lunedì 24 settembre 2012

Lavoro sul pistino day 3

Terzo giorno sul pistino.

Questa volta non c'è stato tanto da costruire: messa un po' di terra sugli appoggi creati precedentemente (che sembrano essere diventati più solidi), tolto rovi, foglie e rami.. ma anche tagliato via un paio di alberi che erano proprio in mezzo ai coglioni. Prometto che per farmi perdonare ne pianterò altrettanti in altre zone.

Due terzi della pista sono stati conclusi, manca quindi la parte più ripida. Di interessante ci sono i seguenti punti:
- un rettilineo ripido e in contropendenza (Foto 4);
- un doppio da valutare, con piccolo kick su pietra naturale e atterraggio obbligato dopo un'altra pietra.. obbligato perché se atterri corto col posteriore possono essere dolori alla ruota (Foto 5);
- pietrone da copiare, seguito da una bella compressioncina prima di ributtarti su un ripidello.. sto valutando se si possa fare un drop molto lento che parte dal pietrone e ti butta direttamente sul ripidello.. dico lento perché ci si arriva da una curva e il ripidello è davvero, davvero corto, quindi farlo veloce non sarebbe possibile (Foto 6);
- una pietraia che ancora non sa di esserlo, perché diventerà tale con le piogge e i passaggi in bici (Foto 7);


Il problema principale è che è davvero un pistino corto, ma vabbè, in fondo è una roba corta e - spero - decisamente tecnica, in modo da aiutarmi a sbloccarmi su alcune cose, in particolare le curve ripide verso destra.

La prossima settimana, in teoria, dovrebbero terminare i lavori, ma non è ancora sicuro, dato che non mi ricordo com'è messa l'ultima parte (quella ripida) e quindi non so se ci saranno da costruire tanti appoggi o se ci sarà parecchio da pulire. Ce la si metterà tutta, comunque, perché non sarebbe male poter cominciare a girarci già dal weekend nel 6/7 ottobre.

Speriamo bene.

Ecco le foto dei lavori di oggi.

Foto 1. Rettilineo in falsopiano (da pedalare)

Foto 2. L'appoggio della seconda parte allargato

Foto 3. Curva verso destra in contropendenza
che mi darà sicuramente tanti problemi.

Foto 4. Rettilineo veloce in contropendenza

Foto 5. Doppio naturale con pietra spaccaruota

Foto 6. Pietrone da copiare con compressione
e ripido.. possibile drop lento sul ripido?

Foto 7. Pietraia che deve ancora diventare pietraia

lunedì 17 settembre 2012

Lavoro sul pistino day 2




Parte finale del ripido
che si butta nell'appoggio
Giornata numero 2 sul pistino.

Fortunatamente, contrariamente a quanto pensassi all'inizio, esiste un modo per accedere al pistino senza doversi spingere la bici per quelle pendenze esagerate.

Dopo aver identificato quindi il nuovo ingresso, siamo andati a controllare lo stato delle due sponde precedenti, in seguito alla pioggia di settimana scorsa. Hanno retto entrambe, anche se vanno riempite di nuovo. Lo faremo quando arriveremo di nuovo in quel punto, dato che i lavori, col nuovo punto d'accesso, si sono spostati più in alto.

I rovi hanno rappresentato il problema principale, dato che ce n'era una marea e abbiamo dovuto estirparli praticamente uno a uno con le vanghe e una zappetta piccolina. Questo ha portato via circa un'oretta e mezza, durante la quale comunque abbiamo trovato un sacco di rami anche grossi che avremmo poi usato per creare il terzo appoggio della pista (il primo che si incontrerà durante la discesa).

L'inizio del ripido visto dall'appoggio
Il passaggio, rimossi i rovi, è diventato un bel ripido un po' ondeggiato e, a forza di tirare giù terra per usarla nell'appoggio, sono affiorate delle pietre interessanti. Se le promesse verranno mantenute, quindi, tra pioggia e passaggi in bici (non troppi perché comunque il pistino rimarrà sempre segreto e quindi poco frequentato), teoricamente dovrebbe diventare un ripidino alquanto interessante.

L'appoggio visto dall'inizio del ripido
L'appoggio è la combinazione, in verità, di due appoggi che, insieme, formano questo appoggio bello lungo. La parte utile, ovvero quella che si deve usare per riuscire poi a continuare sulla linea corretta, sembrerebbe essere ok - non dico supersolida perché quello lo si vedrà solo con la bici - mentre la seconda parte non sembra particolarmente stabile.. ma teoricamente non la si dovrebbe usare perché bisognerebbe uscire dall'appoggio prima per poter risalire un attimo sulla cunetta successiva. La mia intenzione, in verità, è quella di creare un salto in uscita dall'appoggio che ti permetta di arrivare oltre la cunetta. Vedremo.
L'appoggio in tutta la sua magnificenza e.. mollezza

Sulla stabilità degli appoggi, comunque, la mia idea è di tornare su a rinforzali con della nuova terra, che poi verrà compattata dalla pioggia e, più avanti, dalla neve. Non sarà quindi un processo rapido e c'è anche la possibilità che vengano giù la prima volta che ci entrerò dentro con la bici. Per questo aspetto forse dovrei avvalermi della collaborazione di qualcuno più esperto. Appena sarà tutto pronto chiederò a qualcuno di dare un'occhiata e di aiutarmi magari a sistemare la cosa.

lunedì 10 settembre 2012

Lavoro sul pistino

La partenza dal basso, vista dall'appoggio.
Questo weekend ho inaugurato una nuova attività, legata sempre alla bici: la creazione di un pistino. Purtroppo sarà un pistino liscio liscio perché questo è ciò che il terreno offre. La speranza è che duri nel tempo e che a forza di passarci e di pioverci sopra, poi, affiorino un po' di sassi e radici. Per questo motivo, comunque, punterà sull'essere ripido, contropendente e completamente da guidare (quindi con curve ripide e strette). Una roba tecnica, diciamo.

Il posto è talmente segreto che nemmeno io so come si chiama, ma per ovvi motivi anche se lo sapessi non lo direi, dato che deve rimanere segreto. Più che altro perché purtroppo parte in un punto che, secondo me, ogni tanto è frequentato (ho cercato alternative ma non ne ho trovate) e siccome parte subito in picchiata dritto dritto verso un appoggio, non è poi così nascosto.

La partenza dall'alto, col primo appoggio.
I punti salienti del pistino sono i seguenti:

1. Non è chiaro se l'area sia privata: se lo fosse, il proprietario potrebbe vederlo e distruggerlo;
2. Non c'è un accesso al pistino vero e proprio, bisogna quindi spingere la bici in salita. A questo punto segue il punto..
3. La parte finale è talmente ripida che nel giro di poche volte potrei rompermi il cazzo, perché dopo due risalite con la bici a spinta non avrei più le forze per fare nient'altro;
4. Ho gli occhi più grandi dello stomaco, quindi sto facendo della roba talmente ripida e piena di contropendenze che quando sarà il momento di affrontarla in bici non ci riuscirò;
5. Sono talmente bravo nel trail building (mai fatto prima) che la prima volta che verrà la pioggia mi distruggerà tutto;
6. Se la pioggia non lo dovesse distruggere, sono talmente bravo nel trail building che la prima volta che lo affronto in bici mi si sfonda sotto le ruote.

Il primo appoggio, in verità, ci può anche stare (si appoggia a due alberi), ma il secondo l'ho dovuto creare dal nulla senza sapere esattamente come farlo. Siccome non ho esperienza, ho messo tutta una serie di rami appoggiati a due tronchetti un po' troppo distanti tra loro (avrei dovuto metterne tre), poi ho ricoperto tutto di terra, ma tra i rami ci sono spazi e quindi le prime piogge trasformeranno la terra in fango, che filtrerà giù per suddetti spazi e rimarranno solo i tronchetti.

In uscita dal primo appoggio, contropendenza, curva verso
destra ripida (anche se non sembra) verso il secondo appoggio.
Eh vabbè, dagli errori si impara, no? Certo che la fatica..

Comunque sia, in circa tre orette di lavoro, sono venuti su due appoggi. No, dico, solo due appoggi. Non che siano state tre ore di lavoro effettivo, ma comunque un ritmo un po' lento, direi.

Prossimo appuntamento domenica: teoricamente, a parte questo primo pezzo, non è necessario creare altri appoggi per tutta la prima parte. Poi dalla seconda metà in giù, la parte ancora più ripida, ci sarà da ridere.

Cristina sul secondo appoggio (stessa foto che si vede
qua a sinistra, ma da un altro punto di vista).
Eppoi una bella struttura, anche se dovrò informarmi per bene su come crearla: un drop di legno con atterraggio ripido. Avrei preferito tenere tutto naturale, dopotutto il drop parte da un sasso. Solo che per poter arrivare sull'atterraggio bisognerebbe arrivarci con una certa velocità. E mantenendo tale velocità poi moriresti, perché atterreresti in superpendenza e davanti a te, tadà, un albero.

Un paio di foto dell'ingresso e della prima contropendenza. Ovviamente le foto non mostrano la vera pendenza.

Sentiti ringraziamenti a Cristina, che si è adoperata sia per aiutarmi in questa nuova opera mastodontica che per fare da punto di riferimento per cercare di mostrare le pendenze.

domenica 2 settembre 2012

Se non sei capace, non sei capace!

Settimana scorsa a Finale Ligure sulla DH Uomini ero un idiota. Il giorno dopo sulla Caprazoppa ero ancora idiota. Ieri, sul Canto, col fango, doppiamente minchione. E oggi, sul Sange, triplamente mongolo.

Oggi sul Sange, all'inizio della discesa, all'ingresso della discesa, ho guardato la linea fino alla curva e mi è piaciuta. Quindi sono andato un po' indietro, ho preso un po' di rincorsa e bam, mi sono lanciato e ho preso completamente la linea che volevo prendere, senza sfiorare i freni (anche perché è tutto di pietre e pure un po' umide, quindi non sarebbe stato il caso). Il problema è che non ho guardato dopo la curva e mi sono ritrovato in un paradiso (o inferno, dipende dai punti di vista) di pietre e radici, per cui mi sono ritrovato veloce e senza possibilità di frenare (frenare sarebbe significato cadere).. sinceramente non so nemmeno come sia riuscito a rimanere in piedi, dato che mi si è sganciato un piede e andavo totalmente a caso.

Successivamente, durante tutta la discesa, più e più volte mi sono ritrovato a rischio caduta. In verità la cosa non mi dispiace tanto, perché se rischi di volare vuol dire che stai osando un po' di più del solito.

Confrontando i dati gps dell'ultima volta al Sange, comunque, la prima cosa che si nota è che le mie velocità sono diminuite parecchio. E' anche vero che il fango e il bagnato e le foglie non aiutano, ma sono andato decisamente più lento.

Vedremo la prossima volta in condizioni migliori, ma la mia idea rimane: mi sono abituato troppo bene sulla bici DH e quindi sulla bici FR faccio un po' cagare la minchia.