venerdì 18 marzo 2011

Sfangazzando e bucando

Ieri a sguazzare nel fango di San Bartolomeo (conosciuta meglio come Diano Marina).

Dopo giorni e giorni di pioggia il fondo è completamente infangato (lontani ricordi il terreno della gara), le pietre pure, quindi ci sono titubanze e quant'altro, ma niente a che vedere con Pieve dopo la tempesta, quindi più o meno si viaggia tranquilli.

Alla prima discesa impuntata su un drop: convinto fosse un ripido da copiare arrivo pianissimo. Ovviamente è un drop, quindi vado giù a peso morto, impunto e cappotto. Torno su e lo droppo come avrei già dovuto fare prima.

Tutto fila più o meno liscio - qualche depressione qua e là (che sfocia addirittura in un "Ma cosa cazzo vado in bici a fare?" durante la terza discesa) a causa del buon livello dei compagni di giornata, la metà dei quali non ha stile (l'altra metà ce l'ha) ma molla i freni più di quanto lo faccia io - finché, a metà dell'ultima discesa, mi ritrovo col posteriore bucato. Osservandolo, noto con rammarico che c'è uno squarcio sulla spalla - è una single-ply.

Dopo averla riparata con la super attack, penso di fare come mi è stato suggerito da un ragazzo: la camera d'aria la aprirò e la incollerò nella parte interna delle spalle, come a creare una sorta di doppia carcassa (anche se risulterà più morbida di una vera e propria dual-ply.

Una cosa che mi disturba particolarmente è che ci sono tanti segnetti di usura, nonostante abbia usato la gomma poche volte. Tali segni erano presenti anche nella vecchia gomma (una high roller) e sono una serie di linee che, per tutto il diametro della ruota, si trovano su entrambe le pareti laterali. Mi è stato detto che ciò dipende dalla deformazione della ruota dovuta a pressioni troppo basse, però ultimamente, giocando con le pressioni, sono rimasto sempre tra 2.0 e 2.5. Mi chiedo, quindi, a cosa siano dovuti, dato che persone che tengono pressioni inferiori alle mie non hanno questo problema.

p.s. ieri avevo le gomme a 2.30.. mi è sembrato forse un po' troppo e probabilmente per questo motivo sballottavo parecchio a destra e a manca quando passavo sopra punti particolarmente scassatelli (es. un susseguirsi di pietre). Proverò con 2.20, anche se purtroppo non avrò presto modo di verificare le diverse pressioni (ieri non mi è venuto in mente). Ho idea che farò presto un salto in Liguria sulla DH Uomini per provare settaggi diversi.

Manco fossi un pro..

mercoledì 16 marzo 2011

Scivola il posteriore

Mi sono reso conto, per l'ennesima volta, di quanto io odi l'asfalto bagnato: cadere sull'asfalto è veramente pessimo e visto che ogni tanto mi capita di perdere l'anteriore a causa della città (macchia di gasolio; ciottolato; auto che ti tagliano la strada sulla ciclabile) diciamo che, col passare del tempo, sono diventato sempre più cauto.

Sulla strada di ritorno dall'ufficio, ieri, mi sono fermato in una specie di parchetto con tipo delle piastrelle di cemento bagnato e ho cominciato a derapare col posteriore, senza frenare. Praticamente prendo un minimo di velocità, butto giù il piede, giro completamente il corpo nella direzione opposta a quella in cui sto andando ed ecco che il posteriore va in derapata.

Perché ne sto scrivendo? Perché se questa derapata mi viene bene quando la faccio verso destra, verso sinistra viene una roba terrificante. Al che ho notato che la posizione del corpo è pure molto diversa, finendo col ginocchio sulla ruota anteriore. In pratica, non riesco quasi per nulla deraparla, solo qualche volta.

Per contro, quando sono in montagna, ho grossi problemi a fare curve verso destra mentre mi viene molto più semplice andare verso sinistra.

Praticamente le curve piatte mi vengono meglio verso destra mentre quelle in discesa, con appoggio e in contropendenza mi vengono di gran lunga meglio verso sinistra.. lo avevo detto che avevo quel qualcosa di Zoolander..

martedì 15 marzo 2011

Mentalmente

Sono mentalmente molto, molto, molto bloccato. E sono anche molto meno motivato rispetto all'anno passato.

Quindi niente più gare sotto la pioggia e niente più gare Superenduro al di sopra delle mie capacità (vedi Pogno o Sestri Levante).

Già, sono proprio bloccato.

lunedì 14 marzo 2011

E con la prima, arrivò l'abbandono

L'anno scorso, all'ultima gara di stagione, mi sono ritirato a Melette perché il dolore alle costole era forte. Ma anche perché era successo qualcosa dentro di me e mi sono reso conto, durante le prove, di non essere psicologicamente in grado di affrontare un percorso del genere nelle condizioni in cui si trovava. Mi era già successo qualche settimana prima, in Val di Sole, ma lì la gara l'avevo fatta comunque, con pessimi risultati.

Questo weekend, alla prima gara di DH della stagione, non ho preso parte alla gara, anche se stavolta il ritiro non è dipeso direttamente da me - non ho deciso di tirarmi indietro né per dolori né per muri psicologici.

Faccio un passo indietro e comincio dall'inizio.

Sabato mattina ci prepariamo, io e i fratelli Di, per cominciare a provare la pista di Pieve di Teco, una delle più lunghe e fisicamente impegnative del calendario DH italiano. Il problema è che ha piovuto parecchio e quindi la pista è decisamente infangata.

Qualche passaggio qua e là è davvero complicato per me e in generale non riesco a fare tutta la pista in una sola volta. Oltre a non farla d'un fiato, ho anche problemi a farla decentemente, con il continuo timore di scivolare a destra e a manca, quindi sono praticamente incollato ai freni e scendo a ritmi da bradipo.
Quindi, a conferma di ciò che avevo notato a Melette, mi viene totalmente a mancare la confidenza su fango: il cosiddetto canyon lo faccio metà in sella e metà fuori sella, buttando giù il piede in continuazione fino all'apice durante la terza discesa, quando scendo e accompagno la bici a piedi. Zero confidenza.

Dopo tre sole prove, la giornata finisce e passo una buona mezz'ora al freddo - ma freddo freddo! - per lavare la bici. Poi comincia a piovigginare. Ancora più freddo.

Mi sento un po' indeciso, ma dopo tutti questi km di viaggio e la spesa, non posso non prender parte alla gara.

Il mattino dopo ci si sveglia con la pioggia, che in verità non ha mai smesso di cadere. L'idea di inzupparsi nell'acqua gelida per provare la pista e di rimanere inzuppato con un freddo invernale fino alla prima manche non mi piace affatto. Però decidiamo comunque di provarla una volta. Un po' tardi, ma non fa niente.

Saliamo, proviamo la discesa e, miracolo, la pista tieni molto, ma molto più di ieri, tanto che mi devo fermare a un certo punto della discesa per riposare le braccia perché, per quanto tenga, scendo comunque coi freni tirati. Il motivo della tenuta è proprio la pioggia: ha reso il fango più liquido, quindi non c'è più quell'ammasso di fangazza appiccicosa che riempe le ruote e ne fa perdere il grip. Inoltre il fango che rende le pietre viscide è stato lavato via, portando nuovamente alla luce le meravigliose pietre liguri che tengono dibbrutto.

Il freddo è penetrante, ma ovviamente scendendo ci si scalda, quindi quando arrivo giù mi sento più tranquillo del giorno prima, nonostante sia completamente bagnato e inzuppato. Mi metto quindi in coda e prendo il furgone per risalire. Intorno a me, però, vedo solo numeri intorno al 150 o giù di lì, a parte un ragazzo col 220. Guardo l'orologio del furgone e noto che sono già le 11.05 e io ho la partenza alle 11.22. Penso alla risalita e mi accorgo che probabilmente POTREI farcela. Però poi mi ricordo che c'è un piccolo trasferimento in salita da fare in bici per arrivare alla partenza.

Scendo al volo dal furgone e via, pedalo per arrivare alla partenza. Quando arrivo stanno chiamando il numero 210. Il mio turno è già passato. Mi avvicino lo stesso, dato che ci sono altri due ragazzi in ritardo, ma il giudice di gara è decisissimo: non si parte.

Torno giù, ma prima mi fermo a guardare la gente passare in un punto della pista. E passano tutti abbastanza veloce. Già, perché in condizioni come queste solitamente fanno la gara solo quelli che hanno manico. A parte il sottoscritto, ovvio.

Arrivo in fondo in tempo per vedere arrivare i numeri dal 100 in giù. Piove. Sono inzuppato dalla testa ai piedi, ma resisto e rimango in attesa della seconda manche. Ma la pioggia costante unita al freddo, dopo circa quaranta minuti, mi fanno tremare come una foglia. Ho le mani che sono due pezzi di ghiaccio; non sento più le dita dei piedi (scarpe inzuppate) e, a quel punto, mi rendo conto d'aver raggiunto il mio limite di sopportazione, rendendomi conto che non sarei stato in grado di aspettare ancora un'ora in quelle condizioni e, soprattutto, che non sarei stato in alcun modo in grado di fare la gara.

Così me ne torno al Doblò e mi cambio. Mi sono ritirato dalla gara.

Comincia in questo modo la mia stagione di DH ma, in fondo, non mi interessa più di tanto: non ho più quel potentissimo entusiasmo dell'anno passato nelle gare e, vedendo il livello dei rider presenti alle gare di DH, mi sento decisamente fuori luogo e inadeguato.

Ne riparleremo ad Agnona (una pista ricca di salti, che quindi non c'entra proprio un cazzo col sottoscritto). Sempre se non si metta a piovere anche lì. Perché in tal caso non avrei alcun problema a saltare la gara.

martedì 8 marzo 2011

Gara SE: San Bartolomeo 2011

Si riapre la stagione di gare, con la prima Superenduro Sprint a San Bartolomeo.

Esattamente un anno fa questa è stata la mia prima gara.

Non mi dilungherò troppo perché, col passare del tempo - come sempre - la mia voglia di scrivere è scemata e, a quanto pare, questo è l'andazzo per quest'anno.

Day 1: prove
Giorno di prove furgonate insieme a Aadm e Bisso. Quattro volte la PS2, una volta e mezza la PS1 e una volta la PS2. Sì, ovviamente mi sono voluto concentrare di più sulla PS2, che è quella che preferisco.
Sulla PS1 rischio qualcosina facendo il salto nel blu: penso di ricordarmelo e quindi lo prendo senza nemmeno guardarlo.. quindi appena spicco il volo mi rendo conto che sto puntando l'esterno della pista, mi spavento e scombino un po' ma rimango comunque in sella.
Alla terza prova sulla PS2 vado troppo lento per chiudere il doppio all'inizio e troppo veloce per atterrare prima del landing, quindi, in volo, mi sposto tutto indietro cercando di non impuntare perché è più che chiaro che atterrerò ESATTAMENTE sulla gobbetta. Il risultato è che appena tocco terra perdo completamente il controllo dell'anteriore e la bici mi sbalza sul lato della pista, tra le piante. Raddrizzo il manubrio e riparto. Nota per me stesso: i salti li devi fare alla giusta velocità o non farli.. se poi li vuoi fare, tieni il peso centrale o addirittura avanzato.. l'importante è non atterrare col peso tutto indietro che succedono casini.
Nei due punti più impegnativi non riesco a passare con la giusta fiducia e mi porterò dietro questa insicurezza anche in gara.
Ancora vengono alla luce i miei problemi nelle curve,

Day 2: gara
Mi sveglio stanco, molto stanco; come quando mi sveglio dopo una serata passata a sbevazzare. Sono sfiancato e mi sento poco lucido, quindi mi bevo due caffè e spero mi aiutino.
Parte la gara.
Il trasferimento è tranquillo e arrivo con 20' di anticipo (sono stati bravi, gli organizzatori).
Mi preparo con calma e poi si parte, con la PS1 in salita per il primo tratto. Sono un po' esagitato - ma non nervoso - e quindi ovviamente sbaglio cinquemila cose nella prima parte: mi dimentico del ripido iniziale; sbatto troppo pesantemente sul primo wallride; prendo di nuovo il salto nel blu troppo largo e stavolta mi avvicino tanto al bordo pista, tanto che devo frenare violentemente. Poi però punto dritto verso il wallride e da lì alla fine mi riprendo.
Sorpasso colui che precede chi mi precede e finisco la prova in 3'01.95 (173° su 347, ovvero 50° su 100)
Il secondo trasferimento è un po' su asfalto e dopo su sterrato. Mi rendo conto che i tempi sono larghi, quindi mi permetto di risalire tranquillissimo. Finché non mi accorgo d'aver bucato. Durante il trasferimento. Eh sì, perché mi sono messo a fare zigzag pesantemente schiacciando la bici, finché non mi parte il posteriore. Non ci faccio caso, anzi, mi gaso, perché sono riuscito a fare un cuttie senza nemmeno volerlo fare sul serio. Eppoi quando sento flopflop e capisco d'aver bucato mi gaso meno. Cambio al volo e risalgo, però timoroso di non arrivare in tempo pedalo forte e mi stanco un po'.
La seconda prova va bene in generale. Anche qua, a un certo punto, non mi ricordo più dove sono (diciamo che la stanchezza che ho percepito al mattino è decisamente presente e la lucidità è giusto al limite) finché non mi ritrovo sulla parte impegnativa 1: arrivo troppo veloce, freno troppo col posteriore che mi scivola via e quindi mi devo quasi fermare per impostare i due gradoni. Arrivo alla seconda parte impegnativa e, con zero fiducia, arrivo quasi a fermarmi, per poi buttare giù il piede e farlo tutto totalmente scomposto. Fa niente.
Anche qua, durante la discesa, raggiungo colui che precede chi mi precede. Finisco in 7'20.15 (156° su 338, ovvero 46° su 100)
Il terzo trasferimento lo faccio tipo al rallentatore, perché ho avuto sentore di crampi al termine della PS2 e non voglio rischiare di dovermi fermare durante la PS3, che è strapedalata.
Sulla PS3, infatti, arrivo a mettere la coroncina da 24 sui tratti in salita e a sedermi, perché proprio non voglio spingere in alcun modo. Ciò si traduce in un non raggiungere chi precede chi mi precede e nell'essere quasi raggiunto da quello che mi segue. Insomma, una prova penosa. Il tempo conferma con un 6'19.71 (217° su 334, ovvero 64° su 100).

Chiudo la gara in 16'41.82, 174° su 333.. un risultato pessimo, devo, dire: con la solita normalizzazione a 100 sono 52°. L'anno passato, sempre a San Bartolomeo, sono arrivato 60° su 100 ma ho anche interrotto - e pure a lungo - la PS3 a causa dei crampi.

Guardando la helmet cam delle prove dello scorso anno sull'unico punto della PS2 che è stato uguale anche quest'anno, ho potuto appurare che nel giro di 1'30" ho lasciato indietro il me stesso dell'anno scorso di circa 10". Sono migliorato, quindi, su questo non ci piove, ma anche tutto il resto del mondo è migliorato.

Staremo a vedere a Cartosio.