domenica 12 ottobre 2014

Il 2014 è il sesto

Immerso nei miei pensieri, mi sono chiesto quando avessi effettivamente cominciato ad andare in bicicletta. Quindi sono tornato indietro a vedere il primo post di questo blog, quello di presentazione, scoprendo che ho appoggiato il mio corpo su di una sella esattamente il 6 febbraio 2009.

No, dico, nel 2009, non so se mi rendo conto della cosa: il 6 febbraio 2014 erano 5 anni esatti che vado in bici. Ora che siamo ad ottobre, quindi, siamo quasi a 6 (sei, six, roku) anni che mi massacro psicologicamente la mente cercando di imparare ad andare su due ruote.

Ne ho passate tante, ma quest'ultimo periodo, quello che è stato inaugurato intorno a luglio 2013, quando mi sono trasferito a Torino, è stato ed è tuttora forse quello che ha avuto maggiore impatto su di me.
Innanzitutto l'anno scorso dovevo sfondarmi di notturne per andare in bici infrasettimanalmente, che significava quindi fare più o meno sempre delle discese abbastanza brevi, in solitaria, e sempre le stesse due discese con la Rockrider (tranne qualche volta quando uscivo con altri). Quest'anno, invece, posso girare anche di giorno, durante la settimana, quindi variando maggiormente i percorsi. Poi quest'anno passo tempo in sella anche ad una bici da corsa, che forse uno può pensare che non c'entri un caxxo con l'mtb, ma si tratta pur sempre di stare in sella e, secondo me, contribuisce ad avere sempre più confidenza con un mezzo a due ruote.

Il vero cambiamento, però, al di là del fare sempre meno gare, è arrivato solo negli ultimi due mesi circa, quando, in seguito ad un momento di crisi "Non so andare in bici" (uno abbastanza pesante, direi), ho avuto come una sorta di sblocco mentale da questa forte necessità che sentivo di spingere, spingere, spingere, cercando senza successo di ottenere qualcosa. E a quel punto mi sono sentito libero. Libero di fare le cose senza pressioni - da parte di me stesso. Libero di essere libero.

Ora, dopo quasi 6 anni, ho finalmente cominciato a saper aspettare: aspettare che le cose vengano quando devono venire, senza dannarmi l'anima perché non mi sento di fare un passaggio, di fare un salto, di fare un drop, di fare qualsiasi cosa. Sto praticamente seguendo le mie sensazioni, senza forzare alcunché.

Allo stesso tempo, ho ricominciato un po' a frequentare i bike park, ovvero quell'aspetto della bici che mi aveva fatto iniziare ad andare in bici, perché a me, di fare salita e di vedere i panorami, può fregare poco o nulla: io voglio la discesa, sant'iddio!!!!!!!!

Per qualcuno tutto questo è naturale. Quello di seguire il proprio flow interno, intendo. Per me è arrivato dopo tanto, tantissimo tempo, e solo da quando ho raggiunto questa sorta di equilibrio interno ho cominciato ad apprezzare i miei risultati.

Certo, l'ultima gara che ho fatto non mi ha dato grandi risultati, mi sono piazzato, come sempre, intorno a metà classifica, ma la differenza maggiore è stata che l'ho vissuta in modo molto sereno: cercando di fare bene, ma nel modo giusto.

Chissà quanto durerà tutto questo.
Chissà se tra qualche tempo tornerò ad aggredirmi psicologicamente.

Nel frattempo, mi godo questo momento.