente mi blocco in uscita dal taglio, ma non fa niente. Riparto un po' a fatica e arrivo al salto del fiumiciattolo che atterra su un buco di fango. Lo evito, come ho fatto finora, ma dato che sto spingendo, vado giù per quella discesa un po' troppo veloce rispetto alle mie capacità e prendo la curva successiva troppo stretta. Dovrei passare sopra al bancale e nella mia mente è tutto un "Dai, sul bancale, sul bancale" ma sono in leggera contropendenza su terreno sdrucciolevole, non mi sento di buttare giù la bici e quindi finisco a sinistra del bancale, nel fossetto. La bici si blocca, io salto in avanti e tento di rimanere in piedi correndo, ma dopo tre falcate cado e rotolo (voglio vedere voi correre a quella velocità). Grazie, paraschiena! Mi rialzo e corro in salita qualcosa come 5 metri per riprendere la bici. E perdo un sacco di tempo. Ma non importa, posso ancora farcela. Vado avanti qualche curva e stupidamente arrivo troppo forte (sempre per le mie capacità) dentro a una curva nemmeno troppo curvosa. Esco dalla pista, mi faccio qualche metro nell'erba e riesco a fermare la bici. Mi giro per vedere se arriva quello dietro di me. Niente. Comincio a sentire dentro di me una vocina che mi dice "Ehi, power, ormai è andata, fail" e quindi valuto se ritirarmi dalla gara. E continuo a perdere tempo. Ma alla fine mi ributto in pista (tanto quello dietro ancora non arriva) e continuo la gara. Faccio l'ultima parte un po' troppo piano (sono stanco e demoralizzato, ormai) finché, in una curva stretta, chiudo troppo lo sterzo e cado per la terza volta. Stavolta sento che sta arrivando quello dietro, quindi con calma raccolgo la bici e mi sposto per lasciarlo passare. Appena passa mi ributto in pista nel tentativo almeno di riprenderlo, ma non ci riesco, nonostante lui non sia così veloce. Evidentemente non ci sono proprio più né con la testa né col corpo. Se quello del pubblico che mi ha urlato "Dai che lo prendi!" avesse saputo che in verità io ero il sorpassato.. Arrivo in fondo e nemmeno chiudo il panettone. La voce di Ugo De Cresi che annuncia il mio tempone di 5'40" e spiccioli non mi arriva come una sorpresa, viste le cadute.

Non ho sottomano le classifiche, ma mi consola il non essere finito ultimo nonostante io sia stato alla terra come il maiale sta al suo fango. Mi consola meno che altre persone, cadendo, hanno fatto comunque tempi power.

La sfida con Fasana - e adesso anche con Andrea Di - è ancora aperta, anche se purtroppo il divario tra noi si sta piano piano allargando. Maledizione.

Ah, per chi si chiedesse cosa c'entra la marmotta.. vi dico solo di notare la similitudine tra la mia posizione in bici e il simpatico animaletto.