mercoledì 28 dicembre 2011

Curvette autistiche

Così oggi, non andando in montagna, me ne sono andato al solito parco con l'intenzione di farmi delle curve non piatte - per una volta.

Ho cercato qua e là e ho identificato un punto carino per sperimentare.. praticamente una leggera pendenza che mi permetteva di prendere un minimo di velocità con poche pedalate, per poi girare di netto e relativamente stretto intorno a un albero. Curva verso destra, ovviamente. Trovandomi sempre in contropendenza.

All'inizio ho provato un po' di volte col pedale destro sganciato e frenando - lo ammetto - col posteriore. Poi, vedendo che non riuscivo a cadere neanche volendo (incredibile quanto tengano le ruote, davvero incredibile), con entrambi i pedali agganciati (ero con la bici da xc, con la sella abbassata) e senza toccare i freni.
Quando, per sfizio, ho fatto la curva verso sinistra (che mi viene molto meglio rispetto alla curva a destra) mi sono gasato forte e con tutto il peso totalmente in avanti, tentando di stringere il più possibile la curva, ho chiuso troppo lo sterzo e mi sono cappottato in avanti.

Una volta presa confidenza, mi sono spostato sulla vera curva, quella che mi ha sempre dato problemi. Ha una pendenza più accentuata (niente di ripido, per intenderci) con una curva senza appoggio, leggeremente contropendente, con un terreno che non ispira molta fiducia e con un paio di gradinetti bassi ma che comunque interrompono il normale flow della ruota. Inoltre non è larghissima, la curva è a 90° (forse un pelino in più) e sul lato sinistro, se sbagli, rotoli giù. Ok, non è come in montagna, con i punti esposti, però anche andare giù da lì non è il massimo.
Infatti tutta la confidenza che avevo acquisito è sparita di colpo. Penso sia dovuto all'idea che non c'è molto margine di errore: se non riesci a stringere troppo, rotoli giù.

Nonostante ciò, comunque, qualche volta sono riuscito ad affrontarla, non troppo velocemente, nel modo giusto: peso in avanti, non frenando. Troppo piano, certo, e troppe poche volte, ma meglio di niente.

In generale sono decisamente soddisfatto e spero di poter tornarci presto per continuare con le mie ossessioni autistiche, magari facendo un video per studiarmi al meglio.

Winter Riding Milano - Episode 1: San Genesio

Video di Aadm, quello sulla bici invece sono io. Gran bel video di Alessandro Amato Del Monte, realizzato con la sua fotocamera reflex.

Buona visione.

sabato 24 dicembre 2011

Cambio titolo?

Forse sarebbe il caso di cambiare il titolo.. di DH vera e propria ne ho fatta ben poca, l'anno passato, e la tendenza parrebbe rimanere la stessa anche per l'anno a venire.. potrebbe essere.. un giapponese in bicicletta? Certo, a fare le passeggiate in città col cestello.. uhm.. ci vuole qualcosa di diverso, ma le terminologie tamarre come biker proprio non si adattano al modo che ho di vivere questa attività..

Un giapponese su due ruote? Un musogiallo che vien giù dai monti in bici? Uhm uhm.. c'è da pensarci un po'..

martedì 6 dicembre 2011

Da quanto che non scrivo

Cavolo, è parecchio che non scrivo qua.

Dopo gli esperimenti con gli SPD, sono tornato ai flat e mi sono risollevato, sia moralmente che fisicamente. Troppo complicato mentalmente, rimanere attaccati alla bici, e ho rischiato addirittura di perdere, in quei mesi bui, l'interesse per la bicicletta.

Ma parliamo di cose felici e allegre: domani comincerà il lungo ponte che ci farà arrivare direttamente a settimana prossima.

L'idea è di cominciare, domani, sul Canto, sul Sange o a Montevecchia in compagnia di Alex Aadm che, con la sua nuova macchina fotografica super pro power violenza, inizierà le riprese di quello che sarà probabilmente un capolavoro di arte cinematografica moderna, il cui titolo ancora ci sfugge ma il cui soggetto sarà.. beh.. la bici, mi sembra ovvio.

Nel frattempo, comunque, con un pizzico di dispiacere che sparisce immediatamente al motto di "Mors tua, vita mea", mi godo questo autunno prolungato. Sapendo comunque che se l'autunno dura tanto, altrettanto farà l'inverno, una volta che arriverà, con la neve che non si scioglierà prima di troppo tardi l'anno prossimo.

Ma non fa niente, perché mentre gli sciatori/snowboarders possono andare solo con la neve, noi che andiamo in bici possiamo andare con la neve, con l'asciutto e col fango. Basta coprirsi bene, orsù.

Trasferimento su Blogger

Traferimento da Splinder (che chiuderà a breve) a Blogger avvenuto.. ora dovrò personalizzare un po' la grafica.. sempre che ne abbia un minimo di voglia, s'intende..

martedì 18 ottobre 2011

Ordinata

L'ordine per la Canyon l'ho piazzato.. una Canyon da DH, finalmente. Con angolo sterzo da 64°.

Sarà interessante farà le piste e le gare DH, per me che sono abituato ai 67,5° della Torque. Di certo non diventerò il top of the pops, ma un po' più di sicurezza e stabilità sullo scassato e sul ripido male non fanno.

Bellina.


mercoledì 14 settembre 2011

Due foto della gara di Madesimo

Ecco un paio di foto della gara di Madesimo (con un po' di valori modificati, dato che le foto originali risultavano un po' piatte).




lunedì 12 settembre 2011

Gara DH: Madesimo

Ieri ho partecipato alla gara DH di Madesimo, sulla pista Larici.

Una pista a me poco congeniale perché liscia, veloce e ricca di curve: praticamente tutto ciò che mi spaventa di più dell'andare in bici.

Ieri ho avuto davvero modo di valutare quanti passi indietro abbia fatto con la bicicletta. Saranno gli SPD? Sarà sarcazzo cosa ne so, ma ho ottenuto un pessimo risultato.

Mi sono più volte accorto di quanto stessi andando lento, soprattutto nella seconda parte, quella ricca di spondecurvinecurvette. Confidenza pari a zero quando la pista non è dritta, in pratica. Anche l'idea di buttare giù il piede si allontana al pensiero di non riuscire a riagganciarmi per affrontare la curva immediatamente successiva.

E' stato decisamente uno smacco, ma non è nemmeno stato un problema legato alla singola run: alla prima manche 4:08 (vincitore a 3:34, per intenderci); alla seconda 4:09; alla terza prova col mio cronometro 4:20. Insomma, nello schifo sono stato costante.

Davanti a me, ora, ci sono l'autunno e l'inverno, con ancora qualche puntatina in località di sola discesa (mi vengono in mente Caldirola, Finale Ligure, Betulle, San Romolo).
Mi darò tempo quindi fino all'inizio della prossima stagione e poi, in mancanza di buoni risultati, tornerò ai flat perché sto dando completamente colpa agli SPD per questo mio netto peggioramento.

Sperando che poi, in effetti, siano proprio loro la causa delle mie pessime prestazioni generali in sella.

Queste curve.. queste DANNATISSIME curve!

martedì 23 agosto 2011

Sul Canto asciutto con gli SPD

Una sessione decisamente migliore, sul Monte Canto: il terreno completamente asciutto (forse anche troppo, in certi punti, tanto da creare della sabbia.. fortunatamente solo in salita e non in discesa).

Ho ancora parecchia indecisione in me a causa degli spd e in generale non vado così veloce quanto pensavo di andare, anche se, come chi frequenta il Canto ben sa, il Compressor non è proprio un percorso veloce per noi esseri umani.

Dopo due anni dal primo video, comunque, finalmente posso postare di nuovo un video di me sul monte dove tutto è cominciato, nella lontana primavera 2009.

Osservando i vari spezzoni al rallentatore, si nota parecchio quanto blocchi il posteriore, soprattutto in fase di curva (la curva in entrata del Compressor la faccio praticamente in derapata), nonostante abbia messo su apposta un disco che pensavo non frenasse molto bene. La mia prossima idea è quella di comprare e montare un disco di diametro inferiore. Ovviamente la soluzione ottimale sarebbe quella di non toccare il freno, ma su quello solo il tempo potrà aiutarmi. Sempre che mi aiuti, naturalmente.

Buona visione.


martedì 16 agosto 2011

DI flat e di SPD

Ho riflettuto parecchio, alla luce degli avvenimenti di ieri sul Canto e di Bobbio.

Ho appena comprato i nuovi SPD, quindi mi sembra giusto che debba tornare ai flat.

E' tutta una questione di testa.. questione che si è ingrandita a dismisura col passare dei giorni, anziché sparire. Gli episodi sono diversi (ne riporto un paio):

- sulla Bike Patrol a Chatel, su una curva verso destra non particolarmente astiosa (un po' ghiaiosa, ok) per il solito timore di non riuscire a sganciarmi ho tentato di farlo prima della curva, col risultato che mi sono cappottato e sono finito fuori pista (non era un punto esposto)

- a Bobbio, sempre per la paura di non riuscire a sganciarmi, un paio di volte stavo per finire giù in un paio di punti esposti.

- a Bobbio, in una curva verso destra, ogni volta mi sentivo insicuro e tentavo di staccarmi senza riuscirci, con ovvio irrigidimento generale

- sul Canto, nel Compressor, il tratto subito dopo il ripido, essendo un po' viscidello e ricco di pietre, l'ho fatto completamente a caso, terrorizzato, anche lì col timore di non riuscire a staccarmi.

- sul Canto, nella seconda parte del Compressor, dove c'è una curva su pietre verso destra, ero un po' spaventato.. l'ultima volta che c'ero stato avevo pure trovato una linea fichissima che ieri mai mi sarei sognato di fare.

Il problema principale, quindi, è quello di non essere riuscito a staccarmi in un paio di situazioni nelle quali volevo staccarmi. Inoltre non sono mai stato particolarmente bravo sulle curve e quando ne incontro che vanno verso destra vado completamente in palla, fino al punto di bloccarmi completamente.

Non butto giù la bici, quindi non riesco a curvare bene, quindi mi spavento, quindi etc.

Ormai gli SPD li ho comprati. Li userò su piste particolarmente easy. In tutti gli altri posti, anche semplici ma con tratti decisamente esposti come il Canto, li eviterò.

Vediamo se, facendo le cose in modo più graduale, non riesca poi ad abituarmici definitivamente.

Nel frattempo penso di montarli anche sulla bici che uso in città.

lunedì 15 agosto 2011

Cerchiamo di capirci: dopo un inizio abbastanza entusiasmante con gli spd, che sembravano la scoperta del secolo (per il sottoscritto), ora sono praticamente tornato a quando mettevo per le prime volte il culo su di una bici, quasi tre anni fa.

La settimana a Les Gets, attaccato, come tutti coloro che leggono qua già sapranno, è stata disastrosa; mi sono però leggermente ripreso a Caldirola - ma giusto leggermente, perché anche lì ero ridicolo - e poi ho avuto una crisi tremenda a Bobbio. Decidendo quindi di fare un passo indietro, me la sono pedalata su per il Canto - il Canto, gente, quello dove ho fatto le mie primissime discese; quello che mi dovrei mangiare a colazione - e nella prima parte del Compressor ho avuto letteralmente paura.

Troviamo tutte le scuse del caso.

Per la prima volta mi sono fatto la discesa in modalità xc: caschetto e nessuna protezione. Certo, questo può aver avuto un suo ruolo: per uno che ha cominciato ad andare in bici con tutte le protezioni possibili e immaginabili, ritrovarsi senza uno straccio di plastica addosso per proteggerti può essere una piccola barriera psicologica. Oltretutto il Compressor credo venga un po' sottovalutato, dato che la prima parte e un paio di passaggi della seconda non sono proprio scontatissimi. Ciò non toglie che negli anni passati l'abbia percorso più e più volte e quindi non dovrebbe prendermi così alla sprovvista. Ok, il fondo non è asciutto e tra pietre e leggero fango ho il terrore che non tenga un cazzo (altra paranoia), ma ho già girato qua in situazioni ben peggiori senza uscirne così traumatizzato.
Il secondo punto che vorrei portare alla luce è la pressione delle gomme: ho osato un 2.65 al posteriore e 2.60 all'anteriore e ho sentito la bici andare dappertutto tranne dove avrei voluto che andasse. Mi sono sentito come se non avessi una bici ammortizzata e l'accozzaglia di rumori metallici durante tutta la discesa non mi ha di certo rassicurato.
Terzo punto che potrei usare in un eventuale processo "Masa non sa andare in bici" vs "Insieme di cambiamenti che manderebbero in crisi chiunque" sono i freni: porca di una troia non riesco più a frenare decentemente! L'anteriore devo quasi pinzarlo con tutte le forze perché abbia un'azione frenante degna d'essere chiamata tale, invece il posteriore appena lo tocco mi blocca la ruota.. la soluzione che si sta facendo strada è, per assurdo, quella di diminuire la dimensione del disco posteriore, passando a un 180mm: teoricamente questo dovrebbe rendere più modulabile la frenata e, soprattutto, evitare il bloccaggio del posteriore che è qualcosa di veramente tremendo. Sempre nella prima parte del Compressor, tra anteriore che non mi frena e posteriore che mi derapa dappertutto, ho pensato a chi lasciare la mia bici come ultima volontà.

La vera verità, però, è che sono psicologicamente bloccato: non riesco ad andare tranquillo sullo spaccato e nelle curve faccio una fatica abnorme - non ci riesco proprio - a buttare giù la bici in piega. Come può dimostrare il video che segue.

Non voglio però arrendermi così presto: voglio continuare a dare agli spd una possibilità. Ma di sicuro, se dovessi vedere che non starei andando da nessuna parte, il ritorno ai flat sarebbe dietro l'angolo.



martedì 9 agosto 2011

A Caldirola succedono cose strane

Domenica sono tornato a Caldirola, dove non mettevo piede dalla gara. Stavolta, però, con gli spd.

Inutile nascondere che se sono un idiota con i flat, con gli spd lo sono quattro volte tanto (come hanno dimostrato le ultime vacanze a Morzine), ma non posso arrendermi e quindi devo continuare a usarli. Come ho detto una volta a Ricky Di: "A volte si devono fare un passo indietro per poi farne due in avanti". Ecco, io ora ne ho fatti una quarantina, ma pian piano magari riprenderò ad andare in avanti, chissà.

Le discese sono state accettabili. Dico solo accettabili perché in certi punti ero davvero ridicolo; un pupazzo in balia degli eventi. Al primo giro sulla pista della gara sono riuscito a forare il posteriore (in verità me appena ho fatto un pezzo in particolare ho pensato "Uh, adesso buco" e così è stato), pizzicando. Ero a una pressione di 2.20, quindi l'ho portata su a 2.30. Devo dire che non ho notato quasi per nulla la differenza e non ho pizzicato di nuovo nelle discese successive.

Più volte mi sono steso a causa degli spd: nel tentativo di staccarmi, mi sono trascinato a terra più volte. Insomma, devo ancora prendere confidenza con questo tipo di pedale e devo prendere confidenza - solo mentale, non tecnica - con le curve fatte coi piedi attaccati alla bici.

In particolare è successa una cosa strana sulla cosiddetta DH3: in uscita dal bosco c'è una sorta di doppio (che ovviamente taglio corto), seguito poi da una sorta di autostrada veloce in contropendenza. Subito dopo segue una curva verso destra in appoggio. Ecco, non so esattamente come, ma credo d'aver piegato troppo perché a un certo punto ho sentito entrambe le ruote perdere aderenza. D'istinto, ho cercato di staccare il piede per appoggiarlo a terra e rialzare la bici, ma non ce l'ho fatta. La velocità era abbastanza alta e tirando sul piede ho ovviamente fatto abbassare ulteriormente la bici, tanto da farmi prendere dentro il terreno con la caviglia. "Puttana eva cado", ho pensato, e invece niente, non sono scivolato rovinosamente a terra e addirittura, non so ancora come, ho riportato la bici su e ho proseguito la mia discesa.

Diciamo che più ci ripenso e più non capisco cosa sia successo. Anche lì, appena finita la discesa, sono rimasto a fissare il terreno e a ripensare a cosa fosse capitato e al perché non fossi finito a terra. La conclusione è che le ruote tengono molto di più di quanto io creda. Nonostante ciò, non ho più buttato così tanto giù la bici, quindi non è che adesso, con questa nuova conoscenza, sono diventato il re delle pieghe. Anzi.

Però fanno pensare, 'ste cose..

sabato 6 agosto 2011

Una settimana sottotono a Port du Soleil

Dopo una lunga attesa, finalmente sabato scorso sono partito, in compagnia di Ricky Di e Fasana, verso Port du Soleil, in quel di Francia.

L'intenzione è di fuckin' yeah, ma già dal primo giorno c'è qualcosa che non va per il verso giusto, a Chatel: il fango esagerato sulla mia pista preferita (la Bike Patrol); la prima volta con gli spd sul fango su piste non proprio facili; i miei soliti problemi coi salti e le curve (qua portato all'ennesima potenza a causa di infiniti brake bumps e degli spd); aggiungiamoci che al termine della prima giornata ho un nuovo dolore al tendine dell'indice sinistro, che non mi permette di frenare e che mi obbliga quindi a ripiegare sull'uso del medio per non fottermi la vacanza.

Passo il lunedì a prendere confidenza con la frenata anteriore effettuata con il dito medio. Non è affatto facile, ne soffre in particolare il mignolo che sopperisce alle fortissime vibrazioni delle piste di Les Gets. Ancora enormi problemi con le curve e gli incredibili brake bumps che, affrontati a una certa velocità, mi creano esagerate difficoltà nel controllo della bici (forse comincio a sentire un po' la fatica di una bici da freeride con forcella da 160mm, con le gomme a 2.20.. non lo so, proprio non lo so) tanto da portarmi ad affrontare le discese in modi diversi (rimanendo violentemente attaccato al manubrio o alleggerendo il più possibile tutta la bici, ottenendo in linea di massima lo stesso risultato).

Il terzo giorno piove e comunque ho deciso di riposare la mano e vado a farmi una pedalata che mi viene venduta come una 30km. Prendo un paio di funivie e poi, andando un po' a caso, sembra tutto in discesa, su strada bianca. Finché, finalmente, non arrivo alla deviazione per Col de Cou. Supero a mille due tizi troppo scemidimmerda lenti che scendono a spingere le loro bici a mano. Dopo 5 minuti ho il cuore a mille e il fiato cortissimo, perché la salita è di quelle spaccagambe su terreno ghiaioso che se manchi la pedalata la ruota di gira a vuoto. Mi fermo due o tre volte; alcuni pezzi li spingo a mano e finalmente arrivo dove devo arrivare: Col de Cou è esattamente a metà tra Francia e Svizzera. Comincio la discesa, che è una carrabile dove mi gaso a mille e sento la bici saltellare a destra e a manca, dato che ho una pressione di 2.55. Ma mi gaso e mi diverto, dato che non c'è nulla di tecnico e c'è solo da godersi la discesa in mezzo ai monti e alle merde di vacca.
Torno allo chalet e incontro Ricky e Fasa.. cambio le ruote, cambio abbigliamento e andiamo a farci qualche discesa per la DH de La Pleney, che finalmente è asciutta (prima volta che mi capita) e, dopo la bici saltellante, mi sento gasatissimo e sicuro di me.

Al quarto e al quinto giorno si torna a invece si è di nuovo a Les Gets..mi sono ormai abituato a frenare col medio, quindi ho più confidenza e finalmente mi lascio andare su qualche salto, seguendo Dede e Nino. Addirittura mi lancio da solo su un doppietto/step up. Ovviamente arrivo corto, ma l'averlo tentato da solo, senza qualcuno che mi desse la velocità, mi da soddisfazione.

Venerdì ci si sposta di nuovo a Chatel, ma per qualche strano motivo i pantaloni mi si incastrano nella sella e decido, con Fasana, di andare nella città di Chatel a comprare un paio di pantaloncini a caso. Con €15 me la cavo, ma il problema è tornare al bike park, perché la strada è in salita e noi siamo abbastanza stanchi. Aspettiamo il bus per 1h30' e alla fine decido di saltare in sella e pedalare. Faticoso a dir poco, visto che sono anche in assetto discesistico. Arrivo a Chatel, salgo e mi faccio una discesa curvosa. Ovviamente è uno schifo. Risalgo e faccio una discesa sulla Bike Patrol. Mi cago addosso nei punti più difficili e faccio una pessima discesa. Risalgo e incontro Fasana (non era risalito con me a pedali ma a spinta). Ci facciamo una discesa insieme ma è uno schifo totale. Torniamo a Morzine e a metà strada ci dividiamo. Incontro Greg Schillaci. Sono distrutto, ma mi indica la rossa che scende verso la funivia. E' asciutta e meravigliosa e me la godo a mille, anche se purtroppo sono devastato e quindi soffro particolarmente in certi punti. Mi indica poi la nera, che va giù a Morzine. Lo seguo. La pista più pendente cha abbia mai fatto, probabilmente: una pendenza unica dall'inizio alla fine. La stanchezza ormai si è impadronita del mio corpo e la pendenza continua mi fa percorrere la pista a velocità infime in frenata perenne.

Per fortuna sono di nuovo a casa: la prossima volta mi faccio sette giorni, con una giornata di totale riposo. Non posso arrivare al sesto giorno di discesa in questo stato di devastazione fisica.

martedì 26 luglio 2011

domenica 17 luglio 2011

Fisicamente devastato

E' stato un weekend davvero fisico, lo ammetto.

In compagnia di Andrea Di, mi sono trasferito al confine Toscana/Emilia Romagna per una due giorni: sabato all'Abetone, con l'idea di farci ogni tanto la pista DH, spaccata, e ogni tanto le freeride, rilassanti; e domenica a Sestola, con l'idea di rilassarci su piste lisce.

Ovviamente di liscio c'era solo il culo del mulo rasato.

Per me è stata la seconda volta con gli spd. Decisamente meglio della prima, non c'è dubbio, perché ti dimentichi praticamente di dover rimanere attaccato ai pedali. Certo, se le piste fossero state bagnate, il discorso sarebbe stato completamente diverso, ma il sole ci ha benedetti e quindi non ho nulla da ridire.

Facendo un piccolo passo indietro, venerdì notte ho dormito con una coperta di plastica.. già, come in Val di Sole l'anno passato, avendo dimenticato tenda e sacco a pelo a Milano. Tremendo. Avrò dormito sì e no un paio d'ore, continuando a rigirarmi, tentare di scaldarmi e quant'altro.
A questo si aggiunge che Abetone sia fisicissima: abbiamo provato tutte le piste, ma non ce n'è una liscia. Per tutto il mattino la mia notte in bianco si fa sentire, ma fortunatamente nel pomeriggio mi riprendo.

Prima si spostarci a Sestola punto alla Tana dell'Orso, dove, per €15, mi compro un pile. Sperando che mi copra meglio del telo plsticoso di venerdì notte.

Arrivati a Sestola andiamo adormire con l'idea che l'indomani ci rilasseremo un po' di più.

Durante la notte passo un'oretta a vomitare, senza capire perché. Mi si sconquassa anche questa nottata, quindi.

Ovviamente anche qua le piste sono tutto tranne che lisce: alle prime discese ci diciamo che effettivamente sono più semplici, ma già dalla terza discesa ci rendiamo conto che sono lisce e rilassose solo se le si affrontano a una velocità non particolarmente elevata. Col passare del tempo ovviamente molliamo sempre più i freni e l'effetto delle infinite brake bumps si fa sentire.

All'ultima discesa sulla DH, accondandoci a Diego Da Vinci e amici, mi lascio andare sul doppio/panettone iniziale, che non ho mai chiuso, dato che per me è lunghissimo. Rischio di impuntarmi. Ovviamente: sui salti sono davvero penoso.

Ora è sera e ho dolori un po' dappertutto.. non dolori da caduta, ma da affaticamento (tendine del mignolo; tendine della mano destra già da un paio di settimane; calli che si stanno formando ovunque sulla mano).

Una giornata all'insegna della fatica, dirò, ma soddisfacente.

Soprattutto perché con gli spd mi trovo davvero, davvero bene.

mercoledì 6 luglio 2011

Non sono fermo

No, non è la crisi del terzo anno in bici. Non sono fermo, come potrebbe sembrare. Anzi. In verità diciamo che mi sono un attimo allontanato dalle gare: dopo un 2010 che mi ha visto partecipare a 5 gare di DH e 5 gare di Superenduro; dopo un inizio stagione non proprio perfetto (ritardo alla prima manche a Pieve; gara interrotta ad Agnona; pioggia a Petosino e a Melette) ho deciso, per quest'anno, di dedicarmi a imparare ad andare in bici piuttosto che a gareggiare per classificarmi sempre in mezzo alla seconda metà della classifica.

Sto girando, quindi, con tappe a Livigno/Bormio, seguite da Pila e poi Sauze/Bardonecchia nella settimana a venire. Un ritorno ai tempi d'oro del mio primo anno (2009) e anche parte del secondo (2010), con due giorni consecutivi a fare discesa. Come tanto mi piaceva. Una sorta di passione ritrovata; passione che, negli ultimi tempi, pareva essere scemata.

Credo d'aver fatto il passo più lungo della gamba, l'anno passato, tentando di fare qualcosa che, ovviamente, non ero ancora in grado di fare.

Quest'anno sto piano piano vedendo dei miglioramenti (nonostante la gara a Caldirola mi abbia piazzato più indietro nella classifica rispetto all'ultima gara dell'anno scorso), dedicandomi in particolare ad aumentare la velocità e a fare le curve senza frenare, forse un po' a discapito di passaggi più ostici (mi viene in mente la pietraia a Pila, che ho fatto a velocità decisamente basse e prendendo la linea più esterna a sinsitra anziché passare in mezzo ai due alberi; il ripido e un altro passaggio sulla DH a Livigno, fatti lentamente, così come la parte radiciosa/sabbiosa sul rientro a Pila). Sto anche tentando, con poco successo, di saltare; di prendere coraggio nel salto.

Come ormai ho capito, però, riesco a fare solo una cosa alla volta. E lascio il tempo al tempo.

martedì 31 maggio 2011

Gara DH: Caldirola 2011

Non mi dilungherò troppo nel raccontare questa gara, perché ormai la foga che avevo l'anno scorso nel riportare le cose è scemata col passare del tempo.

Purtroppo a Caldirola ho messo ancora più in evidenza il mio problema - la mia paura - con i salti: li affronto molto, molto piano, li faccio tutti corti e dove posso schiacciare schiaccio. E se schiacciare va anche bene in certi casi, in altri tale azione risulta in un'enorme perdita di tempo. Come s'è visto benissimo nella gara del weekend passato.

Nella prima manche faccio tutto quello che dovevo fare esattamente come lo volevo fare. Non salto praticamente nulla e dato che non c'erano le cosiddette chicken line, ho dovuto sempre prendere le rampe a velocità infime, così da atterrare il prima possibile, al rallentatore. Ne risulta un tempo di 3:53.84 (per intenderci, Milivinti ha chiuso la gara in 2:58.86).

Nella seconda manche, quindi, mi vedo costretto a pedalare ovunque mi sia possibile pedalare, così da cercare di guadagnare almeno un pochino del tempo che irrimediabilmente perdo (non) facendo i salti alla cazzo di cane. Grazie a ciò chiudo la gara in 3:47.68, guadagnando quindi 6 secondi rispetto alla prima manche e circa 20 posizioni in classifica.

E' un risultato abbastanza penoso, ma sono soddisfatto perché non sarei stato in grado di fare meglio e soprattutto perché, per la prima volta in una gara, ho pedalato di brutto ovunque potessi pedalare per tentare di andare più veloce di quanto stessi andando. E ciò è bene.

Devo sbloccarmi sui salti, perché è sempre più un problema davvero grosso.

In classifica generale finisco 190° su 259 partecipanti totali. Con la solita normalizzazione arrivo a 73 su 100. All'ultima gara di DH seria (esclusa Commezzadura, dove ero andato totalmente in crisi) mi ero posizionato 66° su 100.. c'è quindi un nettissimo peggioramento e anche là, a causa dei salti, avevo rallentato parecchio.

Di solito, col passare del tempo, si migliora. Io invece, apparentemente, sto peggiorando, nonostante la sensazione sia invece quella di migliorare.

Mi chiedo se dipenda dal fatto che, in fondo, non sia più così infogato come l'anno passato.

Vediamo settimana prossima a Petosino.

venerdì 20 maggio 2011

Saltino piccolino

Oggi ho trovato un piccolo salto vicino a casa.. la cosa positiva, in particolare, non è tanto il salto in sé che è piccolo (ma chi mi conosce sa che io ho problemi con i salti e che in generale tendo sempre a schiacciarli il più possibile) quanto il fatto che ci sia una sorta di roll-in naturale, che quindi non necessita di grandi pedalate per arrivare al kick con un minimo di velocità.

Il salto è piccolo, vero, ma sono sicuro che chi sa saltare può farlo diventare un bel saltello.. l'unica cosa è che è praticamente uno step up con atterraggio sul piatto.

Di fianco a lui, poi, c'è un altra sorta di kick che lancia ancora meno, ma anche lì, se fatto nel modo giusto da chi sa saltare, potrebbe venire fuori qualcosa di carino perché, in questo caso, l'atterraggio è su di un dosso che pende verso sinistra. Praticamente ne risulterebbe una sorta di transfer.

Insomma, tutto è sempre meglio di niente e ora che le giornate si allungano, questo posto, insieme all'Increa, può essere un bel posto dove prendere più confidenza con la bici.

Sempre con quella da xc, si intende.


giovedì 19 maggio 2011

Riprendendo le curve piatte all'Increa

E così sono riuscito a trovare un posto anche al Parco Increa dove provare e riprovare alla nausea le mie famose curve piatte. Solo che stavolta le curve sono decisamente più strette del solito.

In verità è un piccolo percorsino che probabilmente faranno quelli dell'xc e ci sono altri due o tre punti dove provare e riprovare curve piatte su fondo smosso (sabbiolina), con anche una discesa di 10 metri per prendere velocità senza dover pedalare come un forsennato (come dovevo invece fare al Parco Nord). Evviva. Per di più addirittura ci sono un paio di discese.. una di circa 20 metri con una curva a gomito verso destra su gradini, davvero piacevole da fare con la sella abbassata (e con bici da xc, ovvio, perché con la Canyon credo sarebbe molto, molto noiosa). Alla fine della salita, poi, c'è il fondo totalmente fatto di sassolini e DEVI girare verso destra perché poi c'è lo steccato per evitare di farti finire dentro il laghetto. Terreno sfruttato per derapate controllate, ovvio.

Insomma, penso che mi divertirò un po' in questo parco.

Ed ecco il solito, noioso video. Ma, come sempre, serve più a me che a chiunque altro.


lunedì 16 maggio 2011

Pedarrampicata sul Tracciolino

Sabato giro pesantissimo sul Tracciolino.

Non ho voglia di dilungarmi troppo, quindi riporto solo qualche dato preso qua e là dai compagni di pedalata (eravamo in 24).

Durata di pedalata effettiva: 7h
Km percorsi: 45km
Velocità media: 5,40km/h
Dislivello positivo: circa 1500m

I dati che ho raccolto io, invece, sono solo parziali: a un certo punto, non facendocela più a pedalare e quindi procedendo a spinta, ho spento il cellulare e ho smesso di raccogliere i dati. Eccoli qua, per completezza di info:

Distance: 19.4km
Duration: 2h28'
Avg speed: 7.84km/h
Altitude: 811m

Il mio cellulare, comunque, smette in automatico di registrare dati a velocità inferiori ai 5km/h (l'ho impostato io così, dato che significa camminare), quindi sicuramente mancano alcuni dati. Sono però sicuro che non siano state 7 ore di pedalata effettiva.

Non importa, perché è stato comunque tantissimo e pesantissimo.

mercoledì 11 maggio 2011

Un posticino nuovo

Oggi, passando per l'Increa, ho visto questa specie di piccolo sentierino sterrato di qualche decina di metri, quattro curve, che si snoda tra gli alberi. Ho sempre pensato "Vabbè, ma a che serve?" solo che stavolta ho deciso di fermarmici.

E porco d'un cazzo se ha un suo senso! Sono delle curve decisamente strette e ho tentato mille volte di farle con la sella alta, però quando tento di piegarla un attimo ho grossi problemi e quindi ogni volta butto fuori il piede. Finché mi sono un po' stufato e ho tirato giù la sella. Piega di qua, piega di là, praticamente ho passato 20 minuti a ripetere quelle quattro curve milioni di volte.

Devo ancora trovare il limite, anche perché, per quanto vada piano, la voglia di scivolare e finire a terra è poca.

La missione è riuscire a piegare il più possibile senza nemmeno sfiorare il posteriore per correggere la traiettoria: qualche volta ce l'ho fatta, la maggior parte delle volte invece ho dovuto frenare un po' per correggermi.

Magari la prossima volta faccio anche qualche video. Giusto per esasperare la mia stupidità ciclistica.

giovedì 21 aprile 2011

Fottiti asfalto

Ma vaffanculo asfalto di merda!

Niente bici questo weekend; niente prove a Priero; niente di un cazzo di nulla.

Tutto perché qualcosa è andato storto con un bunny hop e mi sono ritrovato a gran velocità a sfregarmi tutto sull'asfalto fottuto.

Fanculo, asfalto.


martedì 19 aprile 2011

Mi perdo e allungo

Stamattina ho voluto tentare una nuova strada per venire in ufficio. E ovviamente mi sono perso. Fortunatamente avevo dietro il telefonino col gps, così ho più o meno puntato verso Sud e sono arrivato in zone più conosciute.
Grazie a questa piccola deviazione, comunque, sono riuscito ad allungare il percorso di circa 10km rispetto al solito giro lungo e ciò non è male, se non che sono comunque arrivato in ufficio decisamente stancarello.

Dato che sono a Brugherio e che esiste un parco che si chiama Increa con un po' di salite e discese, non mi dispiacerebbe, qualche volta, passare per tale parco e fermarmici un pochino per fare quei pochi tratti di salita presenti, come allenamento.

Distanza: 23.50km
Tempo: 58'46"
Velocità media: 23.99km/h

Qua l'immagine del pezzo in cui mi sono perso e andavo un po' a caso guardando il gps ogni tanto.. tutto quel destra/sinistra trasuda di senso di orientamento.


lunedì 18 aprile 2011

Non ho più il fisico

Sabato a Caldirola sono andato oltre. Oltre il mio stato fisico; oltre i miei normali ritmi.

Il risultato è stato che dopo circa 6 discese ho cominciato a perdere colpi e le ultime tre le ho fatte a ritmi infimi tanto da non avventurarmi nella decima perché non avrebbe avuto alcun senso.

Appena arrivato mi faccio qualche discesa in solitaria: cerco qualcuno a cui accodarmi, ma ogni volta non trovo nessuno, così scendo solo soletto (non riesco a incontrare Beppe, che probabilmente sale mentre scendo e viceversa).

Dopo qualche discesa si attacca a me un tizio - che poi scoprirò chiamarsi Gaetano. Non ci diciamo nulla finché non siamo di nuovo su: mi informa che vuole "cercare di starmi dietro". No, dico, a me. Vabbè.

Allora parto. Sbaglio completamente una curva, mi rigiro e lo vedo subito dietro. Quindi mi è stato alquanto attaccato al culo. Gli dico di andare, ma lui insiste che vada io. Prendo una curva successiva un po' malaccio e per evitare gli alberi, mi rovescio rotolando su alcune radici. Mi rialzo e lui è praticamente attaccato. Gli ripeto che se vuole andare avanti che ci vada pure, ma insiste di nuovo. Vabbè. Arriviamo giù.

Cominciamo a chiacchierare un po', perché anche lui fa gare di Superenduro (infatti ha una bici da enduro).

Torniamo su altre due volte e altre due volte lui vuole starmi dietro perché dice che così lo tiro. Ovviamente io DEVO tirarlo, quindi mi impegno appalla. Le discese vanno giù lisce, ma quando arriviamo sotto lui è praticamente subito dietro. Giriamo alle stesse velocità, io e Gaetano, con la differenza che per me questo è tirare forte, che lui ha 46 anni (12 in meno di me) e ha cominciato ad andare in bici tre anni fa (contro i miei due anni). Insomma, ne ha!
Nell'ultima parte della pista rischio di perdere il manubrio a causa del dolore alle braccia e alle mani, quindi decidiamo di fermarci per pranzare. Mi rendo però già conto che in queste tre discese ho dato tutto quello che avevo, perciò al pomeriggio gli chiedo di mettersi davanti. Meno male, perché tra errori e stanchezza mi lascia un pochino indietro.
Nella seconda discesa a parti invertite mi riprendo un po', standogli ben attaccato al culo.
Vado su per la terza, gasatissimo, ma appena partiti mi rendo conto che non ne ho proprio più, che il mio essermi ripreso è durato ben poco.

Mi fermo, ci scambiamo i numeri con l'idea di rivederci presto a girare insieme - spero proprio di sì, visto l'effetto che mi fa! - e mi dirigo verso Milano: sono davvero devastato.

Sarà perché non faccio più palestra come prima? Sarà perché ho spinto dibbrutto in un posto come Caldirola che, a tratti, è davvero spaccata? Non lo so, ma bisogna fare qualcosa, perché non posso essere sfondato così tanto da non riuscire ad andare in bici il giorno dopo.

Comunque sia, mi sono proprio divertito, per la seconda volta di fila, a Caldirola.

martedì 12 aprile 2011

Un po' pedalo, un po' discendo

Sabato pedalata su per il Sange con Bone, in modo da tenere un po' in funzione le gambe che, di nuovo, mi hanno dato un po' di quasi-crampi in quel di Pogno, domenica scorsa.

Con la nuova molla più dura, la salita è andata tranquilla, con i soliti due/tre strappi potenti con muri verticali, ma mi sono reso conto che mentalmente non ne avevo più al termine della discesa (siamo scesi a Campsirago, risaliti di nuovo e scesi fino in fondo). Ho pensato "Ma sì, un'altra salita riuscirei a farla", ma poi mi son detto "Però chi cazzo c'ha voglia?".

La discesa è stata decente: avendo fatto due volte il primo pezzo, al secondo giro ho girato leggermente meglio (al primo giro mi sono trovato un tizio che mi urlava "oh oh!" in mezzo alla pista perché era pieno di alberi tagliati) ma non al massimo. In particolare, arrivati poi nella seconda parte (quella in seguito alla luuuuuuuuunga parte pedalata), ho avuto qualche problemino qua e là e non ho mai lasciato troppo andare i freni.

Alla fine di tutto ho sentito un po' di dolore alle braccia, nonostante comunque non sentissi particolarmente di avere una molla più dura del solito.

Domenica, invece, giretto a Caldirola per fare solo e unicamente discesa. Il programma della giornata è di a) testare e settare per bene il nuovo Leatt Brace e b) testare per bene la molla dura. E sono cominciati i disastri.

Alla prima discesa uso il LB con gli aggancini larghi (è una taglia small), ma praticamente mi sale e quindi quando porto la testa indietro riesco a vedere giusto qualche metro avanti e mi sento un po' spaventato e rigido. Finisco la pessima discesa e cambio gli aggancini, mettendo quelli medi. Sembra andare meglio ma comunque mi sale e mi spinge la mascherina contro il naso, limitandomi quindi la visuale e, soprattutto, tappandomi il naso! Allo stesso tempo, in entrambe le discese, nelle parti più scassate ho un po' di problemi con la molla rigida, che comincia a farsi sentire: mi sento traballare tutto e quindi mi sento più insicuro, frenando troppo. Oltretutto al termine della seconda discesa ho le braccia doloranti.
Forse è davvero troppo dura per me, ma stupidamente, tornato giù, cambio la molla e contemporaneamente abbasso la pressione delle ruote, andando all'anteriore da circa 2.20 (una Wicked Will con minime raccomandate a 1.50) a 1.80, mentre al posteriore scendo da 2.50 a 2.25 (la mia pressione ideale che per qualche motivo non avevo controllato prima di scendere). Ovviamente, cambiando tutti 'sti settaggi, la guida ne guadagna parecchio, ma pensandoci ora mi chiedo se abbia dipeso di più la pressione delle ruote o la molla o entrambe.
Test molla da ripetere la prossima volta, quindi.
Approfitto della pausa pranzo per capire, insieme a Cristian e Paolo, quale potrebbe essere la combinazione migliore per il LB: optiamo per tornare agli aggancini larghi e di allontanare la pinnetta posteriore, di modo che ci sia ancora un po' più di spazio. Il risultato è che finalmente il LB si posiziona correttamente.
Il problema è che ogni tanto mi viene in su e io devo spingerlo giù col casco: a questo problema ovvio usando le stringhettine, che lo àncorano perfettamente e che, in caso vada in su, torni giù automaticamente.
Finalmente mi sembra che vada bene (anche se devo abituarmi un po' ad avercelo addosso, dato che non ho ovviamente la libertà di movimento che avevo prima), ma ormai sono le 16 e, senza accorgermene, è già ora di avviarsi verso casa onde evitare di incontrare tutta la gente di mare al ritorno da un weekend particolarmente caldo e soleggiato.

Peccato. Sarà per il prossimo giro.

lunedì 4 aprile 2011

Gara SE: Pogno 2011

Finita in tempo!

Ma cominciamo con un piccolo video del sottoscritto, girato da Aadm col suo iPhone.





Beh, ovviamente puntavo a fare un buon risultato (secondo i miei parametri), ma avevo anche un risultato aggiuntivo, ovvero quello di finire la gara nei tempi giusti dato che, l'anno scorso, avevo sforato di circa 25'.

Delle prove ho poco da dire: 2 volte la PS1/3 e 2 volte la PS2.. forse la PS2 avrei dovuto provarla un altro paio di volte per capire meglio alcune cosette, ma in verità non credo sarebbe cambiato granché. La PS1/3 è proprio quel genere di pista che mi da difficoltà - velocissima e ricca di curve - mentre sulla PS2, un po' meno veloce, un po' più tecnica e più da interpretare, mi sento a mio agio.

La novità rispetto all'anno scorso è il Prologo di sabato pomeriggio: 30 secondi di pedalata, un po' piatta e un po' in salita, con discesa dalle scale e curva a ridosso di alcune colonne. Praticamente una prova che dice poco sulle reali capacità dei ciclisti, dato che, con 32.33, finisco 87°.

Foto di Franca (labicicletteria.net)Trasferimento 1
Vado su tranquillo, senza fatica: è un trasferimento lunghissimo, ma la pendenza, se non nei tornanti finali, non è mai esagerata. Poi incontro anche un ragazzo col quale chiacchiero di mx e varie, dato che viene da quell'ambiente. Nel tratto finale, per qualche fottutissimo arcano motivo, foro la camera d'aria (finalmente, dirò, perché era l'ultima con la valvolina sottile, che non sopporto più). Sto bucando troppo spesso con questa cazzo di ruota posteriore (la ruota che uso per pedalare e fare le gare di Superenduro) quindi sono sicuro che da qualche parte c'è qualcosa che non va bene. Controllerò bene che non ci siano schegge o simili all'interno del cerchio. Nonostante il tempo che perdo per cambiare la camera d'aria, arrivo su con qualche minuto di anticipo.

PS1
Sapendo che ho ancora due risalite e due discese da fare, scendo senza spingere troppo. Ovviamente mi aiuta il fatto che, da non amante della velocità (ho proprio scelto lo sport giusto, ma mi consolo dicendomi che ci vuole tempo, perché mi ci abitui), non riesco mai a mollare i freni più di tanto. Per contro faccio bene o male quello che penso di poter fare, finché non arrivo ai tornantini finali: esco dalla curva a sinistra, il terreno è leggermente cedevole e scivoloso, io immancabilmente (che nervi, cazzo!) freno troppo con l'anteriore, che quindi mi scivola via e mi fa rotolare a terra. Risalgo correndo, rialzo la bici e ricomincio a scendere, perdendo qualcosa come 10". Chiudo la gara 158° con 7'12.54.

Trasferimento 2
E' quello più pesante, perché con pendenze importanti, ma fortunatamente i tempi sono umani. Un po' (pochissimo, a dire il vero) in sella, un po' (tantissimo, a dire il vero) spingendo a mano, arrivo con 15' di anticipo.

PS2
Questa discesa mi piace alquanto. Il suo problema è che ha svariati punti in salita - primo fra tutti la partenza stessa - e bisogna pedalare abbestia. Io ovviamente sono preoccupato e imparanoiato per il resto della gara, ma a differenza dell'anno scorso, decido di non scendere a spingere a mano.
Parto pedalando né forte né piano ma ovviamente sento la fatica e la mia pedalata non è gran cosa. Entro nel canyon e ovviamente sbaglio del tutto la curva verso destra in contropendenza in salita. Evvìa, ci aggiunga un etto di prosciutto, su. Scendo dalla bici, spingo a mano per un paio di metri e mi ributto sulla sella, per spingere sui pedali.
La discesa scorre bene, ovviamente raggiungo ritmi da miononno nei pezzi in salita, ma comunque li faccio tutti in sella.
Sbaglio notevolmente giusto verso la fine, dove mi dimentico di un gobbone da aggirare e ci vado completamente sopra, fermandomi del tutto. Poca roba, comunque.
I miei 7'34.09 mi posizionano 120°, a conferma che la pista mi è più congeniale rispetto alla PS1/3.

Trasferimento 3
La morte. Un po' più lungo del primo ma per la maggior parte lo stesso, sale sale e non finisce mai. Arrivo fino agli ultimi tornanti e lì mi arrendo, prendendomi una bustina di gel energetico che fa il suo effetto. Ovviamente scendo dalla bici e spingo, ma abbastanza velocemente (rimango sempre vicino ad altri concorrenti che stanno salendo pedalando), così riesco ad arrivare con 8 minuti di anticipo. Giusto il tempo di prepararmi e partire. Ma perlomeno non sono arrivato in ritardo. Ringrazio sentitamente gli organizzatori per avermi

PS3
Mi sento ancora lucido in discesa. Certo, ormai non mi importa più il tempo ma mi importa terminare la gara senza vomitare sangue e, soprattutto, senza volare di nuovo nei tornantini. Fortunatamente non c'è tantissimo da pedalare se non nel pezzo finale, dove comunque procedo a ritmi blandissimi.
Con mia enorme meraviglia, a fine prova, scopro che l'ho chiusa in 153esima posizione ma in termini di tempo ci ho impiegato 7'17.35, ovvero 5" più lento della PS1 e pure senza cadere! La stanchezza, quindi, in verità ha avuto il sopravvento e per quanto pensassi di andare bene, stavo sicuramente andando più lento.

Finisco la gara 140° su 262, che normalizzato a 100 diventa 53° su 100. In linea con San Bartolomeo (52° su 100), confermandomi perciò che dovrei essere migliorato rispetto all'anno passato. Oltretutto finalmente ho potuto fare una gara sulle stesse piste sulle quali ho fatto una gara l'anno precedente, ottenendo quindi informazioni decisamente più concrete di "ho guardato la helmet cam e vado meglio!".

PS1: 7'12.54 - nel 2010 in 8'13.46 - migliorato di 1'01" (anche se credo quest'anno fosse più corta)
PS2: 7'34.09 - nel 2010 in 8'12.34 - migliorato di 0'38" (niente di che)

Il miglioramento c'è stato, ma non così eclatante come mi sarei aspettato.

Umpf.

venerdì 18 marzo 2011

Sfangazzando e bucando

Ieri a sguazzare nel fango di San Bartolomeo (conosciuta meglio come Diano Marina).

Dopo giorni e giorni di pioggia il fondo è completamente infangato (lontani ricordi il terreno della gara), le pietre pure, quindi ci sono titubanze e quant'altro, ma niente a che vedere con Pieve dopo la tempesta, quindi più o meno si viaggia tranquilli.

Alla prima discesa impuntata su un drop: convinto fosse un ripido da copiare arrivo pianissimo. Ovviamente è un drop, quindi vado giù a peso morto, impunto e cappotto. Torno su e lo droppo come avrei già dovuto fare prima.

Tutto fila più o meno liscio - qualche depressione qua e là (che sfocia addirittura in un "Ma cosa cazzo vado in bici a fare?" durante la terza discesa) a causa del buon livello dei compagni di giornata, la metà dei quali non ha stile (l'altra metà ce l'ha) ma molla i freni più di quanto lo faccia io - finché, a metà dell'ultima discesa, mi ritrovo col posteriore bucato. Osservandolo, noto con rammarico che c'è uno squarcio sulla spalla - è una single-ply.

Dopo averla riparata con la super attack, penso di fare come mi è stato suggerito da un ragazzo: la camera d'aria la aprirò e la incollerò nella parte interna delle spalle, come a creare una sorta di doppia carcassa (anche se risulterà più morbida di una vera e propria dual-ply.

Una cosa che mi disturba particolarmente è che ci sono tanti segnetti di usura, nonostante abbia usato la gomma poche volte. Tali segni erano presenti anche nella vecchia gomma (una high roller) e sono una serie di linee che, per tutto il diametro della ruota, si trovano su entrambe le pareti laterali. Mi è stato detto che ciò dipende dalla deformazione della ruota dovuta a pressioni troppo basse, però ultimamente, giocando con le pressioni, sono rimasto sempre tra 2.0 e 2.5. Mi chiedo, quindi, a cosa siano dovuti, dato che persone che tengono pressioni inferiori alle mie non hanno questo problema.

p.s. ieri avevo le gomme a 2.30.. mi è sembrato forse un po' troppo e probabilmente per questo motivo sballottavo parecchio a destra e a manca quando passavo sopra punti particolarmente scassatelli (es. un susseguirsi di pietre). Proverò con 2.20, anche se purtroppo non avrò presto modo di verificare le diverse pressioni (ieri non mi è venuto in mente). Ho idea che farò presto un salto in Liguria sulla DH Uomini per provare settaggi diversi.

Manco fossi un pro..

mercoledì 16 marzo 2011

Scivola il posteriore

Mi sono reso conto, per l'ennesima volta, di quanto io odi l'asfalto bagnato: cadere sull'asfalto è veramente pessimo e visto che ogni tanto mi capita di perdere l'anteriore a causa della città (macchia di gasolio; ciottolato; auto che ti tagliano la strada sulla ciclabile) diciamo che, col passare del tempo, sono diventato sempre più cauto.

Sulla strada di ritorno dall'ufficio, ieri, mi sono fermato in una specie di parchetto con tipo delle piastrelle di cemento bagnato e ho cominciato a derapare col posteriore, senza frenare. Praticamente prendo un minimo di velocità, butto giù il piede, giro completamente il corpo nella direzione opposta a quella in cui sto andando ed ecco che il posteriore va in derapata.

Perché ne sto scrivendo? Perché se questa derapata mi viene bene quando la faccio verso destra, verso sinistra viene una roba terrificante. Al che ho notato che la posizione del corpo è pure molto diversa, finendo col ginocchio sulla ruota anteriore. In pratica, non riesco quasi per nulla deraparla, solo qualche volta.

Per contro, quando sono in montagna, ho grossi problemi a fare curve verso destra mentre mi viene molto più semplice andare verso sinistra.

Praticamente le curve piatte mi vengono meglio verso destra mentre quelle in discesa, con appoggio e in contropendenza mi vengono di gran lunga meglio verso sinistra.. lo avevo detto che avevo quel qualcosa di Zoolander..

martedì 15 marzo 2011

Mentalmente

Sono mentalmente molto, molto, molto bloccato. E sono anche molto meno motivato rispetto all'anno passato.

Quindi niente più gare sotto la pioggia e niente più gare Superenduro al di sopra delle mie capacità (vedi Pogno o Sestri Levante).

Già, sono proprio bloccato.

lunedì 14 marzo 2011

E con la prima, arrivò l'abbandono

L'anno scorso, all'ultima gara di stagione, mi sono ritirato a Melette perché il dolore alle costole era forte. Ma anche perché era successo qualcosa dentro di me e mi sono reso conto, durante le prove, di non essere psicologicamente in grado di affrontare un percorso del genere nelle condizioni in cui si trovava. Mi era già successo qualche settimana prima, in Val di Sole, ma lì la gara l'avevo fatta comunque, con pessimi risultati.

Questo weekend, alla prima gara di DH della stagione, non ho preso parte alla gara, anche se stavolta il ritiro non è dipeso direttamente da me - non ho deciso di tirarmi indietro né per dolori né per muri psicologici.

Faccio un passo indietro e comincio dall'inizio.

Sabato mattina ci prepariamo, io e i fratelli Di, per cominciare a provare la pista di Pieve di Teco, una delle più lunghe e fisicamente impegnative del calendario DH italiano. Il problema è che ha piovuto parecchio e quindi la pista è decisamente infangata.

Qualche passaggio qua e là è davvero complicato per me e in generale non riesco a fare tutta la pista in una sola volta. Oltre a non farla d'un fiato, ho anche problemi a farla decentemente, con il continuo timore di scivolare a destra e a manca, quindi sono praticamente incollato ai freni e scendo a ritmi da bradipo.
Quindi, a conferma di ciò che avevo notato a Melette, mi viene totalmente a mancare la confidenza su fango: il cosiddetto canyon lo faccio metà in sella e metà fuori sella, buttando giù il piede in continuazione fino all'apice durante la terza discesa, quando scendo e accompagno la bici a piedi. Zero confidenza.

Dopo tre sole prove, la giornata finisce e passo una buona mezz'ora al freddo - ma freddo freddo! - per lavare la bici. Poi comincia a piovigginare. Ancora più freddo.

Mi sento un po' indeciso, ma dopo tutti questi km di viaggio e la spesa, non posso non prender parte alla gara.

Il mattino dopo ci si sveglia con la pioggia, che in verità non ha mai smesso di cadere. L'idea di inzupparsi nell'acqua gelida per provare la pista e di rimanere inzuppato con un freddo invernale fino alla prima manche non mi piace affatto. Però decidiamo comunque di provarla una volta. Un po' tardi, ma non fa niente.

Saliamo, proviamo la discesa e, miracolo, la pista tieni molto, ma molto più di ieri, tanto che mi devo fermare a un certo punto della discesa per riposare le braccia perché, per quanto tenga, scendo comunque coi freni tirati. Il motivo della tenuta è proprio la pioggia: ha reso il fango più liquido, quindi non c'è più quell'ammasso di fangazza appiccicosa che riempe le ruote e ne fa perdere il grip. Inoltre il fango che rende le pietre viscide è stato lavato via, portando nuovamente alla luce le meravigliose pietre liguri che tengono dibbrutto.

Il freddo è penetrante, ma ovviamente scendendo ci si scalda, quindi quando arrivo giù mi sento più tranquillo del giorno prima, nonostante sia completamente bagnato e inzuppato. Mi metto quindi in coda e prendo il furgone per risalire. Intorno a me, però, vedo solo numeri intorno al 150 o giù di lì, a parte un ragazzo col 220. Guardo l'orologio del furgone e noto che sono già le 11.05 e io ho la partenza alle 11.22. Penso alla risalita e mi accorgo che probabilmente POTREI farcela. Però poi mi ricordo che c'è un piccolo trasferimento in salita da fare in bici per arrivare alla partenza.

Scendo al volo dal furgone e via, pedalo per arrivare alla partenza. Quando arrivo stanno chiamando il numero 210. Il mio turno è già passato. Mi avvicino lo stesso, dato che ci sono altri due ragazzi in ritardo, ma il giudice di gara è decisissimo: non si parte.

Torno giù, ma prima mi fermo a guardare la gente passare in un punto della pista. E passano tutti abbastanza veloce. Già, perché in condizioni come queste solitamente fanno la gara solo quelli che hanno manico. A parte il sottoscritto, ovvio.

Arrivo in fondo in tempo per vedere arrivare i numeri dal 100 in giù. Piove. Sono inzuppato dalla testa ai piedi, ma resisto e rimango in attesa della seconda manche. Ma la pioggia costante unita al freddo, dopo circa quaranta minuti, mi fanno tremare come una foglia. Ho le mani che sono due pezzi di ghiaccio; non sento più le dita dei piedi (scarpe inzuppate) e, a quel punto, mi rendo conto d'aver raggiunto il mio limite di sopportazione, rendendomi conto che non sarei stato in grado di aspettare ancora un'ora in quelle condizioni e, soprattutto, che non sarei stato in alcun modo in grado di fare la gara.

Così me ne torno al Doblò e mi cambio. Mi sono ritirato dalla gara.

Comincia in questo modo la mia stagione di DH ma, in fondo, non mi interessa più di tanto: non ho più quel potentissimo entusiasmo dell'anno passato nelle gare e, vedendo il livello dei rider presenti alle gare di DH, mi sento decisamente fuori luogo e inadeguato.

Ne riparleremo ad Agnona (una pista ricca di salti, che quindi non c'entra proprio un cazzo col sottoscritto). Sempre se non si metta a piovere anche lì. Perché in tal caso non avrei alcun problema a saltare la gara.

martedì 8 marzo 2011

Gara SE: San Bartolomeo 2011

Si riapre la stagione di gare, con la prima Superenduro Sprint a San Bartolomeo.

Esattamente un anno fa questa è stata la mia prima gara.

Non mi dilungherò troppo perché, col passare del tempo - come sempre - la mia voglia di scrivere è scemata e, a quanto pare, questo è l'andazzo per quest'anno.

Day 1: prove
Giorno di prove furgonate insieme a Aadm e Bisso. Quattro volte la PS2, una volta e mezza la PS1 e una volta la PS2. Sì, ovviamente mi sono voluto concentrare di più sulla PS2, che è quella che preferisco.
Sulla PS1 rischio qualcosina facendo il salto nel blu: penso di ricordarmelo e quindi lo prendo senza nemmeno guardarlo.. quindi appena spicco il volo mi rendo conto che sto puntando l'esterno della pista, mi spavento e scombino un po' ma rimango comunque in sella.
Alla terza prova sulla PS2 vado troppo lento per chiudere il doppio all'inizio e troppo veloce per atterrare prima del landing, quindi, in volo, mi sposto tutto indietro cercando di non impuntare perché è più che chiaro che atterrerò ESATTAMENTE sulla gobbetta. Il risultato è che appena tocco terra perdo completamente il controllo dell'anteriore e la bici mi sbalza sul lato della pista, tra le piante. Raddrizzo il manubrio e riparto. Nota per me stesso: i salti li devi fare alla giusta velocità o non farli.. se poi li vuoi fare, tieni il peso centrale o addirittura avanzato.. l'importante è non atterrare col peso tutto indietro che succedono casini.
Nei due punti più impegnativi non riesco a passare con la giusta fiducia e mi porterò dietro questa insicurezza anche in gara.
Ancora vengono alla luce i miei problemi nelle curve,

Day 2: gara
Mi sveglio stanco, molto stanco; come quando mi sveglio dopo una serata passata a sbevazzare. Sono sfiancato e mi sento poco lucido, quindi mi bevo due caffè e spero mi aiutino.
Parte la gara.
Il trasferimento è tranquillo e arrivo con 20' di anticipo (sono stati bravi, gli organizzatori).
Mi preparo con calma e poi si parte, con la PS1 in salita per il primo tratto. Sono un po' esagitato - ma non nervoso - e quindi ovviamente sbaglio cinquemila cose nella prima parte: mi dimentico del ripido iniziale; sbatto troppo pesantemente sul primo wallride; prendo di nuovo il salto nel blu troppo largo e stavolta mi avvicino tanto al bordo pista, tanto che devo frenare violentemente. Poi però punto dritto verso il wallride e da lì alla fine mi riprendo.
Sorpasso colui che precede chi mi precede e finisco la prova in 3'01.95 (173° su 347, ovvero 50° su 100)
Il secondo trasferimento è un po' su asfalto e dopo su sterrato. Mi rendo conto che i tempi sono larghi, quindi mi permetto di risalire tranquillissimo. Finché non mi accorgo d'aver bucato. Durante il trasferimento. Eh sì, perché mi sono messo a fare zigzag pesantemente schiacciando la bici, finché non mi parte il posteriore. Non ci faccio caso, anzi, mi gaso, perché sono riuscito a fare un cuttie senza nemmeno volerlo fare sul serio. Eppoi quando sento flopflop e capisco d'aver bucato mi gaso meno. Cambio al volo e risalgo, però timoroso di non arrivare in tempo pedalo forte e mi stanco un po'.
La seconda prova va bene in generale. Anche qua, a un certo punto, non mi ricordo più dove sono (diciamo che la stanchezza che ho percepito al mattino è decisamente presente e la lucidità è giusto al limite) finché non mi ritrovo sulla parte impegnativa 1: arrivo troppo veloce, freno troppo col posteriore che mi scivola via e quindi mi devo quasi fermare per impostare i due gradoni. Arrivo alla seconda parte impegnativa e, con zero fiducia, arrivo quasi a fermarmi, per poi buttare giù il piede e farlo tutto totalmente scomposto. Fa niente.
Anche qua, durante la discesa, raggiungo colui che precede chi mi precede. Finisco in 7'20.15 (156° su 338, ovvero 46° su 100)
Il terzo trasferimento lo faccio tipo al rallentatore, perché ho avuto sentore di crampi al termine della PS2 e non voglio rischiare di dovermi fermare durante la PS3, che è strapedalata.
Sulla PS3, infatti, arrivo a mettere la coroncina da 24 sui tratti in salita e a sedermi, perché proprio non voglio spingere in alcun modo. Ciò si traduce in un non raggiungere chi precede chi mi precede e nell'essere quasi raggiunto da quello che mi segue. Insomma, una prova penosa. Il tempo conferma con un 6'19.71 (217° su 334, ovvero 64° su 100).

Chiudo la gara in 16'41.82, 174° su 333.. un risultato pessimo, devo, dire: con la solita normalizzazione a 100 sono 52°. L'anno passato, sempre a San Bartolomeo, sono arrivato 60° su 100 ma ho anche interrotto - e pure a lungo - la PS3 a causa dei crampi.

Guardando la helmet cam delle prove dello scorso anno sull'unico punto della PS2 che è stato uguale anche quest'anno, ho potuto appurare che nel giro di 1'30" ho lasciato indietro il me stesso dell'anno scorso di circa 10". Sono migliorato, quindi, su questo non ci piove, ma anche tutto il resto del mondo è migliorato.

Staremo a vedere a Cartosio.

mercoledì 23 febbraio 2011

Risultati visita medica sportiva 2011

Anche quest'anno la visita medica è andata. Però hanno cambiato il formato, quindi non posso paragonare tutte le informazioni con quelle dell'anno scorso.

Peso: 63kg (+3kg rispetto all'anno scorso)
Statura: 169cm (cazzo, ci spero sempre ma 'sto dato non cambia mai)

P.A. basale massima: 120  minima: 80 (era 110-60, peggiorata un pochetto)

ECG basale:
Rs nei limiti, ampi voltaggi precordiali (nessuna cifra, l'anno scorso era 52)
ECG sotto sforzo: Normale, ritmo sinusale
W max: 225 (era 240)
FC max: 160 (era 167)
Il wattaggio s'è fermato prima di farmi arrivare ai 167 bpm dell'anno scorso.. boh!

Spirometria: normale
CFV: 4,82 (erano 4,91 litri, peggiorata)

martedì 22 febbraio 2011

800 metri col 24-26

Non pensavo di farcela, eppure sono riuscito a salire per 800m di dislivello con il 24-26 che, se non ho fatto male i miei calcoli, è ciò che più si avvicina a un 32-34, che è la nuova idea che si fa strada nel mio cervello: monocorona da 32 e pacco pignoni 11-34 (o anche 11-36, facciamo), in modo da levarmi di torno il manettino del cambio anteriore e la manutenzione che esso richiede.

Quindi prima salita per il Sange fino in cima, discesa fino al paesino, risalita, discesa fino al paesino e poi discesa fino a giù.

La prima discesa, come sempre, è una cosa alquanto orrificante, che migliora con la seconda e ulteriormente con la terza. Ciò che mi ha lasciato un po' così però è il fatto che alla terza discesa, sul primo tratto nemmeno troppo lungo, ho avuto la nausea da sforzo.. spero che fosse l'aver fatto 800m di dislivello, ma questo potrebbe significare anche avere tali sensazioni in gara?

Il terreno è un po' asciutto e un bel po' bagnato umido e a tratti sento le High Roller andarmi un po' via di qua e di là. Stavolta sono sceso di pressione - poi misurata in 2.0 davanti e 1.6 dietro (!!!) - sgonfiando a caso prima della discesa e, devo ammetterlo, mi sono trovato molto, molto meglio, anche se effettivamente con l'1.6 dietro, in particolare nelle curve, ho avuto come la sensazione di sprofondare.

Domenica, poi, su e giù per il Monte Sasso - facendo prima di tutto le curvette quelle facili ma che mi piace tanto ripetere a volontà cercando di non frenare del tutto - con una discesa completa sul pistino scassatino e un po' di studio subito dopo. Pressione a circa 2.25 sia davanti che dietro (poi ovviamente il manometro è quello che è, probabilmente saranno state a 2.10) e discesa sullo scassato completamente diversa da quella che era stata la settimana prima (o forse due settimane fa?) sempre sulla stesso pistino. Molta più sicurezza, nonostante le pietre bagnate. E' decisamente la mia pressione.

Oltre alle ruote ho anche un manubrio nuovo. E' un Answer da 780 tagliato a 750, con un rise di 15mm.. quindi stessa misura del Boobar, ma con un rise minore (o prendevo il 15 o il 30 contro i 20 del Boobar). Dato che va più verso l'indietro rispetto al manubrio della Truvativ, l'ho messo molto rivolto in avanti. Sarà quindi la combinazione del rise basso e della piega esasperata in avanti, ma mi sono trovato molto più aggressivo e stabile rispetto al passato.

Che poi quando mi trovo sui ripidi lunghi, smossi e con in fondo una curva il mio corpo vada pian piano indietro finché quasi non sto col culo totalmente fuorisella è un altro discorso. Ma queste sono paure che combatterò eventualmente.

Per adesso devo imparare a curvare bene. Sul serio.

lunedì 14 febbraio 2011

Salendo con un rapportino carino

Dopo un'altra giornata sfiancante al BMX di Olgiate (dove sono riuscito, con molta fatica, a chiudere le gobbe in manual, ogni tanto), domenica sono risalito in solitaria per un Monte Canto umidamente bagnato e a momenti gocciolante.

Due salite e due discese, col rapporto 24-26 (corona piccola davanti e terzultimo pignone dietro) che, per un po', mi accompagnerà durante le salite, finché non riuscirò a gestire bene almeno 1000 metri con tale rapporto, momento nel quale passerò a un monocorona anteriore di 32 e pacco pignoni 12-36 dietro (un 24-26 è praticamente un 32-34).

Quindi due salite di circa 4km l'una con dislivello di 340m su sterrato, con alcuni passaggi con pendenze interessanti e fondo un po' fangoso (ma nemmeno troppo).

Non credo sarei stato in grado di fare una terza risalita, che sarebbe significato arrivare ai 1000m, ma sinceramente non pensavo nemmeno di riuscire a fare due risalite complete, anche se, quando sono arrivato al termine della seconda, ero decisamente alquanto anzichenò provato.

Insomma, non sono allenatissimo ma nemmeno da buttare, mettiamola così.

E S.Bartolomeo si avvicina.

mercoledì 9 febbraio 2011

Nuova paranoia

Eccola! Mancava da tempo, la paranoia/fissazione del periodo. Anche se, in verità, altro non si tratta che del riciclo/combinazione di residui del passato.

La frenata in curva e i salti.

Procediamo con ordine.

La frenata in curva mi rallenta a cannone oltre a non farmi curvare bene. Ma è un istinto primordiale, di quelli che vuoi combattere con tutto te stesso, che dici "stavolta minchia non freno!" e poi appena la ruota anteriore arriva dentro la curva SBAM, le dita si piazzano sulle leve e tirano. Inconsciamente!
In verità sono quattro fattori messi assieme: 1) arrivo in curva troppo veloce per le mie capacità 2) timore di piegare troppo la bici 3) posizione un po' troppo rigida e 4) frenata in curva. Già, il punto 4 rappresenta il cane che si morde la coda: se non frenassi in curva, la bici mi curverebbe bene, ma siccome freno in curva e non curvo bene, allora freno per tentare di curvare meglio.

Un fuckin' casino.

I salti invece mi fanno cagare in mano. I timori sono due: saltare scomposto a causa della velocità - e dall'insicurezza - e il timore di impuntare. Il primo mi fa frenare prima di drop e cose del genere, quindi non riesco a fare drop sulla lunghezza e, soprattutto, li faccio in modo troppo passivo (tipo "lascia andare giù la bici e via"); il secondo invece mi fa atterrare sui doppi col posteriore anziché con l'anteriore, rendendo quindi il salto una schifezza paurosa.
In verità, però, c'è un terzo problema: quando salto, mi lascio trasportare dalla bici anziché guidarla io, perciò, per esempio, non spingo il manubrio verso il basso per cercare il contatto - e il controllo - al più presto possibile, bensì pompo un minimo la bici, l'anteriore va verso l'alto e io lascio che tutto vada come vada. Praticamente non pompo il posteriore, perciò sono sempre lì con l'anteriore verso il cielo. Questo l'ho notato anche quando salto in città (in quei pochi punti dove si può fare qualcosa che si avvicina un minimo a un salto vero e proprio).

Ecco, ora che l'ho scritto mi sono sfogato.

Ora, dopo lo sfogo, bisogna cominciare a correggere il tiro.

lunedì 31 gennaio 2011

Pedalando e spingendo

E' passata ormai una settimana dalla mia prima uscita pedalata seria dell'anno. Nonostante la risalita fosse diluita molto nelle ore per mantenere il gruppo compatto e aspettare le retrovie, ho chiuso la mia prima uscita di circa 1000 metri di dislivello senza grossi problemi. Questo mi da sicurezza per la prima gara di Superenduro della stagione, a San Bartolomeo a marzo, seguita la settimana successiva dalla prima gara di DH della stagione, a Pieve di Teco.

Sabato, invece, sono andato al Monte Sasso dove praticamente mi sono fatto i muscoli gigayeah alle gambe a forza di spingere in salita la bici milioni di volte.
Ho fatto il mio primo drop "lungo" e il mio primo road gap. Non sono riuscito a chiuderli bene, sono arrivato sempre un po' corto perché ho frenato troppo sulla curva pre-drop, ma li ho comunque fatti (niente di che, devo ammettere). Prossimo obiettivo quello di chiuderli decisamente: basta non frenare nella curva pre-drop e poi pompare la bici con più decisione per affrontare il road gap.

Vorrei farmi una bella pedalata pesantuccia (anche 1000 metri di botto, per intenderci, come al Bisbino, che non ho mai ancora fato), ma allo stesso tempo ho voglia di andare al bmx race e pure su e giù per il Sasso. Troppe cose da fare, ma i due cazzo di giorni del weekend non sono abbastanza, porco d'un cazzo.

Staremo a vedere.

sabato 22 gennaio 2011

BMX Race.. prima volta

Oggi ho passato il mio primo paio d'ore su una pista di bmx race. Non con una bmx, ma con l'Ejector, che è una bici da dirt ma che ha fatto ottimamente il suo lavoro.

Che dire, l'esperienza mi è piaciuta alquanto, anche se è stata faticosa: la pista si sviluppa in orizzontale, senza dislivelli, quindi bisogna pedalare praticamente per tutta la durata del tracciato.
Finalmente ho potuto provare a fare il manual, quello che guardavo sempre con ammirazione durante le gare di 4x. Certo, è una cosa accennata e tutta ancora da imparare, ma qualcosina viene fuori decente.

La cosa più difficile di una pista bmx race, però, è mantenere una buona velocità senza volare via: tutte le gobbette, a parte alcune che sono salti decisamente troppo grossi per me, sono da copiare, ma se non le si copiano bene, le ruote si sollevano e succedono casini.

Non vedo l'ora di tornarci perché mi sono veramente divertito.

Un piccolo video dei miei primi esperimenti in manual e copiatura delle cunette.


lunedì 17 gennaio 2011

Discesa e salita

Dopo una bella sessione di discesa freeride in quel di Finale Ligure al sabato, domenica, svegliatomi troppo tardi per andare a Como dai fratelli Di, vado in solitaria sul Sange.

La distruzione è totale, fisicamente sono a pezzi dal giorno prima ma è ora di riprendere a pedalare in salita, in vista delle gare di Superenduro, che prenderanno il via a marzo.

Dopo qualche pausa dettata dall'abnorme fatica fisica, riesco ad arrivare all'ultima curva prima della cima e lì proprio le gambe cedono, perciò spingo per qualcosa come 200 metri, risalgo in sella e arrivo finalmente a destinazione. Dopo 15 minuti a cercare di sistemare la sella, mi lancio giù per la discesa, dopo aver guardato la linea dove passare. Ovviamente non ci passo e subito mi rendo conto che mi fanno ancora male le mani dal giorno prima e che, nonostante abbia fatto una pedalata, è pur sempre la mia prima discesa. Che è sempre uno schifo.

La pressione delle gomme è ancora alta dal giorno prima (siamo intorno ai 2.50 o 2.60), ma stavolta, in un percorso decisamente più scassato rispetto a quelli di Finale Ligure, li sento moltissimo: senza alcun dubbio, la prossima volta tenterò con una pressione più bassa. Capisco che il minimo indicato dalla Maxxis sia 2.50, ma io con i miei 60kg mi ritrovo completamente a rimbalzare di qua e di là, per non parlare poi della ruota posteriore che se ne va dove vuole.

Insomma, la salita è stata un mezzo disastro; la discesa un totale disastro.

Ma è stata la prima salita dopo tantissimo tempo e la prima (e unica) discesa della giornata, quindi ci sta tutto.

lunedì 10 gennaio 2011

Calendario gare 2011

marzo
05/06 - San Bartolomeo al Mare (IM) - SE Sprint - 174° su 333 (52/100) - 16'41" (vincitore: 12'37")

aprile
02/03 - Pogno (NO) - SE Sprint - 140° su 262 (53/100) - 22'36" (vincitore: 17'10")

maggio
28/29 - Caldirola (AL) - DH FCI - 190° su 259 (73/100) - 3'47" (vincitore: 2'58")

settembre
11 - Madesimo (SO) - DH Amatoriale - 37° su 55 (67/100) - 4'08" (vincitore: 3'34")

Risultato finale 2011
4 gare = 61/100 (-9 posizioni)


Risultato finale 2010
10 gare = 70/100

Recap 2010

Purtroppo ho cominciato a tener traccia delle mie uscite in bici solo a maggio, quindi sono dati parziali. Vabbè, per quest'anno va così.

Uscite pedalate: 10
Uscite DH/Freeride: 32

Gare DH: 5
Gare Superenduro: 5

Posizione migliore in gara DH: 65° su 100 (Petosino)
Posizione peggiore in gara DH: 82° su 100 (Commezzadura)

Posizione migliore in gara SE: 57° su 100 (Cartosio)
Posizione peggiore in gara SE: 96° su 100 (Pogno)

Gomme cambiate: n/a
Pastiglie anteriori cambiate: 4
Pastiglie posteriori cambiate: 4

domenica 9 gennaio 2011

Confermo che si ricomincia

Grandiosa giornata oggi al monte Sasso in compagnia dei fratelli Di. Non abbiamo girato moltissimo, dato che comunque spingere la bici in salita è faticoso e porta via un sacco di tempo, ma tre discese sul nostro 1:04 (molto, ma moooolto più semplice rispetto a quello vero, ma è giusto per ridere) e un paio di tentativi sulle ostiche contropendenze ce le siamo portate a casa.

La prima discesa sull'1:04 è lentissima, pessima, come sempre, ma già dalla seconda le cose vanno meglio, tant'è che alla terza decidiamo di cronometrarci.

Masatomo: 1'25"
Andrea Di: 1'15"
Ricky Di: 1'01"

Una cronaca brevissima: parto, vengo scalciato oltre la bici ma riesco a stare in piedi, quindi con un guizzo da salmone rimonto in sella e riparto. Vado quasi dritto al bivio, ma mi salvo. Manco del tutto il taglio in contropendenza, preso dal gasamento, e perdo anche lì; infine sbaglio totalmente la salita sulla roccia, fermandomi, e scendo dalla parte sbagliata, quindi allargando la linea e sbagliando dibbrutto.
Una prova cronometrata pessima, ma fa parte anche questo del gioco: se sbagli, perdi.

Comunque sia, sono tornato in sella, decisamente.

Ottimo.

venerdì 7 gennaio 2011

Si ricomincia.. da zero

Finalmente, dopo un mese di fermo totale dalla bici in seguito a svariati mesi di scarico e di poco entusiasmo sulla due ruote, ieri sono salito in sella di nuovo, per ricominciare a prendere confidenza.

Un disastro totale: niente di particolarmente difficile, per riprendere, quindi puntatina al Monte Sasso con i fratelli Di, ma se la prima discesa è inguardabile in tutti i modi possibili e immaginabili, quelle seguenti le seguono a ruota: rigidissimo, paurosissimo, non mi sembra nemmeno d'essere mai stato in sella a una bici e mi faccio semplicemente trascinare da essa.

Ma fa niente, penso, tanto sono stato fermo per parecchio tempo e, soprattutto, sto provando nuove regolazioni (pressione a 2.50 e compressione forcella tutta chiusa), oltre al fatto che i fratelli Di, al Sasso, hanno tirato fuori una pista ripida e, soprattutto, quasi tutta in contropendenza.

Oggi ho bissato e la situazione è stata decisamente migliore. Abbiamo provato e riprovato la pista scassata, individuando linee tra pietre e radici umide ma che tengono lo stesso, per poi spostarci, dopo un paio d'ore, su quella in contropendenza. Anche qui, sali e scendi, sali e scendi a spinta per provare e riprovare mille volte le stesse tre curve in ripida contropendenza. Un paio di volte ho anche ottenuto dei risultati decenti, ma cazzo se sono difficili da fare!

Si ripete domenica.

Bentornata bici, ma, soprattutto - anche se attendo la conferma domenica - bentornato me stesso.

E' ora di rimboccarsi le maniche: la nuova stagione sta per cominciare e ora ho un intero anno alle spalle per vedere i miei progressi. Scusate, ma ho me stesso, da battere.