sabato 11 dicembre 2010

Un disastro

A Sanremo, dopo la prima volta un mesetto fa, sarebbe dovuta essere una giornata di discesa molto power (piste decisamente più da DH che da FR come quelle di Finale Ligure, per intenderci). E invece no, è stata un vero disastro.

Per qualche motivo, con Ducci facciamo cinque discese diverse, senza ripeterne una nemmeno una volta, quindi, siccome non sono un mostro in bici, ogni volta è come se fossi alla prima discesa, che per me è alquanto, sempre disastrosa.

Infatti, alla prima ripetizione, ovvero alla sesta discesa, finalmente riesco a mollare un po' i freni. E infatti comincio a rischiare ogni volta. Non capisco perché, ma quando comincio a mollare un po' comincio anche a rischiare a ripetizione. Spero sia un buon segno, ma magari anche no. Purtroppo siamo su una pista decisamente pedalata e con parecchi saliscendi, quindi conta poco. Comincio a raggiungere chi mi sta davanti.

Alla settima idem come sopra, anche se va ancora meglio. Ancora, raggiungo nettamente chi mi sta davanti.

All'ottava mi gaso ma non gasissimo perché ancora una volta raggiungo chi ho davanti e perciò ogni tanto rallenta più del dovuto. Al termine della discesa Fasana - che era dietro - mi si affianca e mi mostra il pollice verso. Mi è stato in culo quasi tutto il tempo. Ho la scusante di quello davanti, ma in verità lui è semplicemente più veloce di me.

Alla nona discesa lo lascio andare avanti, ma la pista evidentemente è più consona a me (prima volta che la facciamo oggi, ma è una pista molto aperta e dritta, quindi si viaggia molto a vista), dopo qualche passaggio entra in crisi e lo passo. Raggiungo un altro e finalmente i due che sin dall'inizio della giornata sapevo di poter passare (non i due Matteo, che sono dei mostri e non avrei mai raggiunto).

Insomma, uno che sa andare in bici deve saper andare in bici, non deve aggrapparsi alla scusa che alla prima discesa va come la merda. Però io in verità alla prima discesa su una pista nuova (anche se due o tre le avevo già fatte un mese fa per me ogni volta è nuova) vado davvero molto cauto perché non so mai cosa c'è dopo.

Una brutta chiusura di stagione, diciamo, così come lo è stata la mia ultima gara fatta (Val di Sole, posizioni arretratissime in classifica) e l'ultima gara che avrei fatto (ritiro per infortunio). In linea col resto, quindi.

Speriamo solo sia una crisi dalla quale uscirò vincente. Lo saprò solo tra qualche mese, quando ricomincerò a girare seriamente.

Forse un'uscita a settimana si sta dimostrando troppo poco, eh?

domenica 5 dicembre 2010

Aggiornamento fuori stagione

In questo periodo sto girando molto in Liguria. A Finale Ligure, in particolare, dove si può andare sulle piste lisce e tobogose (con Finale Freeride o Elicaride) oppure sulla DH Uomini, la pista di tipica pietraia ligure che più mi manda in crisi e mi gasa allo stesso tempo (come si può leggere di seguito).

Ieri ci sono tornato per 4 discese e ogni volta rimango sempre più basito quanto, in questo sport, la stessa pista cambi completamente ai miei occhi nel giro di poche ore.

Alla prima discesa continuo a fermarmi, a guardare, impaurito, eventuali linee che avrei potuto fare per arrivare giù sano e salvo. Già, solo per arrivare giù sano e salvo. Sono incredibilmente rigido, salto giusto se obbligato ed evito i tre drop disseminati sulla pista. Dell'ormai famoso passaggio finale (il ripido subito dopo la curva netta a sinistra) faccio solo la seconda parte perché non me la sento di prenderlo tutto di fila.

La seconda la prendo da più su, dove c'è il cosiddetto toboga, in modo da arrivare sulla DH un po' più riscaldato. Nel toboga, ripensando a quanto dettomi da Nino settimana scorsa, cerco di buttare più giù la bici in curva ed effettivamente la sento girare meglio. Certo, non ottengo ancora quello che vorrei fosse il mio risultato finale (non frenare del tutto durante la curva e soprattutto entrare piegato il più possibile) anche perché il terreno è comunque umido e fangosello e quindi non mi fido molto. Arrivo sulla DH e in effetti, pur essendo ancora innervosito e timoroso, sono già più tranquillo rispetto a prima. Ancora faccio solo la seconda parte del ripido.

Alla terza magicamente mi sblocco: ora non è importante fare la linea più semplice, ma quella che mi porta a fondo più velocemente. Il controllo della bici cambia decisamente, perché mi sento più sicuro, più morbido e perché adesso sento di poter decidere nettamente dove posizionare la bici. Passaggi che inizialmente mi sembravano proibitivi li passo via senza pensarci troppo.

La quarta, presa anch'essa su dal Toboga, è quella che conferma la direzione intrapresa: guida più sicura, passaggi più rapidi. Addirittura, nella parte finale, dove ci si infila in una specie di piccolo canyon con pietre fisse (tutta l'altra parte è composta da pietre e pietrone smosse in ogni dove), la mia mente comincia a chiedersi "Ma se io tentassi di saltellare tra le pietre anziché di farci rotolare le ruote sopra riuscirei ad andare più veloce?".. certo, la domanda non è così articolata, ma è quella. E in fondo è quello che uno che vuole fare discesa dovrebbe chiedersi durante tutta la discesa.

Decisamente soddisfatto, anche se certi passaggi erano ancora fatti decisamente lentamente. E' però vero che questo genere di piste è più facile da affrontare a velocità più sostenuta che lentamente, solo che dopo un po' è facile perdere lucidità.

Mi spiace solo che mi ci vogliano così tante discese per cominciare a fare delle discese degne di essere chiamate tali.