martedì 23 agosto 2011

Sul Canto asciutto con gli SPD

Una sessione decisamente migliore, sul Monte Canto: il terreno completamente asciutto (forse anche troppo, in certi punti, tanto da creare della sabbia.. fortunatamente solo in salita e non in discesa).

Ho ancora parecchia indecisione in me a causa degli spd e in generale non vado così veloce quanto pensavo di andare, anche se, come chi frequenta il Canto ben sa, il Compressor non è proprio un percorso veloce per noi esseri umani.

Dopo due anni dal primo video, comunque, finalmente posso postare di nuovo un video di me sul monte dove tutto è cominciato, nella lontana primavera 2009.

Osservando i vari spezzoni al rallentatore, si nota parecchio quanto blocchi il posteriore, soprattutto in fase di curva (la curva in entrata del Compressor la faccio praticamente in derapata), nonostante abbia messo su apposta un disco che pensavo non frenasse molto bene. La mia prossima idea è quella di comprare e montare un disco di diametro inferiore. Ovviamente la soluzione ottimale sarebbe quella di non toccare il freno, ma su quello solo il tempo potrà aiutarmi. Sempre che mi aiuti, naturalmente.

Buona visione.


martedì 16 agosto 2011

DI flat e di SPD

Ho riflettuto parecchio, alla luce degli avvenimenti di ieri sul Canto e di Bobbio.

Ho appena comprato i nuovi SPD, quindi mi sembra giusto che debba tornare ai flat.

E' tutta una questione di testa.. questione che si è ingrandita a dismisura col passare dei giorni, anziché sparire. Gli episodi sono diversi (ne riporto un paio):

- sulla Bike Patrol a Chatel, su una curva verso destra non particolarmente astiosa (un po' ghiaiosa, ok) per il solito timore di non riuscire a sganciarmi ho tentato di farlo prima della curva, col risultato che mi sono cappottato e sono finito fuori pista (non era un punto esposto)

- a Bobbio, sempre per la paura di non riuscire a sganciarmi, un paio di volte stavo per finire giù in un paio di punti esposti.

- a Bobbio, in una curva verso destra, ogni volta mi sentivo insicuro e tentavo di staccarmi senza riuscirci, con ovvio irrigidimento generale

- sul Canto, nel Compressor, il tratto subito dopo il ripido, essendo un po' viscidello e ricco di pietre, l'ho fatto completamente a caso, terrorizzato, anche lì col timore di non riuscire a staccarmi.

- sul Canto, nella seconda parte del Compressor, dove c'è una curva su pietre verso destra, ero un po' spaventato.. l'ultima volta che c'ero stato avevo pure trovato una linea fichissima che ieri mai mi sarei sognato di fare.

Il problema principale, quindi, è quello di non essere riuscito a staccarmi in un paio di situazioni nelle quali volevo staccarmi. Inoltre non sono mai stato particolarmente bravo sulle curve e quando ne incontro che vanno verso destra vado completamente in palla, fino al punto di bloccarmi completamente.

Non butto giù la bici, quindi non riesco a curvare bene, quindi mi spavento, quindi etc.

Ormai gli SPD li ho comprati. Li userò su piste particolarmente easy. In tutti gli altri posti, anche semplici ma con tratti decisamente esposti come il Canto, li eviterò.

Vediamo se, facendo le cose in modo più graduale, non riesca poi ad abituarmici definitivamente.

Nel frattempo penso di montarli anche sulla bici che uso in città.

lunedì 15 agosto 2011

Cerchiamo di capirci: dopo un inizio abbastanza entusiasmante con gli spd, che sembravano la scoperta del secolo (per il sottoscritto), ora sono praticamente tornato a quando mettevo per le prime volte il culo su di una bici, quasi tre anni fa.

La settimana a Les Gets, attaccato, come tutti coloro che leggono qua già sapranno, è stata disastrosa; mi sono però leggermente ripreso a Caldirola - ma giusto leggermente, perché anche lì ero ridicolo - e poi ho avuto una crisi tremenda a Bobbio. Decidendo quindi di fare un passo indietro, me la sono pedalata su per il Canto - il Canto, gente, quello dove ho fatto le mie primissime discese; quello che mi dovrei mangiare a colazione - e nella prima parte del Compressor ho avuto letteralmente paura.

Troviamo tutte le scuse del caso.

Per la prima volta mi sono fatto la discesa in modalità xc: caschetto e nessuna protezione. Certo, questo può aver avuto un suo ruolo: per uno che ha cominciato ad andare in bici con tutte le protezioni possibili e immaginabili, ritrovarsi senza uno straccio di plastica addosso per proteggerti può essere una piccola barriera psicologica. Oltretutto il Compressor credo venga un po' sottovalutato, dato che la prima parte e un paio di passaggi della seconda non sono proprio scontatissimi. Ciò non toglie che negli anni passati l'abbia percorso più e più volte e quindi non dovrebbe prendermi così alla sprovvista. Ok, il fondo non è asciutto e tra pietre e leggero fango ho il terrore che non tenga un cazzo (altra paranoia), ma ho già girato qua in situazioni ben peggiori senza uscirne così traumatizzato.
Il secondo punto che vorrei portare alla luce è la pressione delle gomme: ho osato un 2.65 al posteriore e 2.60 all'anteriore e ho sentito la bici andare dappertutto tranne dove avrei voluto che andasse. Mi sono sentito come se non avessi una bici ammortizzata e l'accozzaglia di rumori metallici durante tutta la discesa non mi ha di certo rassicurato.
Terzo punto che potrei usare in un eventuale processo "Masa non sa andare in bici" vs "Insieme di cambiamenti che manderebbero in crisi chiunque" sono i freni: porca di una troia non riesco più a frenare decentemente! L'anteriore devo quasi pinzarlo con tutte le forze perché abbia un'azione frenante degna d'essere chiamata tale, invece il posteriore appena lo tocco mi blocca la ruota.. la soluzione che si sta facendo strada è, per assurdo, quella di diminuire la dimensione del disco posteriore, passando a un 180mm: teoricamente questo dovrebbe rendere più modulabile la frenata e, soprattutto, evitare il bloccaggio del posteriore che è qualcosa di veramente tremendo. Sempre nella prima parte del Compressor, tra anteriore che non mi frena e posteriore che mi derapa dappertutto, ho pensato a chi lasciare la mia bici come ultima volontà.

La vera verità, però, è che sono psicologicamente bloccato: non riesco ad andare tranquillo sullo spaccato e nelle curve faccio una fatica abnorme - non ci riesco proprio - a buttare giù la bici in piega. Come può dimostrare il video che segue.

Non voglio però arrendermi così presto: voglio continuare a dare agli spd una possibilità. Ma di sicuro, se dovessi vedere che non starei andando da nessuna parte, il ritorno ai flat sarebbe dietro l'angolo.



martedì 9 agosto 2011

A Caldirola succedono cose strane

Domenica sono tornato a Caldirola, dove non mettevo piede dalla gara. Stavolta, però, con gli spd.

Inutile nascondere che se sono un idiota con i flat, con gli spd lo sono quattro volte tanto (come hanno dimostrato le ultime vacanze a Morzine), ma non posso arrendermi e quindi devo continuare a usarli. Come ho detto una volta a Ricky Di: "A volte si devono fare un passo indietro per poi farne due in avanti". Ecco, io ora ne ho fatti una quarantina, ma pian piano magari riprenderò ad andare in avanti, chissà.

Le discese sono state accettabili. Dico solo accettabili perché in certi punti ero davvero ridicolo; un pupazzo in balia degli eventi. Al primo giro sulla pista della gara sono riuscito a forare il posteriore (in verità me appena ho fatto un pezzo in particolare ho pensato "Uh, adesso buco" e così è stato), pizzicando. Ero a una pressione di 2.20, quindi l'ho portata su a 2.30. Devo dire che non ho notato quasi per nulla la differenza e non ho pizzicato di nuovo nelle discese successive.

Più volte mi sono steso a causa degli spd: nel tentativo di staccarmi, mi sono trascinato a terra più volte. Insomma, devo ancora prendere confidenza con questo tipo di pedale e devo prendere confidenza - solo mentale, non tecnica - con le curve fatte coi piedi attaccati alla bici.

In particolare è successa una cosa strana sulla cosiddetta DH3: in uscita dal bosco c'è una sorta di doppio (che ovviamente taglio corto), seguito poi da una sorta di autostrada veloce in contropendenza. Subito dopo segue una curva verso destra in appoggio. Ecco, non so esattamente come, ma credo d'aver piegato troppo perché a un certo punto ho sentito entrambe le ruote perdere aderenza. D'istinto, ho cercato di staccare il piede per appoggiarlo a terra e rialzare la bici, ma non ce l'ho fatta. La velocità era abbastanza alta e tirando sul piede ho ovviamente fatto abbassare ulteriormente la bici, tanto da farmi prendere dentro il terreno con la caviglia. "Puttana eva cado", ho pensato, e invece niente, non sono scivolato rovinosamente a terra e addirittura, non so ancora come, ho riportato la bici su e ho proseguito la mia discesa.

Diciamo che più ci ripenso e più non capisco cosa sia successo. Anche lì, appena finita la discesa, sono rimasto a fissare il terreno e a ripensare a cosa fosse capitato e al perché non fossi finito a terra. La conclusione è che le ruote tengono molto di più di quanto io creda. Nonostante ciò, non ho più buttato così tanto giù la bici, quindi non è che adesso, con questa nuova conoscenza, sono diventato il re delle pieghe. Anzi.

Però fanno pensare, 'ste cose..

sabato 6 agosto 2011

Una settimana sottotono a Port du Soleil

Dopo una lunga attesa, finalmente sabato scorso sono partito, in compagnia di Ricky Di e Fasana, verso Port du Soleil, in quel di Francia.

L'intenzione è di fuckin' yeah, ma già dal primo giorno c'è qualcosa che non va per il verso giusto, a Chatel: il fango esagerato sulla mia pista preferita (la Bike Patrol); la prima volta con gli spd sul fango su piste non proprio facili; i miei soliti problemi coi salti e le curve (qua portato all'ennesima potenza a causa di infiniti brake bumps e degli spd); aggiungiamoci che al termine della prima giornata ho un nuovo dolore al tendine dell'indice sinistro, che non mi permette di frenare e che mi obbliga quindi a ripiegare sull'uso del medio per non fottermi la vacanza.

Passo il lunedì a prendere confidenza con la frenata anteriore effettuata con il dito medio. Non è affatto facile, ne soffre in particolare il mignolo che sopperisce alle fortissime vibrazioni delle piste di Les Gets. Ancora enormi problemi con le curve e gli incredibili brake bumps che, affrontati a una certa velocità, mi creano esagerate difficoltà nel controllo della bici (forse comincio a sentire un po' la fatica di una bici da freeride con forcella da 160mm, con le gomme a 2.20.. non lo so, proprio non lo so) tanto da portarmi ad affrontare le discese in modi diversi (rimanendo violentemente attaccato al manubrio o alleggerendo il più possibile tutta la bici, ottenendo in linea di massima lo stesso risultato).

Il terzo giorno piove e comunque ho deciso di riposare la mano e vado a farmi una pedalata che mi viene venduta come una 30km. Prendo un paio di funivie e poi, andando un po' a caso, sembra tutto in discesa, su strada bianca. Finché, finalmente, non arrivo alla deviazione per Col de Cou. Supero a mille due tizi troppo scemidimmerda lenti che scendono a spingere le loro bici a mano. Dopo 5 minuti ho il cuore a mille e il fiato cortissimo, perché la salita è di quelle spaccagambe su terreno ghiaioso che se manchi la pedalata la ruota di gira a vuoto. Mi fermo due o tre volte; alcuni pezzi li spingo a mano e finalmente arrivo dove devo arrivare: Col de Cou è esattamente a metà tra Francia e Svizzera. Comincio la discesa, che è una carrabile dove mi gaso a mille e sento la bici saltellare a destra e a manca, dato che ho una pressione di 2.55. Ma mi gaso e mi diverto, dato che non c'è nulla di tecnico e c'è solo da godersi la discesa in mezzo ai monti e alle merde di vacca.
Torno allo chalet e incontro Ricky e Fasa.. cambio le ruote, cambio abbigliamento e andiamo a farci qualche discesa per la DH de La Pleney, che finalmente è asciutta (prima volta che mi capita) e, dopo la bici saltellante, mi sento gasatissimo e sicuro di me.

Al quarto e al quinto giorno si torna a invece si è di nuovo a Les Gets..mi sono ormai abituato a frenare col medio, quindi ho più confidenza e finalmente mi lascio andare su qualche salto, seguendo Dede e Nino. Addirittura mi lancio da solo su un doppietto/step up. Ovviamente arrivo corto, ma l'averlo tentato da solo, senza qualcuno che mi desse la velocità, mi da soddisfazione.

Venerdì ci si sposta di nuovo a Chatel, ma per qualche strano motivo i pantaloni mi si incastrano nella sella e decido, con Fasana, di andare nella città di Chatel a comprare un paio di pantaloncini a caso. Con €15 me la cavo, ma il problema è tornare al bike park, perché la strada è in salita e noi siamo abbastanza stanchi. Aspettiamo il bus per 1h30' e alla fine decido di saltare in sella e pedalare. Faticoso a dir poco, visto che sono anche in assetto discesistico. Arrivo a Chatel, salgo e mi faccio una discesa curvosa. Ovviamente è uno schifo. Risalgo e faccio una discesa sulla Bike Patrol. Mi cago addosso nei punti più difficili e faccio una pessima discesa. Risalgo e incontro Fasana (non era risalito con me a pedali ma a spinta). Ci facciamo una discesa insieme ma è uno schifo totale. Torniamo a Morzine e a metà strada ci dividiamo. Incontro Greg Schillaci. Sono distrutto, ma mi indica la rossa che scende verso la funivia. E' asciutta e meravigliosa e me la godo a mille, anche se purtroppo sono devastato e quindi soffro particolarmente in certi punti. Mi indica poi la nera, che va giù a Morzine. Lo seguo. La pista più pendente cha abbia mai fatto, probabilmente: una pendenza unica dall'inizio alla fine. La stanchezza ormai si è impadronita del mio corpo e la pendenza continua mi fa percorrere la pista a velocità infime in frenata perenne.

Per fortuna sono di nuovo a casa: la prossima volta mi faccio sette giorni, con una giornata di totale riposo. Non posso arrivare al sesto giorno di discesa in questo stato di devastazione fisica.