sabato 30 ottobre 2010

Spedalazzando in Svizzera

Giretto da Lugano all'Alpe Bolla, oggi.

Una salita con dislivello di 1000 metri (ma siamo sicuri? Non li ho sentiti affatto..) per circa 14km, chiusa in circa 2 ore (un paio di rampe davvero pendenti fatte spingendo la bici) eppoi una discesa di circa 10km durata più o meno mezz'ora, metà su di un'autostrada sterrata con qualche sassarello ogni tot e l'altra metà su asfalto.

Non mi lamento più di tanto dell'asfalto perché ho potuto praticare il manual, però ci sono altri giri con lo stesso dislivello che valgono sicuramente molto di più. Certo, il mio scopo non era quello di fare discesa ma di farmi un po' di gamba visto che l'ultima volta è stato millemila anni fa, ma ciò non toglie che se la discesa fosse stata un po' più impegnativa non mi sarebbe dispiaciuto, anche se tutto quel fogliame e quelle curve strette-ma-non-troppo sono state un pur sempre buon esercizio.

Meno male, comunque, per la presenza dei miei due compagni di pedalata: non fosse stato per loro non penso mi sarei divertito granché.

lunedì 25 ottobre 2010

Guidati da Ducci a San Romolo

Finalmente sono riuscito a girare a San Romolo, con Ducci e Macheda come guide.

I percorsi sono davvero belli e fisici e per l'ennesima volta posso confermare la mia difficoltà nell'affrontare le curve: quando si tratta di passaggi anche rotti ma decisamente dritti, mollo i freni e vado giù in modo deciso, con pompate e saltini e saltelli per evitare questo o quell'ostacolo. Nel momento in cui invece devo entrare in una curva, anche con appoggio, allora ecco che le dita si attaccano ai freni e che comincio a perdere terreno.

Nonostante ciò, mi sono divertito parecchio, soprattutto sulla DH, anche se il drop che butta nella seconda parte della pista l'ho fatto solo una volta: data l'altezza e la velocità infima a cui l'ho preso, ho buttato esageratamente il peso indietro per evitare l'impunto, quindi nel momento in cui sono atterrato l'anteriore era totalmente scarico e ho perso il controllo della bici. Il fatto che subito dopo l'atterraggio ci fosse una sorta di piccolo droppettino ha peggiorato il tutto e non so come sia riuscito a stare in sella.

In uno dei lunghi trasferimenti su asfalto tutto in discesa ho potuto finalmente provare l'ebbrezza di un manual che si possa chiamare tale, dato che la velocità veniva mantenuta dalla discesa stessa e io mi dovevo solo preoccupare di bilanciarmi e andare dritto (assicuro che a volte non è facile, con la bici che mi pende da un lato o dall'altro). Mi sono decisamente gasato e mi sono pure sentito figo. Tranne quando, in uno dei tentativi, la bici mi è andata verso destra vicino al guardrail e per evitarlo l'ho buttato giù con la ruota storta, quasi cadendo.

Peccato non avere discese in cui esercitarlo qua a Milano - potrebbe essere meglio così, dato che per tenerla in piedi dovrò lavorare tantissimo di gambe, mentre in discesa sembra si possa andare molto di freno. Vorrei anche cominciare a capire come riuscire a usarlo durante la discesa, perché ho provato a mettercelo dentro in alcuni punti (ad esempio su due dossi uno dietro l'altro), ma non ho assolutamente chiaro in testa quale possa essere il movimento per ottenere il risultato voluto.

Tirando le somme, curve e in generale sfiducia sulla tenuta delle gomme mi mandano decisamente in crisi, mentre il rotto mi gasa. In pratica ho ancora profonde lacune tecniche. Oltre al fatto che, ripensando alla mia guida, ho come la sensazione di tenere troppo il peso indietro.

p.s. nonostante avessi la pressione di 2.0 al posteriore sono riuscito o a forare o a pizzicare (devo ancora guardare cos'ha provocato lo sgonfiamento della ruota) durante l'ultima discesa. Se dovessi aver forato, allora la pressione dovrebbe andare bene lo stesso; se invece dovessi aver pizzicato, dovrò portare la pressione a 2.5, però già so che avrò problemi perché sulla DH Uomini ne ho avuti con quella pressione. Incrocio le dita e spero d'aver forato.

venerdì 22 ottobre 2010

DH Uomini.. mi intimorisce..

Non ce n'è, la DH Uomini di Finale Ligure mi intimorisce.

Alla prima risalita mi sento come se non avessi nemmeno pedalato: mi lancio tutto gasato e dopo pochi minuti mi cago in mano. La discesa è completamente ricoperta di sassini e sassetti, a mo' di ghiaia, e quindi non ho nessunissima confidenza. Le ruote sono entrambe gonfiate a 2.5 psi per la salita e devo dire che lo sento tantissimo, dato che ogni minima pietra la sento nelle braccia e nelle gambe. La forca a 7 scatti (su 10), poi, rende il tutto ancora più complicato. Risultato: discesa da dimenticare. Saranno i settaggi o sarà il fatto che, come SEMPRE, la mia prima discesa è una merda totale?

Risalgo, perché non posso andarmene via con una delusione del genere, ma stavolta vado su su e prendo anche il pezzo iniziale (prima mi ero fermato proprio all'imboccatura della DH Uomini).

Il primo pezzo è tutto un toboga, ma il sole sta già scendendo, quindi mi si punta in faccio in certe curve e fatico a prenderle. Fatico comunque a prenderle, perché faccio cagare in curva, ma quando non c'è il sole, ogni tanto, le prendo addirittura decentemente. Finito il pezzo tobogoso, mi ritrovo sulla Dh Uomini. Stavolta, però, sgonfio un po' le ruote. Non so a quanto. E non capisco se è il mio approccio (molto più aggressivo e sicuro rispetto alla prima discesa) o la pressione minore, ma la discesa cambia da così a così. Cambia così tanto che mi devo fermare in certi punti non per il timore ma semplicemente perché non ho più fiato.

Completamente soddisfatto della seconda discesa, niente da aggiungere.

Domani si va a Sanremo (o San Romolo?) con Omar e i suoi amici.

Non vedo l'ora. E ruote a 2 o anche a 1.5 sin dall'inizio, perché devo capire qual è la pressione giusta per me.

mercoledì 20 ottobre 2010

Di regolazioni

Quale posto se non il Tamaro per valutare e decidere i settaggi per la mia guida? Il Tamaro, un posto che mi manda sempre in crisi e che di solito mi lascia con l'amaro in bocca, perché molto impegnativo e difficile (per il sottoscritto).

La prima volta ho provato con:
manubrio a 730;
Muddy Mary da 2.35;
pressione gomme a 2 psi;
compressione forcella a 5 scatti.
Sarà stata la larghezza della ruota o la sua pressione; il fatto che il terreno è fangoso e le pietre scivolose, la temperatura decisamente bassa e una nebbia fittafitta; la larghezza del manubrio, ma sento ogni minima pietra e sullo scassato sono molto insicuro.

La seconda volta ho provato con:
manubrio a 740;
Wicked Will da 2.50;
pressione a 2 psi (per sbaglio);
compressione forcella a 7 scatti.
Le condizioni del terreno però sono quasi perfette - a parte vento a cannone e il terreno un po' ghiacciatino nella parte alta - e quindi la mia discesa è molto, molto più sicura.

Sarebbe da provare a invertire i settaggi e i terreni (a parte il manubrio, che 740 mi sembra la larghezza giusta per me), ma con una Wicked Will al Tamaro fangoso coi sassi sguiscianti non ci voglio tanto andare.

Che casino.

sabato 16 ottobre 2010

Tamaro in solitaria

Il Tamaro è decisamente impegnativo: ho avuto bisogno di quattro discese (più una freeride) per riuscire a ingranare alla quinta (seguita poi da un'altra freeride).

Oltre a ciò, il mio approccio è completamente cambiato: non sono più assatanato tipo "MINCHIADEVODEVODEVO", ma mi sono decisamente rilassato. Ho pure scoperto che se mi ranicchio sulla bici le curve mi vengono decisamente meglio! No, non ho detto bene, ho detto meglio.

Lo step-down iniziale, ormai, è roba mia, anche se non al 100%: evito sempre di farlo alla prima discesa e a quelle successive non necessariamente lo faccio ogni volta, ma in linea di massima almeno un paio di volte me lo faccio. Che poi mi vada a pacco l'ammo quando atterro sulle piastrelle e che combatta come un dannato per mantenere la bici in pista una volta atterrato è un altro discorso.

Per la prima volta mi sono lanciato sul primo doppio, prendendolo però di traverso, in modo da non doverlo fare a cannone per poterlo chiudere. Non è affatto corto e ho proprio bisogno di qualcuno che mi dia la velocità giusta. Il secondo, invece, ho provato, per la prima volta, a chiuderlo con un minimo di convinzione e ci sono quasi riuscito. Devo essere ancora più convinto e mollare del tutto i freni nel pezzo antecedente.

Sulla DH le prime tre volte passavo per il rientro nel bosco e dicevo "Mmmm, 'sto lastronea terra mi da problemi", perché ogni volta ho perso il posteriore. Alla quarta infatti mi ha intraversato la bici e ho perso un pedale.. per un po' sono riuscito a tenerla su ma, chi conosce quel pezzo, sa che il ripido è disseminato di rocce, quindi scontato il volo a terra con facciata su una pietra.

Sulla FR, che ho fatto totalmente pezzo per pezzo, mi s'è rigirato il manubrio su una radice e giù per terra.

Girare in solitaria, oltretutto tra nebbia fittafitta e leggera pioggerellina ogni tot fa VERAMENTE CAGARE!

sabato 9 ottobre 2010

Tornare in sella

Alla fine non ho passato in sella solo un weekend e oggi, praticamente all'ultimo momento, mi sono fiondato a Caldirola per la prima (e unica) volta dell'anno.

E' andata così e cosà: ci sono state alcune cose che mi sono piaciute - di come sto in sella - altre un po' meno e altre ancora parecchio  meno. Fra tutte in quest'ultima categoria, l'ormai storica "minchia, freno in curva" e "Cazzo, mi scappa via la bici in curva". Certo, nell'arco della giornata (le ultime due discese) ho dato qualche aggiustatina qua e là, ma poi è arrivata l'ora di tornare a casa. Come sempre.

Non mi passeranno mai ma.

Già, ma.

Per la prima volta non me ne fotte un cazzo.

Sono contento che ci sia questo inverno davanti a me, senza gare.

Chissà se ne uscirò rafforzato e più gasato. Perché ho anche imparato che non posso sempre essere in gara con la gente; non devo sempre confrontarmi con gli altri: se prima andavano più di me, oggi andranno ancora più di me, perché come io sono migliorato, anche loro sono migliorati.

Magari non ne uscirò rafforzato, ma gasato sì. E chissà, forse è ora di cambiare il mio approccio.

giovedì 7 ottobre 2010

Nasce il low seatpost day

Ieri sera ho rivisto un video che avevo girato tempo fa a MacAskill, dove cercava di fare un bunny hop di un metro. Siccome l'avevo girato in slow-mo, l'ho potuto studiare un po'. E ho capito qual è il movimento corretto per fare bunny hop. Certo, non era la prima volta che lo riguardavo, ma ieri mi sono reso conto di cose che prima non avevo notato.

Stamattina, dopo una decina di minuti di riscaldamento, ho cominciato a fare le mie solite cagate per passare il tempo nel tragitto casa-lavoro e ho cominciato a TENTARE di copiare il movimento fatto da MacAskill. Dato che ero sulla martesana, ho tirato giù la sella per semplificarmi il lavoro.

Un po' ho provato il movimento completo - con risultati appena sufficienti - e un po' ho provato solo il sollevamento dell'anteriore, finché, sfruttando appieno il fatto di avere la sella bassa, mi sono ritrovato praticamente in manual perfetto.

Non ho più tirato su la sella fino in ufficio e ho cominciato a far manual in continuazione. Certo, dire che ho fatto manual è un parolone, soprattutto perché per poter avere un risultato decente ho bisogno di un po' di velocità e nei momenti in cui arrivo nel punto d'equilibrio, andando leggermente più indietro, freno col post per rimanere in equilibrio, ma proprio perché su piatto finisco quasi per fermarmi.

Ho notato che rimango troppo con le gambe tese e quindi nel momento in cui la ruota comincia a scendere in avanti e io dovrei ritirarla su allungando le gambe, mi ritrovo con queste già allungate. Inoltre, sempre per lo stesso motivo, ho un baricentro troppo alto, mentre dovrei stare col culo più indietro e più in basso.

Per tutti questi motivi, indico il low seat day: una volta alla settimana girerò con la sella bassa, fregandomene della pedalata e concentrandomi solo su manual, bunny hops e quant'altro mi possa venire in mente.

martedì 5 ottobre 2010

Il pavé è nemico del ciclista

Il pavé bagnato è nemico del ciclista.

Avevo già avuto una mezza avventura col pavé milanese bagnato quando, a 3km/h, passavo attraverso un cancellino e ho perso la ruota anteriore.

Stamattina voglio fare lo scemodimmerda e comincio a spingere al semaforo, per arrivare alla curva che mi porta sulla strada dell'ufficio. Però stavolta vado decisamente veloce. E ovviamente l'anteriore mi scappa via (forse ho frenato un pochino per rallentare, non ne sono sicuro). Butto giù il piede per salvare il salvabile (in verità d'istinto, ma vabbè) e tengo su la bici, che però mi va in derapata. Super derapata. Praticamente derapa tutto, anche il buco del culo. E ritrovandomi rigirato di 180° a quella velocità l'unica cosa che può succedere è quella di andare per terra.

Il pavé bagnato è nemico del ciclista.

Devo ricordarmelo.