martedì 31 agosto 2010

Sbatta pedali

'sticazzi che sbattimento la manutenzione dei pedali.. saranno pure belli e yeah e sarcazzo, ma 'sti Crank Brothers ogni due per tre prendono gioco - e non poco.. poi domenica il pedale destro ha cominciato a bloccarsi, dandomi non pochi problemi durante le discese (io sono uno che rilancia spesso e quindi pedalapedala e quando prendi velocità hai il pedale bloccato in verticale.. sconsiglio vivamente).

E quindi svita il dado; svita il controdado; tira fuori tutte le sferette (tipo marroni perché sono ormai da cambiare) e nel processo perdine 5 o 6 che saltellano dappertutto in casa e chi le trova più..

Perciò ho lavato tutto per bene col mio solito gasolio (ah, a proposito, vietato pulire i dischi col gasolio, perché poi non freni più) e domattina prima di andare in ufficio passo a comprare un po' di sfere nuove, che comunque servono.

Così poi ingrasserò tutto, controdado, dado e si spera che i pedali ricomincino a fare il loro lavoro decentemente.

lunedì 30 agosto 2010

Domenica un po' a casaccio

Dopo una sveglia prestissima, arrivo a Pezzeda, dove incontro Omar, nonostante le nuvole gonfie mi facciano temere il peggio (es. girare sotto la pioggia). Invece il tempo è decente, ma il troncone superiore della seggiovia non funziona. Porca merda, ma con Pezzeda proprio non ci vado d'accordo: l'anno scorso, due su tre pioveva e la terza la il troncone superiore non funzionava.

Fortunatamente c'è un amico di Omar, un certo Gianni, che deve portare un gruppo su su su a fare la FR4 col furgone e ci uniamo a loro.

Là in cima fa freddo, quindi mi scaldo facendo su e giù con la bici in attesa che si preparino tutti. Solo che poi, a mia insaputa, c'è un po' da pedalare in salita. E quindi si pedala.

Cado in salita su della soffice erba. Riparto.

Comincia la discesa, ma a un certo punto rimango da solo e non capisco bene dove debba andare, quindi vado totalmente a caso. Scendo per un pratone e ovviamente finisco con la ruota dentro a un buco, perciò rotolo giù con la bici che mi salta sopra. Vabbè. Mi rialzo e riparto.

Si scende e scende e scende praticamente su una carrabile tutta smossa finché si arriva in mezzo al bosco e lì ci sono un po' di passaggi ostici e affrontandoli tutti per la prima volta, i ritmi sono abbastanza bassi, ma non fa niente. Il problema è che si scende un po' e poi si deve pedalare; si scende un altro po' e poi si deve pedalare di nuovo.

Finiamo poi su un'altra sorta di carrabile, stavolta fatta di lastre di pietra e ciottolato, ovvero il fondo che più odio al mondo e infatti i miei ritmi diventano quasi letargici e me ne fotto di come faccio quelle curve strette su ciottolato, buttando giù la gamba, frenando come un dannato e derapando totalmente via col posteriore.

Arriviamo alla fine e scopro che o aspetto qualcosa come 45 minuti per essere riportato su all'auto, oppure mi faccio 5km in leggera salita (circa 200 metri di dislivello, secondo Google Earth) pedalando. Ovviamente, non avendo pedalato granché di questi ultimi tempi, opto per la seconda e vado su. Come un razzo. Certo, la pendenza non è niente di che, ma il mio ritmo mi spaventa e convinto di scoppiare da un momento all'altro, arrivo su a Collio, dove lavo la bici e torno verso casa.

Una sola discesa, per quanto lunga, intermezzata da tantissimi tratti pedalati/a spinta.

Vabbè, facciamo finta che volevo allenarmi a pedalare.

Finalmente questa settimana riapre la palestra: è un mese che non faccio pesi.

p.s. mi fa male il mignolo sinistro, che ho straspiegazzato sabato alle Betulle, e in generale mi fa male stringere i pugni.. chissà come mai..

sabato 28 agosto 2010

Drop Betulle: ok

E alla fine ho chiuso il drop della Laghetto alle Betulle. Dirò anche "Che cagata".

Insomma, i drop (fino a certe altezze) sono la quintessenza della non-tecnica: arrivi lì, peso indietro, spingi il manubrio in avanti, atterri. Basta. Non c'è nient'altro da fare. Questo delle Betulle è una cagata in particolare perché ha un atterraggio moooooooorbido che non ti sembra nemmeno di aver fatto un salto di anche

Poi ovviamente ci sono i drop quelli power: lì allora non puoi solo andare ignorantemente, ma devi dare la pompatina, devi alzare il davanti e tirar su dietro.. o qualcosa del genere.. ovviamente non ci sono ancora arrivato, a certi livelli.

Comunque sia, giornata alle Betulle terminata con due raggi rotti e due cadute che sinceramente non capisco come siano potute accadere (giuro, non lo capisco!).

La Laghetto è superyeah, solo che ci sono tre passaggi che ancora non sono in grado di fare con scioltezza.

Un giorno, young padawan, un giorno.

E andiamo a farci la pietraia di Pezzeda, in attesa di Commezzadura. Uhm da dum.

domenica 22 agosto 2010

Bellwald si presenta e il Tamaro mi mette i piedi in testa

Bellwald. Come l'unica altra pista svizzera che conosco, è una pista coi controcoglioni.

Alla prima discesa è un continuo "Eh?!? Ma scherzi?". Non per la difficoltà della pista, quanto per gli innumerevoli salti che si incrociano durante la discesa.

Poi incontro gli altri (Dede, Nino, Tia, Max) e mi sciolgo un po' di più.

Affronto quasi tutti i salti, tranne un paio che effettivamente sono troppo grossi per me. Non grossi del tipo che sono lunghi, ma perché sono tecnici. E io ovviamente la tecnica non ce l'ho. Me ne accorgo in particolare sul secondo salto, una sorta di step up, dove una volta su due rischio di morire, perché un conto è saltare, un conto è saltare bene. E siccome io non so ancora fare il secondo, rischio la vita ogni volta. Però insisto e dico ciao ogni volta a Morte.

Col progredire della giornata aumenta la velocità, quindi salti che prima erano normali diventano esagerati: prima atterravo decisamente prima del landing, adesso atterro SOPRA il landing, quindi arrivo sbagliato, ossia troppo lento per chiudere il salto e troppo veloce per chiuderlo "per finta". Rischio la vita un po' di volte. Ma è parte del gioco, no?

Decido di non rimanere lì un'altra giornata, quindi mi avvicino e mi fermo a dormire ai piedi del Tamaro.

Domenica mattina, dopo una colazione rapida, comincio le discese al Tamaro.

Scassatissimo, non ce n'è. Più scassato di quanto abbia mai visto prima in vita mia. Ma non ci sono scuse: se uno vuole imparare ad andare bene, deve adattarsi al terreno (e non il contrario), perciò insisto.

Le cose migliorano, chiudo il drop iniziale e credo d'aver pure chiuso il secondo doppio (non ne sono così sicuro) ma termino la giornata verso le 12:00 perché non ce la faccio più fisicamente: continuo a frenare impietosamente in qualsiasi punto possa frenare e anche dove non dovrei frenare. Mi lancio all'inseguimento di Oscar Colombo, Fabio del Greco e un terzo ciclista, ma non riesco a mantenere il ritmo né la velocità.. ok, stiamo parlando del top amatori in Italia (i primi due con certezza, il terzo non saprei, ma non sono riuscito a star dietro nemmeno a lui), ma anche se parlassimo del 1/2 amatori in Italia probabilmente sarebbe più o meno la stessa cosa.. quindi decido che è ora di mollare il colpo e tornare a casa.

Non sono insoddisfatto dal weekend, ho comunque girato. In particolare, durante una discesa al Tamaro.. no, non durante tutta, ma nel primo pezzo, fino a prima dei tornantini, mi ero ripromesso di fare proprio il capo con la bici, tipo "Ehi, cazzo, vai di là" e lei doveva andare di là. E ha funzionato, cazzo, ha proprio funzionato! Mi sono sentito padrone del mondo perché finalmente ho preso coscienza del fatto che sono io a controllare la bici e non viceversa. Devo solo riuscire ad applicarlo a tutta una discesa e non solo a un pezzo e poi sono a posto.

Però c'è da lavorare. Oh, quanto c'è da lavorare.

giovedì 19 agosto 2010

Sange, oh Sange

Almeno 500 metri di dislivello ce li ho ancora nelle gambe, ho scoperto oggi sul Sange.

Il cambio posteriore non funziona molto bene e non riesco a mettere il pignone più grosso, quindi sono dovuto salire col penultimo pignone e la corona piccola. Eppure ce l'ho fatta lo stesso e ciò mi fa piacere perché non ero mai salito con un rapporto del genere e, soprattutto, con un buon ritmo dettato da Alessandro, che di gamba ne ha da vendere (salita con corona piccola e terzultimo pignone con non chalance).

Non dico che sia stato facile, ma già farlo è un buon traguardo (nonostante, a dire il vero, abbia già fatto un doppio Sange), dato che è più di un mese che non pedalo (ultima pedalata seria a Cima della Trosa agli inizi di luglio),

Siamo poi discesi sciolti dal Casiraghi, senza troppe pretese (è pure sempre la prima - e unica - discesa) ma nemmeno senza rilassarsi troppo, chiudendo con l'odiosa scalinata squadraruote.

Soddisfatto. E pronto per un weekend a Bellwald.

lunedì 16 agosto 2010

In solitaria sulla DH Uomini

Così, dopo cinque giorni (quattro e mezzo, in verità) a girare in Francia, mi sono buttato in Liguria per prendere un po' di sole e per mangiare un po' di spaghetti ai frutti di mare, ma anche per girare sulla DH Uomini a Finale Ligure. Sotto la pioggia, ovviamente.

Praticamente mi sono fatto due discese in solitaria per la DH Uomini, pure senza guanti (non li trovo più).. la prima molto tranquilla, la seconda leggermente più lanciata ma comunque non a tutta (rispetto alle mie capacità), come sempre quando sono in solitaria. Dopotutto ci giravamo solo io e due ragazzi tedeschi, ma non sono mai riuscito a scendere con loro perché quando io arrivavo su loro erano già partiti da un po'.

Al primo giro mi sono fermato a guardare il passaggio del video che avevo fatto insieme ad Aadm nell'ormai lontano marzo, mentre nel secondo sono andato giù abbastanza sicuro. Non veloce, no, perché non sono ancora così sgamato e rilassato da saltare via quel passaggio come fanno i veri pro, ma senza nemmeno quella lentezza esasperata di marzo. Inoltre il terreno non era proprio pulito (sassi smossi disseminati dappertutto) e di per sé la DH Uomini non è la pista più semplice al mondo, anche se per assurdo proprio questo suo essere così spaccata la rende fattibilissima anche sotto la pioggia (un po' come la Laghetto alle Betulle, per intenderci).

Ho girato poco, sì, ma sono comunque soddisfatto.

giovedì 12 agosto 2010

Vacanze - Day 6 - Morzine e ritorno

Stanotte ha piovuto taaaanto, perciò non sono andato da nessuna parte. Non inizialmente.

Prendo la bici con l'intenzione di lavarla, ma la pioggia diminuisce e quando arrivo alla funivia (dove c'è la pompa spara-acqua) il terreno non mi sembra così messo male. Perciò fanculo e decido di girare qua a Morzine.

Perché non l'ho fatto prima?

Parto e vedo un ingresso nel bosco, quindi anziché seguire la pista "normale" (quella dove vanno tutti) mi butto giù di lì. Mio dio.. radici, fango normale, fango colloso e fango viscido uno dopo l'altro; ripidi scivolosissimi tra radici; un ripido tipo infinito con mega compressione finale. Porca miseria, forse la pista più bella che abbia fatto finora qua: al primo giro, ancora freddissimo, alcuni pezzi li faccio portando la bici a mano, altri li faccio steso a terra scivolando perché cadi e non riesci a fermarti, tant'è viscido il fango. Una meraviglia.

Però anche taaaanto faticoso: per stare in piedi devo frenare, poi devo schiacciare la bici in modo che abbia più aderenza possibile e quindi già alla seconda discesa sento tanta fatica addosso.

Ne faccio quattro, in totale, perché mi sono detto "E quattro vien da sé" ma non sapevo come dire il cinque, quindi sono tornato in albergo.

Più che altro è proprio noioso girare da soli e non a caso quando incrocio altre persone (il percorso entra ed esce da quello "normale", quindi ogni tanto incontro qualcuno) mi gaso e mollo i freni, come in una sfida. Eh sì, è così. Invece da solo boh, scendi, ok, ma non c'è quel supergasamento che si prova quando si scende insieme.

Un pezzo non sono riuscito a farlo in piedi: la prima volta sono sceso a mano, la seconda sono volato all'inizio e sono arrivato alla fine scivolando, la terza idem con patate, la quarta, convintissimo, sono quasi arrivato alla fine e invece blam, sono volato di nuovo.

Ora vado a mangiare la pasta da Dede e Nino e poi parto per Milano. Tanto le protezioni e quant'altro sono ormai totalmente zuppe di acqua, perciò ho finito di girare qua a Portes du Solei, per quest'anno.

mercoledì 11 agosto 2010

Vacanze - Day 5 - Châtel/Les Gets

Causa meteo, mattino a Châtel e pomeriggio a Les Gets.

C'è poco da dire: tenta e ritenta e ritenta ancora e le curve in appoggio cominciano a venirmi decentemente. Stamattina una Bike Patrol con drop iniziale (mezzo droppato, mezzo copiato, non so come spiegare). Poi volevo farmi il road gap, ma causa pioggia non ci sono riuscito (e dato che domani gireremo a Les Gets, mi sa che non lo farò per questa stagione). Un paio di passaggi belli (tipo uscire in salto da una sponda per infilarsi in quella successiva, oppure accennare un transfer) poi rientro sulla bagnata Super Morzine tra megaradici e un ripido da paura che ho fatto praticamente a caso.

Una volta trasferito a Les Gets, gira e rigira e rigira per fare curve con sponde, per saltare via radici, per fare il doppio finale, per pompare sempre, anche da fermo, perché pompare ti fa mantenere velocità.

Mi sto divertendo. E sto prendendo confidenza con la velocità e con le ruote in aria. Solo che manca poco alla fine di queste ferie. E il pensiero di prolungarle un pochino si fa sempre più strada nella mia testolina.

martedì 10 agosto 2010

Vacanze - Day 4 - Châtel

Di nuovo a Châtel, ma come riscaldamento, stavolta, ho fatto la Haute Tension. Avevo detto che la Cha-Nada era la pista più aiuto del mondo? Beh, questa qua, per altri motivi, è la più aiuto del mondo: la partenza, io e due altri ragazzi, l'abbiamo fatto passandoci le bici una alla volta.. la verticalità era tipo quasi.. totalmente verticale e il terreno friabile e con frenata pari a zero. Considerando quindi che si andava giù quasi in verticale su terreno no-freno, abbiamo preferito scendere a mano. Faticando non poco.
Poi per il resto siamo scesi normali. Più o meno. Del tipo che io un paio di volte sono dovuto cadere apposta per appoggiarmi al lato perché non sapevo come altro fermarmi.
Pazzesca.

Magari da ripetere dopo qualche discesa, non come riscaldamento.

Il resto della giornata non ho voglia di raccontarlo.

Buonanotte.

lunedì 9 agosto 2010

Vacanze - Day 3 - Les Gets

Mah. Sinceramente preferisco Châtel, per ora: anche se di là le piste sono praticamente uguali a queste di qua (quindi sponda, poi sponda, poi panettoncino, poi sponda, poi panettoncino, poi doppio finale e poi brake bumps a cannone dappertutto), ce ne sono almeno un po' decisamente interessanti, dove far saltar via le ruote tra le radici e cose del genere.

Di mezzo DH c'è la "Le canyon", che però è praticamente un canyoncino con in mezzo raidici e pietre, ma c'è poco da fare, tipo che molli tutto, cerchi di saltare via tutto e via, senza curve e senza niente di che. Una Laghetto senza pietre e senza curve e molto, molto meno scassata, se volessimo fare un paragone.

Ho paura che tutto questo lisciume, poi, mi porti a spaventarmi quando incontrerò di nuovo i miei percorsi scassati, ma vabbè, staremo a vedere.

Questo non significa che non mi piaccia, anzi: mi sto divertendo davvero un casino, sto mollando i freni come mai prima e sto facendo salti in continuazione (ho chiuso il road gappino all'inizio della nera - decisamente facile, devo ammetterlo, perché ha un atterraggio che perdona, infatti sono arrivato corto - un piccolo gap a caso poco dopo, panettoni qua e là, un doppio che se lo guardi dici "Eh beh" ma poi in verità non è così "Eh beh", e poi salti qua e là a caso, dove capita) grazie anche a Nino e Dede, a cui piacciono molto questo genere di cose.

Diciamo che questa vacanza mi servirà molto a prendere confidenza con le curve, con i salti e con la velocità ignorante. Ma anche a cercare di ignorare i brake bumps, perché sono davvero esagerati.

Per il resto, aspettiamo il rientro in Italia. A meno che domani, a Châtel, non scopra cose megagiga sulle altre quattro nere che non ho fatto ieri.

Niente foto, ancora, perché alla fine qua se prendi qualcosa al mattino te lo devi portare in giro tutta la giornata. Ma magari domani me la porto dietro, giusto così per. Boh. Non so. Ma anche no.

Vacanze - Day 2 - Châtel

Primo giorno di ferie - nel vero senso della parola, quindi escluso il viaggio.

Mi sveglio dopo una nottata tra alti e bassi (e cambia posizione, e chiudi il sacco a pelo, e riaprilo perché fa caldo, e controlla se c'è già il sole). Come già un altro paio di volte, non sono così stanco come mi sarei aspettato.

Faccio una rapida e triste colazione a base di caffè e due plumcakes dell'Esselunga (che schifo) e poi vado in città, dove la funivia è ancora spenta. Ovvio, sono in anticipissimo. Tutto vestito da powerbiker, vado in una panetteria e compro due croissant appena sfornati. Delizia. Aspetto e aspetto ma quelli che saranno i compagni di vacanza non arrivano. Ci sentiamo al telefono e scopro d'essere alla funivia sbagliata, quindi butto la bici in auto e vado giù verso un altro posto (ora non ricordo il nome).

Cominciamo a girare.

Come al solito, ci metto minimo tre discese per cominciare a scaldarmi. Mettici poi dentro che in questo posto tutte le piste mi mandano in crisi perché sono a) veloci e b) piene di curve in appoggio, allora vado giù come la merda.

Faccio un salto che sembra alla mia portata e lo ripeto. Sono contento. Il drop non lo faccio nemmeno, tanto più o meno è come quello di mezzo al Tamaro quindi boh, non mi interessa più di tanto.

Poi scopro la pista Cha-Nada.. e minchia giuro di non aver mai visto una pista così impossibile da fare in sella. Infatti non la faccio in sella, ma scendo a mano per almeno il 70% della pista se non di più. Non era asciutta, ok, ma non era nemmeno fangazza viscidazza.. eppure.. radici, pendenze.. roba che la guardavo e ridevo.

Decido di visitare anche l'altra nera, la Bike Patrol, e ovviamente me ne innamoro. La ripeto altre volte, intermezzandola con le più semplici per non perdere la confidenza che sto cominciando ad avere con le curve in appoggio.

Decisamente la Cha-Nada è per me fuori portata (considerato anche che comincia con un supergiga drop che atterra nel nulla ed è poi intermezzata da altri drop che solo a guardarli mi sono cagato addosso), mentre la Bike Patrol, a parte qualche pezzo qua e là un po' gigafangoso, è davvero una meraviglia di radici. All'ultimo giro, poi, ho pure fatto il drop di apertura che, inizialmente, mi aveva lasciato un po' perplesso.

Soddisfatto per la giornata di oggi, decisamente.

Chissà se riuscirò, entro la fine delle vacanze, a farmi la Cha-Nada in sella (drop esclusi, direi)?

Vacanze - Day 1 - Arrivo e niente più

Con un giorno di ritardo copincollo quello che ho scritto ieri.

Sono proprio contento d'aver prenotato un albergo perché qua (ora sono a Châtel) non è come da noi, che ti piazzi dove ti pare e via: qua sono dei piccoli paesini pieni di negozi, di gente, di viavai, e quindi mi sento come se fossi in giro per Milano e pensassi "Dai, va', parcheggio il Doblò qui in corso Buenos Aires e dormo".
Ora sono in un posto infestato da milioni di insetti, con un fiumiciattolo poco più giù che fa scroshscrosh (meno male che ho i tappi), automobili che continuamente sfilano dietro di me e pure una casetta qui a lato.. insomma, tutt'altra cosa rispetto alla quiete dei miei vecchi accampamenti casuali (in particolare mi viene in mente Molini di Triora). Oltretutto la precarietà del mio materassino (messo a caso, strettissimo tra borsoni e bici) mi fa intuire la nottata che passerò, dato che per risparmiare spazio non mi sono nemmeno portato il cuscino.

Sto solo aspettando che cali la notte, così me la metto dietro alle spalle e sarà solo l'ennesimo simpatico episodio da raccontare per farsi due risate. No, non ora. Ora proprio non sto ridendo.

Cazzo.

Sì, sono proprio contento d'aver prenotato un albergo.

giovedì 5 agosto 2010

Quasi in partenza

Agosto non è mese di gare, si riprenderà a settembre.

Ne approfitto, quindi, per andare alla cazzo di cane (leggi: dormendo dove capita in tenda o nel Doblò, senza sapere dove fare la doccia, con due taniche di acqua che spero di riuscire a riempire in qualche modo) a Les Gets/Morzine/Chatel, dove altra gente che conosco si recherà a partire da sabato. Dato che si sono svegliati prima (o meglio, dato che solo troppo tardi ho saputo quando sarei potuto andare via), loro dormiranno in appartamenti in affitto, con tutte le comodità del caso. L'invidia non è poca.

Ora sto facendo la lista delle cose da portarsi dietro, ma ho la super paranoia di dimenticare qualcosa. Che non è il massimo, dato che non portarsi qualcosa di importante significa rimanere senza per tutta la settimana. Passi il tagliaunghie, ma magari gli occhiali da vista meglio non lasciarli indietro.

Minchia, cosa sto dimenticando?!?!?!?!?

Weetabix
Caffè solubile
Sugo pronto
Pasta
Riso
Sale grosso
Zucchero
Pane a fette
Olio + aceto + sale
Spazzolino
Dentifricio
Lenti
Liquido lenti
Deodorante
Sapone
Shampoo
Tutte le magliette tecniche
Pantalone DH
Pantaloncini
Maglione SBKX
Jeans
Maglietta Mitchumm
Maglietta Thor
Tutte le mutande
Tutte le calze
4 magliette ricambio
Cappellino
K-way
Occhiali da vista
Muddy Mary + Datura
Tools
Protezioni
5.10 + Etnies blu
Casco giallo
Pompa
PCino
Macchina foto
Go Pro
Cellulare
O-key (banca)
Tenda
Materassino
Cuscino
Sacco a pelo
Detersivo per lavare
Bacinella per lavare
Fornetto + accendigas
Bombolette gas
Posate
Infradito
Scarpe chiuse

domenica 1 agosto 2010

Al Tamaro finalmente si salta

Finalmente ce l'ho fatta: ho fatto il drop (o come cazzo si chiama) all'inizio del Tamaro. E per essere sicuro, mi sono fatto anche il drop di mezzo nel bike park. Entrambe scemate per tanta gente, ma per uno come me che comincia ora a staccare le ruote dal terreno, sono un grandissimo risultato.

Da quando ho deciso di andare al Tamaro con Gianluca questa mattina, il primo pensiero che si è fatto strada è stato "Devo fare il drop all'inizio". Quando poi oggi sono arrivato lì e ho visto che l'hanno cambiato, aggiungendo un landing di mattonelle (rendendolo quindi più semplice, a mio parere), non ho avuto dubbi e, dopo la prima discesa in retromarcia, alla seconda mi ci sono lanciato. E mi sono supergasato.

E l'ho fatto di nuovo; e rifatto ancora; e fatto un'altra volta. Una volta sono anche andato completamente via dritto, non riuscendo a chiudere la curva subito dopo, ma va bene così.

Quelli che non sono riuscito a chiudere, tanto per cambiare, sono i doppi, ma ho davvero bisogno di una guida da seguire, che mi dia la velocità giusta, che mi faccia capire, perché da solo non ci riesco.

La pista, in generale, è scassatella, con pietre, pietrone e pietrine qua e là sempre lì a dar fastidio, ma il Tamaro non è mai stato un posto sempliciotto e liscio (a parte, forse, appena sistemato). E' bello, ogni tanto, tornarci per capire a che punto sono tecnicamente. E ho ancora tantissime lacune, ad esempio non riesco proprio a fare lo step up subito dopo una curva; non riesco a chiudere il panettoncino a metà; non riesco ad andare giù fluido nella pietraia; non riesco a saltare via alcuni punti che, ho visto in un video, la gente salta via; non riesco a chiudere i due salti che ci sono uno poco dopo i tornantini e uno prima di rientrare nel bosco.. ma come ormai dico da un po': diamo tempo al tempo.